[RICORDANDO FABRIZIO DE ANDRÉ]
Lo sguardo abbassato, i capelli da ragazzo, l’immancabile sigaretta: lo immaginiamo ancora così, a più di vent’anni di distanza dalla sua scomparsa. Le sue canzoni hanno sempre manifestato un lato intimo, misterioso, da comprendere esplorando. Ne uscivano figure allegoriche, tratteggiate però con cura; uomini e donne di un tempo che è stato: lassù, altrove, forse su una collina gemella a quella di Lee Master, dove lui ha fatto visita, da interprete e cantastorie.
Ci piace pensare che sia esistita realmente una “bocca di rosa” e ci dispiace per quella “Marinella”, morta male, come spesso accade anche oggi; ma che rivive nelle parole del cantastorie: salvata, fortunatamente, dalla mediocrità del nulla.
Lo ricordiamo con affetto, Fabrizio: maestro e padre della nostra gioventù. Perché sì, allora la musica era dei dischi, ma a volte la si cantava, semplicemente; provando con una chitarra simile alla sua. Ecco che ci sovvengono le parole, e forse anche gli accordi; però quella collina è più lontana, e manca il suonatore Jones ad aspettarci. Altri tempi, belli da ricordare; ripensando a chi li ha percorsi con noi, suggerendo colori, sapori, amori. Perché sì: “Ricordi sbocciavano le viole, con le nostre parole, non ci lasceremo mai, mai e poi mai". Non è vero, tutto finisce. Grazie Fabrizio.
Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 a Genova Pegli. Il padre è un professore antifascista e, nella primavera del 1941, acquista una cascina nell’astigiano, dove rifugiare i propri familiari. E’ lì che Fabrizio trascorre la propria infanzia, tra i valori della vita contadina; manifestando da subito la passione per la musica.
Nel 1945 la famiglia De André torna a Genova. A scuola Fabrizio è un disastro: il suo precoce temperamento ribelle lo rende insofferente verso la disciplina. Nel 1948, vista la predisposizione del figlio, i genitori decidono di fargli studiare il violino. Con le scuole medie le cose non cambiano: Fabrizio inanella due bocciature. Nel 1954, inizia a studiare la chitarra. Seguono gli studi ginnasiali, liceali e infine universitari (facoltà di giurisprudenza), interrotti a sei esami dalla fine. Il suo primo disco esce nel '58 ("Nuvole barocche"), ma la svolta artistica prende corpo diversi anni dopo, quando Mina gli incide "La Canzone di Marinella", che si trasforma in un grande successo.
Tra i suoi amici di allora ci sono Gino Paoli, Luigi Tenco, Paolo Villaggio (paroliere della famosa canzone: “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”). Nel 1962 sposa Enrica Rignon e nasce il figlio Cristiano. Sono gli influssi americani e francesi del tempo a ispirare il giovane cantautore che s'accompagna con la chitarra acustica, che si batte le convenzioni borghesi, in brani diventati poi storici come "La Guerra di Piero", "Bocca di Rosa", "Via del Campo". Seguirono altri album, accolti con entusiasmo solo da una nicchia di cultori. Lo stesso potrà dirsi per "La buona novella" (del 1970, una rilettura dei vangeli apocrifi), e "Non al denaro né all'amore nè al cielo", l'adattamento dell'Antologia di Spoon River, firmato insieme con Fernanda Pivano, senza dimenticare "Storia di un impiegato".
Solo dal 1975 De André accetta di esibirsi in tour. Nel 1977 nasce Luvi, la seconda figlia dalla compagna Dori Ghezzi. La bionda cantante e De André vengono rapiti dall'anonima sarda, nella loro villa di Tempio Pausania nel 1979. Il sequestro dura quattro mesi.
Il successo pieno arriva con "Creuza de ma", nel 1984; dove il dialetto ligure e l'atmosfera sonora mediterranea raccontano odori, personaggi e storie di porto.
Nel 1988 sposa la compagna Dori Ghezzi, e nel 1989 intraprende una collaborazione con Ivano Fossati (da cui nascono brani come "Questi posti davanti al mare"). Nel 1990 pubblica "Le nuvole", grande successo di vendite e di critica, che è accompagnato da un tour trionfale. Segue l'album live del '91 e il tour teatrale del 1992, poi un silenzio di quattro anni, interrotto solo nel 1996, quando torna sul mercato discografico con "Anime Salve", in collaborazione con Ivano Fossati.
L'11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore a Milano, per via di un male incurabile. I suoi funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova, alla presenza di oltre diecimila persone.
[La fotografa, Fulvia Farassino]
Conosciamo personalmente Fulvia Farassino e farle visita è sempre un piacere. Dal primo incontro, ci ha colpito la sua disponibilità, sommata a una gentilezza antica, vicina a quella delicatezza che lei usa in ogni scatto. Fulvia si distingue nel ritratto, particolarmente (crediamo) per la relazione che stabilisce con i soggetti. Fermarsi qui, però, sarebbe poca cosa: non è solo nell’interazione che lei riesce a emergere; di base mette in mostra un inventiva tutta sua, forse femminile, a volte materna. Di fatto, “sbuccia” chi ha di fronte, liberando l’interlocutore dagli orpelli del mestiere. Ne escono personaggi nuovi, riconoscibili e rivisitati nel medesimo tempo, icone di un momento che si prolungherà nel tempo, per quando si vorrà comprendere nuovamente.
Un’ultima cosa: Fulvia gioca spesso con lo strumento, lo usa per sé, quando le fa comodo. Ne escono autentiche poesie già scritte nel suo pensiero fotografico, per via di un’ideazione sempre fervida e accesa.
Fulvia Farassino Pedroni, cremonese di nascita, ha intrapreso la sua carriera professionale nel mondo dei cineclub a Milano e dalla fine degli anni settanta si è dedicata a tempo pieno alla fotografia.
Specializzatasi in fotoreportage d'ambiente cinematografico, ha seguito festival e riprese di film dedicandosi soprattutto a ritratti d'attori e registi; successivamente ha fotografato anche scrittori, artisti, pubblicitari e imprenditori nonché artigiani di manufatti ormai rari, preferibilmente nel loro ambiente di lavoro.
Dal suo studio collabora con regolarità come free-lance agli inserti del Corriere della Sera: Magazine e Vivi Milano. Ha pubblicato su Max, Ciak, L'Espresso, Epoca, L'Europeo, Vanity Fair, La Repubblica, Il Corriere della sera, La Gazzetta dello sport, Insieme, Capital, e altre riviste italiane e straniere. Tra i suoi fotoreportage, inoltre: l'Iraq dopo la prima guerra del Golfo, la Legione straniera, le comunità d'immigrati in Italia.
[Le fotografie]
Le fotografie che proponiamo sono del febbraio 1997. Fulvia era andata in Sardegna, a Tempio Pausania. Avrebbe dovuto incontrare De André e produrre un servizio, in occasione dell’uscita del romanzo “Un destino ridicolo”. Le immagini sono state pubblicate sul magazine Sette del Corriere della Sera.