[LA TORRE PENDE TROPPO]
7 gennaio 1990: per motivi di sicurezza viene chiusa al pubblico la Torre di Pisa, perché necessita di lavori di consolidamento che ne permettano la stabilizzazione. Il terreno sul quale poggia la torre è stato il problema che ha afflitto da sempre l'intero progetto, iniziato nel 1174 e completato a metà del XIV secolo.
Siamo a Pisa, in piazza dei Miracoli, così chiamata perché venne ribattezzata “Prato dei Miracoli” dal poeta Gabriele D’Annunzio, per la straordinaria bellezza dei suoi gioielli architettonici.
Non ci dilungheremo sulle bellezze del posto, riferendoci invece a due fotografi che, a modo loro, hanno interpretato la torre pendente: Martin Parr ed Elliott Erwitt.
Ricordiamo anche che il 7 gennaio 1839 a Parigi veniva presentato il dagherrotipo: nasceva la fotografia. Auguri.
[Il fotografo, Martin Parr]
(Fonte, sito dell’autore)
Martin Parr è un cronista della nostra epoca. Di fronte al flusso sempre crescente d’immagini rilasciate dai media, le sue fotografie ci offrono l'opportunità di vedere il mondo dalla sua prospettiva unica.
A prima vista, le sue fotografie sembrano esagerate o addirittura grottesche. I motivi che sceglie sono strani: i colori sgargianti e le prospettive insolite. Il termine che Parr per definire lo strapotere delle immagini pubblicate è "propaganda"; ed egli la contrasta con le sue stesse armi: la critica, la seduzione e l'umorismo. Di conseguenza, le sue fotografie sono originali e divertenti, accessibili e comprensibili; ma allo stesso tempo ci mostrano in modo penetrante come viviamo, come ci presentiamo agli altri e cosa apprezziamo.
Svago, consumo e comunicazione sono i concetti che questo fotografo britannico ricerca ormai da diversi decenni nei suoi viaggi in tutto il mondo. Lui esamina le caratteristiche nazionali e i fenomeni internazionali per scoprire quanto siano validi come simboli per aiutare le generazioni future a comprendere le nostre peculiarità culturali. Parr ci permette di vedere cose che ci sono sembrate familiari in un modo completamente nuovo. In questo modo crea una propria immagine della società, che permette di coniugare un'analisi dei segni visibili della globalizzazione con esperienze visive insolite. Nelle sue foto, Parr giustappone immagini specifiche a quelle universali senza risolverne le contraddizioni. Le caratteristiche individuali sono accettate e le eccentricità sono apprezzate.
I temi scelti da Parr lo contraddistinguono come fotografo, il cui lavoro prevede la creazione di serie estese. Parte della sua strategia insolita è quella di presentare e pubblicare le stesse foto nel contesto della fotografia d'arte, in mostre e libri d'arte, nonché nei campi correlati della pubblicità e del giornalismo. In questo modo trascende la tradizionale separazione dei diversi tipi di fotografia. Grazie a questo approccio integrativo, così come al suo stile e alla sua scelta dei temi, è stato a lungo un modello per le giovani generazioni di fotografi.
Martin Parr sensibilizza il nostro subconscio - e una volta che abbiamo visto le sue fotografie, continuiamo a scoprire queste immagini ancora e ancora nella nostra vita quotidiana e a riconoscerci al loro interno. L'umorismo in queste fotografie ci fa ridere di noi stessi, con un senso di riconoscimento e liberazione.
Note biografiche
Martin Parr è nato a Epsom, Surrey, Regno Unito, nel 1952. Quando era un ragazzo, il suo interesse per il mezzo fotografico è stato incoraggiato da suo nonno George Parr, anche lui un appassionato fotografo dilettante.
Martin Parr ha studiato fotografia al Politecnico di Manchester, dal 1970 al 1973. Martin Parr ha poi lavorato a numerosi progetti fotografici, sviluppando una reputazione internazionale per le sue immagini innovative, il suo approccio obliquo al documentario sociale e il suo contributo alla cultura fotografica nel Regno Unito e all'estero.
