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[EVA, LA PIU’ CONTESA]

Eva Riccobono nasce a Palermo il 7 febbraio 1983, da padre italiano e madre tedesca. A scoprirla sono stati i fotografi Marco Glaviano e Bruce Weber, che la incontrano in Sicilia e le suggeriscono di traferirsi a Milano. Lei segue il consiglio e in breve si trasforma in una delle modelle più richieste del mondo. Se la contendono: Bruce Weber, Arthur Elgort, Patrick Demarchelier, Mario Testino, Steven Meisel, Gilles Bensimon, Annie Leibovitz, Paolo Roversi, Ellen von Unwerth, Craig McDean, Peter Lindbergh, David Bailey, Juergen Teller, Miles Aldridge, Felix Lammers, Bryan Adams e molti altri.

Alla TV Eva debutta nel 2002, affiancando Fiorello nel programma “Stasera pago io”. Nel 2003, dopo la parentesi televisiva, viene immortalata nel Calendario Pirelli: quello firmato dal fotografo americano Bruce Weber e ambientato sulla costiera del Cilento e tra le rovine dell'antica Paestum.

Nel 2008 è immortalata a New York da Annie Leibovitz per il Calendario Lavazza 2009, “The Italian Espresso Experience 2009”. Eva posa insieme a Elettra Rossellini Wiedemann, Alessia Piovan, Gilda Sansone e Kate Ballo, tutte protagoniste del viaggio paradossale che la fotografa americana ha intrapreso sfruttando i “luoghi comuni” dell’italianità: quelli che hanno reso famoso il Made in Italy in tutto il mondo. Annie ha mescolato, con ironia e classe, i luoghi famosi, la moda, i set cinematografici, le belle donne, gli spaghetti e le immancabili tazzine di caffè. La Leibovitz ha messo in scena la nostra Italia, ben consapevole che gli stessi italiani amano la teatralità, il divertimento e la bella vita.

Sempre nel 2008 ha debuttato nel cinema con il film “Grande, grosso e Verdone”, del regista Carlo Verdone.

La vita privata si consolida pian piano. Dopo un fidanzato storico palermitano, un flirt col produttore di moda Enzo La Deda, arriva una bella storia d'amore seria col dj Matteo Ceccarini. Sarà quest’ultimo a produrre il suo debutto musicale, con il brano “Labbra”. Torna in passerella dopo oltre un anno e mezzo di assenza, sfilando alla fine del mese di settembre 2011 a Parigi per chiudere la sfilata di Vivienne Westwood. Poche settimane dopo dà vita a un suo sito-blog personale (evariccobono.it), dichiarando di volersi lanciare in questo campo come "fashion blogger" professionista.

Nel mese di aprile 2012 debutta come conduttrice tv su Rai Due con il nuovo programma "Eva". Il 30 maggio 2014 diventa mamma dando alla luce il figlio Leo, nato dalla relazione con Matteo Ceccarini, con cui Eva vive a Londra. Il 29 luglio 2020 Eva Riccobono diventa mamma per la seconda volta quando nasce la figlia Livia.

[Il fotografo, Peter Lindbergh]

Peter Lindbergh viene considerato ancora oggi, dopo la sua dipartita, uno dei migliori fotografi di moda al mondo. È nato a Lissa, in Germania, il 23 novembre 1944. S’innamora dell'arte attraverso Van Gogh ed entra nel mondo della pittura. All'inizio degli anni '60 lavora come vetrinista in un piccolo centro commerciale, mentre inizia gli studi all'Accademia di Belle Arti di Berlino. Per un po’ lascia Berlino e intraprende un viaggio (zaino in spalla e autostop) attraverso la Spagna e il Nord Africa. Di ritorno in Germania, riprende gli studi.

Nel 1971, dopo alcuni successi in ambito pittorico, la sua vita cambia. E’ a Düsseldorf e scopre la fotografia. Lavora per due anni come assistente, poi nel 1973 fonda il proprio studio. Nel 1978, già noto come fotografo di moda, si trasferisce a Parigi per intraprendere una carriera che lo renderà un riferimento mondiale e contemporaneo nel mondo della fotografia. In un'epoca nella quale la bellezza è associata alla giovinezza e alla perfezione, Peter Lindbergh propone esattamente l'opposto, si presenta come un fotografo umanista che cerca la vera bellezza, emotiva, umana, personale; ama la naturalezza e la fotografia in bianco e nero. Ha pubblicato ovunque: dal Calendario Pirelli alle copertine di Vogue, Vanity Fair o Harper's Bazaar, ritraendo Linda Evangelista, Naomi Campbell o Cindy Crawford. Le sue opere sono state esposte nei più importanti musei d'arte moderna del mondo.

Per la biblioteca. Peter Lindbergh: “A different vision on Fashion Photography”

Il fotografo tedesco Peter Lindbergh ha decretato la nascita delle Top Model. Siamo nel 1990 e la moda entrava in una nuova era. Iniziava anche una differente lettura della bellezza femminile. Il volume è corposo. Raccoglie oltre 400 fotografie che ripercorrono quattro decenni della carriera di Lindbergh, celebrandone le peculiarità innovative di stile e narrazione. Il suo bianco e nero risulta seduttivo, ma anche crudo, essenziale. Il fotografo ridefinisce il concetto di bellezza, creando immagini senza tempo. Emerge il linguaggio del cinema, assieme a modelli predefiniti e consueti di figure femminili, con le modelle che assumono le pose di ballerine, attrici, eroine o “donne fatali”. Non si tratta di una visione surreale, ma di un suggerimento, di una chiave di lettura, che avvicina allo sguardo una bellezza autentica, umanizzata, non trattata. Non c’è ritocco, nelle immagini di Lindbergh, quindi nessun inganno. Il suo approccio umanista ci guida in un mondo nuovo, oltre l’esteriorità. Siamo nella moda, il merito è grande.

