[NASCE LEONARDO SCIASCIA]
L’8 gennaio 1921 nasce Leonardo Sciascia, esponente illustre del ‘900 letterario italiano. Con questo “post” vorremmo portare alla ribalta un’amicizia importante, quella che ha legato lo scrittore a un fotografo famoso, anch’egli siciliano: Ferdinando Scianna. La conoscenza reciproca dei due avrebbe molto da raccontare, al di là di queste poche righe che stiamo dedicando loro. Viene a galla, però, lo stretto legame tra fotografia e parola scritta: un credo per noi che scriviamo, ma anche uno stimolo per quanti si stanno dedicando all’immagine scattata.
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, in provincia di Agrigento, l'8 gennaio del 1921. Ha altri due fratelli. Suo papà è impiegato, sua madre casalinga. La sua infanzia scorre tra zie e zii, nella casa di via Regina Margherita, 37, oggi via Leonardo Sciascia. Nel 1935 la famiglia si trasferisce a Caltanissetta. Qui Leonardo frequenta l'istituto magistrale: tra i suoi insegnanti c'è Vitaliano Brancati, che diventerà fondamentale nell'istruzione del futuro scrittore. Legge gli autori francesi e forma la propria coscienza civile sulle opere di Voltaire, Montesquieu, Cesare Beccaria, Pietro Verri.
Nel 1941 consegue il diploma magistrale e nello stesso anno viene assunto al Consorzio Agrario, , dove rimane fino al 1948. Qui costruisce un forte legame con la realtà contadina. Nel 1944 sposa Maria Ardonico: la coppia ha due figlie, Laura e Anna Maria. Quattro anni dopo affronta il dolore del suicidio del fratello Giuseppe.
Nel 1957 va a Roma, dove lavora presso il Ministero della pubblica istruzione, ma l'esperienza dura un anno. Torna a Caltanissetta con la famiglia, dove diventa impiegato di un ufficio del Patronato scolastico. Nel 1967 si trasferisce a Palermo per seguire negli studi le figlie e per scrivere. Due anni dopo inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera. Nel 1970 va in pensione. Dopo un'intensa attività di scrittura e di impegno politico, alla metà degli anni Ottanta gli viene diagnosticato il mieloma multiplo. Va a Milano per curarsi: qui continua la sua attività di scrittore.
Muore il 20 novembre 1989 a Palermo.
Tra le opere di Leonardo Sciascia ricordiamo: “Favole di dittatura”, la prima pubblicazione (1952); e "Le parrocchie di Regalpietra", un'inchiesta documentaria della sua vita di un insegnante in un paese che, per larghi tratti, somiglia alla sua Racalmuto. Dopo il trasferimento a Roma, scrive: “Gli zii di Sicilia”, un libro di racconti; e “Il giorno della civetta”, un romanzo a sfondo giallo, a metà strada tra narrazione e saggistica.
Non vanno dimenticati: "Il contesto", uno scritto del 1971; "Il consiglio d'Egitto", del 1963; "A ciascuno il suo", del 1966 e "Morte dell'Inquisitore" (1967).
Nel 1975 scrive il romanzo "La scomparsa di Majorana" avanzando teorie sulla sparizione del celebre scienziato, poi avvalorate dalle indagini. Nel 1977 esce "Candido", ispirato all'opera di Voltaire, autore sempre caro a Sciascia.
Nel 1979 a Montecitorio, si occuperà dei lavori della commissione d'inchiesta sul rapimento di Aldo Moro. Era già uscito il volumetto "L'affaire Moro", pubblicato nel 1978, nel quale l'autore esprime la sua linea, basata sul tentativo di una trattativa con i terroristi, per giunta molto criticata sia a destra che a sinistra. Sorgono infatti, nuovi contrasti con Berlinguer.
[Leonardo Sciascia e Ferdinando Scianna]Il fotografo deve molto allo scrittore, particolarmente per quanto attiene alla congiunzione tra scrittura e fotografia. Ecco cosa ci disse Scianna in un’intervista: “[La congiunzione letteratura-fotografia] nasce con Leonardo Sciascia”. “Lui vide la mia prima mostra e gli feci visita a Racalmuto”. “Lo definisco il mio angelo paterno, anche perché mi suggerì:
Lo scrittore e il fotografo hanno anche condiviso un libro, si tratta di “Feste Religiose in Sicilia” (1965). Ecco cosa ci ha detto Scianna a proposito: “Avevo vent’anni e quell’esperienza è stata importante”. “Vedevo come lui costruiva la pubblicazione: la prefazione era prodigiosa e a ogni Festa aggiungeva una frase”. “Quel libro ha assunto un carattere letterario”.
[Storia di una fotografia]
(Da Visti & Scritti, di Ferdinando Scianna. Edizioni Contrasto)L’amicizia tra Sciascia e Scianna era ancora giovane, almeno così racconta il fotografo; ma la scintilla era già scoccata da tempo. I due si trovavano a Racalmuto e Sciascia aveva chiesto a Ferdinando di fotografare l’atto di nascita di Fra Diego La Matina, un eretico del posto, conservato nella Parrocchia di Sant’Anna. Davanti a un’urna col Cristo morto, Scianna vide due bambine che volgevano lo sguardo verso di lui: meritavano una fotografia. Leonardo, però, si stava avvicinando e il fotografo aspettò il momento nel quale i tre elementi si sarebbero fusi in una piramide. Scattò così una fotografia fortemente evocativa, differente dalle centinaia di immagini nelle quali lui aveva ritratto l’amico scrittore. Gli elementi formali e narrativi si erano completati a vicenda e nello scrittore che guarda c’è tutto di lui: l’uomo e lo scrittore.