Martin Parr è stato direttore artistico ospite per Rencontres D'Arles nel 2004. E’ stato insignito del Sony World Photography Award per lo straordinario contributo alla fotografia nell'aprile 2017. Tra il 2013 e il 2017 Martin è divenuto presidente di Magnum Photos. Martin Parr ha pubblicato oltre 120 libri del proprio lavoro e ne ha curati altri 30.
[Il fotografo, Elliott Erwitt]
Erwitt con i suoi scatti ci offre una visione del mondo molto personale, che ignora per lo più il paesaggio, per concentrarsi quasi esclusivamente su persone e animali, colti in atteggiamenti molto spesso insignificanti e a volte anche ironici, ma sempre in grado di suscitare empatia nell’osservatore. Ciò che emerge da queste fotografie sono le emozioni proprie degli esseri umani, viste e rappresentate in modo semplice e schietto, e sempre caratterizzate da un tocco di umorismo.
Erwitt ha avuto modo di dire: “Uno dei risultati più importanti che puoi raggiungere, è far ridere la gente”. “Se poi riesci, come ha fatto Chaplin, ad alternare il riso con il pianto, hai ottenuto la conquista più importante in assoluto”. “Non miro necessariamente a tanto, ma riconosco che si tratta del traguardo supremo”.
Anche qui riconosciamo il contrapporsi di due entità separate, di due sentimenti lontani, suffragati appunto dal riso e dal pianto. Il fotografo ha sempre nutrito grande stima per Chaplin, che più volte ha detto (parafrasiamo): “La felicità sta nella gioia di essere tristi”. Forse Erwitt ha condiviso con il regista la visione della vita, quella che accenna, dichiara, esige, restituisce; ma che alla fine, col passare del tempo, smussa gli angoli. La malinconia diventa così un sentimento a tendere, il risultato dei ricordi, il mescolarsi continuo di sensazioni dissimili, come appunto quelle del pianto e del riso.
Erwitt sembra facile da vedere, soprattutto quand’è ironico; ma la visione si allunga, oltre il momento e le persone. Il suo segreto sta proprio nel chiamare in causa sentimenti “grandi”, universali, definitivi. Ogni fotografia diventa un ritratto dell’umano sentire, fatto emergere senza preamboli o mezze misure: con purezza, potremo dire. Da qui la grande dote che Erwitt mette spesso in mostra: l’intelligenza, quella che vive nella complessità costruita e ricercata dalla fusione tra elementi contrastanti.
Note biografiche
Nato il 26 luglio 1928 a Parigi, Elliott Erwitt ha trascorso l’infanzia a Milano. La sua famiglia tornò a Parigi nel 1938 ed emigrò a New York l'anno successivo, per poi trasferirsi a Los Angeles nel 1941. Il suo interesse per la fotografia iniziò quando era un adolescente che viveva a Hollywood. Nel 1948 Erwitt si trasferì a New York, lì conobbe Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker. Dopo aver trascorso l'anno 1949 viaggiando in Francia e in Italia, Erwitt tornò a New York e iniziò a lavorare come fotografo professionista. Arruolato nell'esercito nel 1951, continuò a scattare fotografie mentre era di stanza in Germania e Francia.
Elliott Erwitt fu invitato a unirsi a Magnum Photos nel 1953 da Robert Capa. Membro della prestigiosa agenzia da allora, Erwitt ha ricoperto diversi mandati come presidente. Una delle figure di spicco nel campo competitivo della fotografia per riviste, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le pubblicità di Erwitt sono presenti nelle pubblicazioni di tutto il mondo, da oltre quarant'anni. Oltre al suo lavoro di fotografo di scena, Erwitt ha iniziato a girare film nel 1970. Ha pubblicato diversi libri e ha tenuto mostre personali in numerosi musei e gallerie in tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Smithsonian Institution, l’Art Institute of Chicago, il Museum of Modern Art di Parigi e il Kunsthaus di Zurigo.
Con sede a New York City, Elliott Erwitt viaggia in modo ossessivo. Gli piacciono i bambini e i cani.
Le fotografie
Martin Parr – La torre pendente di Pisa, 1990
Elliott Erwitt. Pisa, 1976