[MILTON GENDEL, FOTOGRAFIA E ARTE]
Ci sono personaggi che hanno percorso il secolo scorso da primattori, pur non conquistando notorietà assoluta, come in realtà avrebbero meritato. Uno di questi è Milton Gendel, che ha dedicato i cento anni (quasi) della sua vita all’arte e alla fotografia. Roma è stato l’epicentro del suo operare, dove ha incontrato il meglio del dopoguerra, documentando le trasformazioni sociali e culturali. Ci viene in aiuto il saggio di Barbara Drudi (Uno scatto lungo un secolo, gli anni tra New York e Roma), dove si legge che Gendel è entrato in contatto con la “società” che conta: la grande collezionista d'arte contemporanea Peggy Guggenheim, la principessa Margaret d'Inghilterra e la regina Elisabetta II. Rimane l’archivio di 70.000 fotografie, forse eccessivamente retoriche, dal quale però attingere informazioni e conoscenza e che è importante salvaguardare.
Milton Gendel era un fotografo e critico d’arte, nato a New York il 16 dicembre 1918. Morto a Roma l'11 ottobre 2018, a due mesi dal suo centesimo compleanno, ha esercitato un influsso importante circa i rapporti culturali tra Italia e Stati Uniti per quasi 70 anni, in particolare nel dopoguerra. Gendel ha raccontato gli sviluppi dell'arte contemporanea italiana ai lettori americani di ArtNews e Art in America.
Il suo archivio fotografico di oltre 70.000 negativi offre una testimonianza unica della vita culturale in Italia e della sua trasformazione nella seconda metà del XX secolo. Gendel è stato anche un maestro ritrattista, incontrando personalità complesse, come Salvador Dalí e Peggy Guggenheim.
Gendel arrivò in Italia alla fine di dicembre 1949 e si fece subito un nome nei circoli culturali italiani più evoluti. Una delle prime fotografie che ha scattato con la sua Rolleiflex dopo il suo arrivo ritrae la propria ombra attenuata proiettata a terra nei pressi della Via Appia Antica. Nei primi anni di soggiorno romano, rifuggendo i quartieri prediletti da altri americani, trovò un appartamento in Via di Monserrato, il primo di una serie di grandi spazi abitativi e uffici che riempì di quadri, mobili e oggetti, molti dei quali scovati nel mercato di Porta Portese, quando godeva del suo massimo splendore. Sebbene non abbia mai prodotto un lavoro unico e definitivo, la carriera di Gendel come fotografo, giornalista e critico d'arte fornisce una visione senza precedenti di un periodo fertile e tumultuoso di scambi artistici e culturali.
Il suo emergere come "avamposto" romano è straordinario perché non si sarebbe dovuto realizzare. La sua intenzione originale era quella di andare in Cina, dove aveva trascorso gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, imparando da autodidatta a scattare fotografie con una Leica presa in prestito. Il governo comunista sotto Mao chiuse le frontiere agli stranieri e Gendel optò invece per l'Italia. La sua permanenza a Roma per il resto della vita la si deve anche a una serie di coincidenze, come l’incontro Adriano Olivetti, che lo assunse come suo "uomo di lingua inglese", per scrivere discorsi e comunicati stampa rivolti ai circoli americani sospettosi delle sue idee "socialiste" .
La prospettiva di Gendel doveva molto alla sua esperienza a New York nei primi anni '40. Dopo aver studiato alla Columbia University, Gendel gravitò intorno al gruppo di esuli surrealisti come André Breton, che era stato fatto fuggire in aereo fuori dall'Europa per via dell'avanzata dell'esercito di Hitler.
Un irriverente senso dell'umorismo surrealista permea molte delle fotografie di Gendel. Anche se troppo spesso è considerato un fotografo della società, in particolare della famiglia reale britannica, il suo lavoro migliore ha il rigore formale, le fonti di sentimento e l'intuizione della natura umana che sono i marchi di fabbrica della grande fotografia.
Come agile interprete dell'arte e della società, e cronista della vivacità cosmopolita della Roma del dopoguerra, Gendel personificava uno spirito universale, umanista, che oggi sembra tanto più importante salvaguardare.
Fonte: wantedinrome.com
Le fotografie
Milton Gendel, Autoritratto sull'Appia Antica, Roma 1950. Fondazione Primoli, Fondo Gendel, Roma
Milton Gendel, S. Dalì, Parigi 1970. Fondazione Primoli, Fondo Gendel, Roma