La storia non finisce lì. Dopo cinquant’anni, Scianna ricevette una mail nella quale una donna, presentandosi, scrisse di essere una delle due bambine, chiedendo poi una stampa della fotografia. Il fotografo finì per emozionarsi, pensando anche all’altra; che però era deceduta. Nel saperlo, lui fu investito da un dolore “di lutto”. “Quelle due bambine, infatti”, scrive Scianna nel libro, “Le ho sempre sentite parte della mia famiglia, così intimamente legate a Leonardo [pur non essendone il padre, n.d.r.]”.
[VISTI & SCRITTI] Ferdinando Scianna
Dopo aver raccontato il suo rapporto con il cibo e i piaceri della tavola in "Ti mangio con gli occhi", con "Visti & Scritti" Scianna torna a confrontarsi di nuovo con la scrittura raccontando - con parole e immagini - gli innumerevoli incontri avuti nel corso della sua vita e i ritratti che ne sono scaturiti. Così come in una enorme piazza virtuale, sfogliando il libro abbiamo il privilegio di imbatterci, uno dopo l'altro, nei volti di grandi personaggi (attori, scrittori, registi, colleghi fotografi, artisti, cantanti, grandi stilisti e così via), dei suoi amici e dei familiari più cari, ma anche di gente comune che ha colpito lo sguardo del fotografo per un momento. Ogni ritratto fotografico, infatti, è accompagnato da un testo in cui Scianna presenta il personaggio, definendone le peculiarità anche caratteriali (oltre che estetiche), in cui racconta il momento dello scatto, il suo rapporto con la persona fotografata, ma anche semplicemente le emozioni suscitate da quell'incontro. Il volume presenta oltre 350 volti dei quali il fotografo siciliano è riuscito a cogliere l'essenza e la personalità nel brevissimo e fugace istante di uno scatto, con la bravura e l'attenzione di un vero maestro e con l'acume e la sensibilità di un grande intellettuale.
[Ferdinando Scianna, note biografiche].
Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943.
Proprio nella sua città inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra d’origine. Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano avvocato o medico. Già i primi ritratti delle persone di Bagheria, che Scianna ritrae con tono curioso e partecipe, risultano carichi d’intensità.
Nel 1961 s’iscrive a Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, mentre la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Diventa allievo del grande critico Cesare Brandi e mostra le proprie foto a Enzo Sellerio che gli farà scoprire l’universo culturale bressoniano. Sono anche gli anni in cui si forma una coscienza politica determinante per l’evoluzione della sua fotografia, così come il vincolo con la propria terra d’origine e le tradizioni siciliane.
Circa due anni dopo, un incontro fondamentale per la sua vita professionale e personale: entra in contatto con Leonardo Sciascia, lo scrittore con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia, libro che ottiene il prestigioso Premio Nadar. Il volume crea molte polemiche, soprattutto a causa dei testi di Sciascia, che mostra l’essenza materialistica delle feste religiose; ma anche le foto del giovane Scianna hanno il loro impatto.
“La fotografia era la possibilità del racconto di una vicenda umana. Questo il mio maestro mi fece capire, e m’introdusse ad una certa maniera di vedere le cose, di leggere, di pensare, di situarsi nei confronti del mondo”
Sull’onda del successo del libro, Scianna si trasferisce a Milano dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, poi inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni. A Parigi inizia anche a dedicarsi con successo alla scrittura. Collabora con varie testate giornalistiche, fra cui Le Monde Diplomatique e la Quinzaine Littéraire. “Mi ritrovavo più a scrivere che a fotografare, ma sapevo di essere un fotografo che scrive”, racconta Scianna. Proprio nella capitale francese, il suo lavoro viene particolarmente apprezzato, da Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo inviterà a presentare la sua candidatura all’agenzia Magnum Photos, da lui fondata nel 1947. Torna a Milano e lascia l’Europeo per dedicarsi alla fotografia: “L’agenzia è lo strumento di un gruppo di fotografi indipendenti, una struttura in grado di valorizzare il tuo lavoro tanto meglio quanto più sai utilizzare questo strumento”. “Magnum continua a sopravvivere secondo l’utopia egualitaria dei suoi fondatori, in modo misterioso riesce a far convivere le più violente contraddizioni”.
A Milano lavora per vari giornali. Inizia anche a fotografare per due giovani designer emergenti, Dolce e Gabbana. Un incontro casuale, che darà vita a una delle collaborazioni meglio riuscite nella fotografia di moda. A Scianna viene richiesto di realizzare un catalogo inserendo la splendida modella Marpessa nel contesto della sua Sicilia. Scianna riesce a mescolare magistralmente i registri visivi del mondo della moda con l’esperienza del fotoreporter, creando un risultato originale che spezza la monotonia patinata della fotografia di moda. É un successo che lo porterà a collaborare con prestigiose riviste internazionali e a realizzare altri servizi di moda in cui affianca con maestria artificio ed autenticità.
Questa improvvisa e inaspettata svolta, apre il mondo fotografico di Scianna a nuove esperienze, parallele a quelle più tradizionali del fotogiornalismo: pubblicità e fotografie commerciali, senza mai abbandonare il reportage sociale, i ritratti e il giornalismo.
(Fonte Comunicato Stampa della mostra ai Tre Oci di Venezia)
[Le fotografie]
Ferdinando Scianna ritrae Leonardo Sciascia in Rue de la Seine davanti alla statua di Voltaire.
Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia. Racalmuto, 1964.