[CI LASCIA CARLO LEVI]
Cristo "Si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania”. “Cristo non è mai arrivato qui, né vi e arrivato il tempo, ne l'anima individuale, né le speranze, ne il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia”. “Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni
Le parole qui sopra sono la riflessione del capolavoro letterario di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”. L’opera porta alla ribalta la situazione sociale di genti del meridione, dimenticate da tutti, politica in primis; getta poi le basi per un’ideale soluzione futura, non raggiungibile con nessuno dei modelli sociali conosciuti. Carlo Levi, medico e pittore, ha trascorso in quel sud un periodo di confino durante il periodo fascista.
Carlo Levi, pittore e scrittore, è nato il 29 novembre 1902 a Torino. Nipote dell'onorevole Claudio Treves, figura di rilievo del Partito socialista, si laurea in medicina a soli ventidue anni, proprio quando espone per la prima volta i suoi dipinti (alla Biennale di Venezia).
Levi era amico di Pietro Gobetti e fece così parte del gruppo di artisti che ebbero nel fondatore di "Rivoluzione liberale" il punto di riferimento e che con lui condivisero passioni civili e culturali. Fu proprio Gobetti a introdurlo nella scuola del pittore Felice Casorati, che ebbe su Levi un influsso importante, anche se già in quel periodo manifestava un’aperura verso la “nuova oggettività”, corrente che vedeva la necessità di tornare al reale e al quotidiano, dopo l'eccesso soggettivista dell'espressionismo.
Carlo Levi partecipa anche ai primi gruppi di resistenza contro il fascismo. Nel maggio del 1935, alla vigilia della guerra contro l'Etiopia, ci furono numerosi arresti nelle fila di "Giustizia e libertà", il movimento libertario allora impegnato nella lotta contro al dittatura. Fra i torinesi c’era appunto Carlo Levi.
Pericoloso per l'ordine nazionale, Carlo Levi fu assegnato al confino; destinazione: Gagliano, un piccolo paese in provincia di Matera, a quel tempo quasi inaccessibile per mancanza di vie di comunicazione. Proprio dall'esperienza vissuta a stretto contatto con la realtà meridionale, nasce "Cristo si è fermato a Eboli", non solo il suo libro più famoso, ma anche un romanzo divenuto emblematico per la precisa situazione storico-sociale della Basilicata.
Levi conobbe "la miseria profonda di una parte oscura e dolente dell'Italia rimasta sepolta per millenni sotto il peso dell'ingiustizia e dell'indifferenza politica"; qui venne a contatto con una popolazione che viveva ai margini della storia, e per la quale lo stesso messaggio di Cristo sembrava ancora di là da venire. "Cristo si è fermato a Eboli", appunto; un classico della letteratura italiana del Novecento. Per merito di quel romanzo, tutto il mondo volse lo sguardo verso quel piccolo paese lucano, dove lo stesso Carlo Levi è sepolto.
Altri titoli dell’attività letteraria di Levi sono: "L'orologio", "Le parole sono pietre", "Il futuro ha un cuore antico", "La doppia notte dei tigli". Carlo Levi è morto a Roma il 4 gennaio 1975.
[Il fotografo]
Paolo Monti nasce l'11 agosto del 1908 a Novara. Il padre Romeo, originario della Val d'Ossola, era un foto-amatore dilettante e Monti trascorre l'infanzia e la giovinezza tra le lastre e i pesanti apparecchi dell'epoca.
Dopo gli anni passati spostandosi con la famiglia tra le piccole città dove il padre veniva trasferito dalla banca in cui lavorava come funzionario, Monti si stabilisce a Milano per frequentare l'Università Bocconi. Si laurea in Economia Politica nel 1930 e ritorna in Piemonte, dove lavora per qualche anno.
Poco dopo la prematura scomparsa del padre, nel 1936, sposa Maria Binotti, coetanea e compagna di giochi negli anni infantili trascorsi in Val d'Ossola.
Nello stesso anno Monti viene assunto dalla Montecatini e lavora per diverse filiali dell'azienda, cambiando spesso città. Nel 1939 viene trasferito a Mestre e vi rimane fino al 1945, quando decide di lasciare la Montecatini a causa di alcune agitazioni che interessano l'azienda nella fase finale della dominazione fascista. Grazie all'aiuto di un amico fotografo trova lavoro al Consorzio Agrario Regionale e si trasferisce a Venezia l'anno stesso.
Parallelamente all'attività professionale, Monti si dedica con sempre maggior devozione all'hobby della fotografia. Nel 1947 con alcuni amici fonda il circolo La Gondola, che nel giro di pochi anni si impone sulla scena internazionale come movimento d'avanguardia.
Nel 1953, forte delle collaborazioni avviate con alcune note riviste di architettura e design, Monti decide di cambiare lavoro e ritornare a Milano per dedicarsi alla fotografia. Viene scelto come fotografo per la X Triennale e dà inizio a una feconda attività editoriale: oltre ai servizi pubblicati sulle riviste, le sue foto concorrono a illustrare più di 200 volumi su regioni, città, artisti e architetti.
Negli anni sessanta, come esponente significativo della realtà culturale legata alla fotografia, Monti è parte di una fitta rete di relazioni che gli portano notevoli fortune anche in ambito lavorativo. Nel 1965 intraprende una vasta campagna di rilevamento per l'illustrazione della Storia della Letteratura Italiana di Garzanti e dal 1966 si dedica al censimento delle valli appenniniche e dei centri storici delle città dell'Emilia Romagna, che lo impegnerà per oltre 10 anni. Nel 1979 è chiamato a collaborare con Einaudi alla realizzazione dell'apparato iconografico della Storia dell'Arte Italiana.
Attivo anche nel campo della didattica, Monti insegna Tecnica della Fotografia alla Scuola Umanitaria di Milano dal 1964 al 1966. Quattro anni più tardi accetta la cattedra di Tecnica ed Estetica dell'Immagine presso il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Bologna, che abbandona nel 1974.
All'attività professionale strettamente intesa, Monti continua ad affiancare la ricerca sui temi e i soggetti che ha sempre amato. Accanto alle immagini di Venezia, Milano e molti altri luoghi, trovano spazio i ritratti, il paesaggio, la materia e gli esperimenti astratti, che Monti conduce fino alla cosciente violazione di ogni norma tecnica.
Nel 1980 riceve dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini il Premio Nazionale Zanzotti Bianco per il "contributo decisivo ad affinare le coscienze e diffondere le responsabilità per il restauro conservativo delle nostre città storiche".
Dal 1980 si dedica al censimento del Lago d'Orta e della Val d'Ossola.
Monti muore a Milano il 29 novembre 1982, dopo una breve malattia. Viene sepolto ad Anzola d'Ossola, il luogo di origine dove trascorreva le vacanze estive e ha svolto gran parte delle sue ricerche più sperimentali sulla fotografia.
(Fonte Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, BEIC Milano)
La fotografia. Carlo Levi ritratto da Paolo Monti. Fondo Paolo Monti, BEIC.