[Il fotografo, Giovanni Gastel]

(Fonte, sito ufficiale)

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955 da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, ultimo di sette figli. La sua carriera di fotografo inizia in un seminterrato a Milano verso la fine degli anni ’70, dove Gastel, giovanissimo, trascorre i suoi lunghi anni di apprendistato scattando foto ed imparando le tecniche base di un mestiere che l’avrebbe poi portato al successo. Tra il ’75-‘76 lavora per la prestigiosa casa d’aste londinese Christie’s, mettendo in pratica ciò che aveva appreso.

La svolta della sua carriera arriva nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda: dopo la pubblicazione della sua prima natura morta sulla rivista italiana “Annabella”, nel 1982, inizia a collaborare con Vogue Italia e, poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini -Direttore di Edimoda- e Gisella Borioli, con Mondo Uomo e Donna.

Tra gli anni ’80 e i ’90, la carriera di Gastel nel mondo della moda esplode parallelamente al boom del “Made in Italy”. In quegli anni, Gastel sviluppa campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane tra cui Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo e molte altre. Il successo nel suo paese lo porta anche a Parigi -dove negli anni ’90 lavora per marchi come Dior, Nina Ricci, Guerlain- nonché nel Regno Unito e in Spagna.

Sebbene la sua carriera inizia nel mondo della moda, Gastel (fotografo e, al contempo, anche poeta) capisce rapidamente che il suo impulso d’espressione necessita anche di progetti con fini prettamente artistici. La consacrazione artistica non tarda ad arrivare e, nel 1997, la Triennale di Milano gli dedica una personale curata dal grande critico d’arte, Germano Celant. La mostra lancia Gastel ai vertici dell’élite fotografica mondiale e il suo successo professionale si consolida così tanto che il suo nome che compare su riviste specializzate accanto a quello di mostri sacri della fotografia Italiana come Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna e di leggende internazionali come Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller.

Il successo professionale apre le porte ad un altro lato del repertorio fotografico di Gastel che fino alla fine degli anni 2000 era rimasto inesplorato: il Ritratto. Negli ultimi anni, Gastel si scopre appassionato di questo ramo della fotografia e, come sempre ha fatto nella sua carriera, vi si immerge totalmente. Il suo lavoro culmina in una mostra al Museo Maxxi di Roma nell’anno 2020 con una selezione di 200 ritratti che ritraggono volti di persone del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo e della politica che lo stesso Gastel ha incontrato durante i suoi 40 anni di carriera. Alcuni dei ritratti degni di nota includono Barack Obama, Ettore Sottsass, Roberto Bolle e Marco Pannella.

Giovanni ci lascia il 13 marzo 2021, lasciando un grande vuoto.

[Giovanni Gastel, un ricordo]

Lo studio è meraviglioso, avvolgente. Veniamo accolti da una gentilezza antica, confortevole, rara a trovarsi. Di mezzo c’è la fotografia, ma non solo; perché con Giovanni Gastel puoi parlare di qualsiasi cosa, liberando entusiasmi e opinioni. Ti accorgi anche che è una persona divertente, a dispetto di quell’aristocrazia pur palese ma facente parte di un tutt’uno allargato a dismisura. Ecco sì, dialogando con Gastel si ha l’impressione che lui sia arrivato a compimento di molte cose; e te ne accorgi nei modi, nei gesti, negli istinti, nei percorsi, nelle opere. In lui non ci sono strade, né filoni da ricercare; solo una grande mole “artistica” da capire, ingigantita col tempo. Il dialogo prosegue, affascinante, suadente. Dalle sue parole ne esce una storia di vita intensa, per certi versi anche faticosa: costruita su un’educazione senza privilegi, dove non ci sono stati né diritti automatici, né vantaggi. I favori andavano conquistati col lavoro, con le opere, anche tra le piccole cose di tutti i giorni: in una visione aristocratica, da un lato; borghese (e illuminata) dall’altro.

Ma Giovanni Gastel si distingue: completando, come sua abitudine. Alla formazione familiare, al metodo di lavoro dello Zio Luchino Visconti (duro e attento al dettaglio), aggiunge la Pop Art e i dettami della pittura; ma anche una ricerca assidua e incessante. Lì sono stati perseguiti i valori dell’estetica, nati per fuggire alle regole di un mondo esterno non condiviso, dalla sua violenza incipiente e ingrata.

Usciamo dallo studio e ne percepiamo il distacco. Il grande insegnamento, comunque, non viene solo dall’estetica o dalla ricerca; ma dal tempo necessario alla maturazione artistica dell’immagine. Una fotografia dovrebbe permettersi logiche allungate del divenire: dove la verità non sta nel riscontro spettacolare e nemmeno nella coerenza con i momenti; sarebbe bello potesse vivere passando di mano in mano, vedendosi riconoscere al di là di un’aderenza all’attualità. Il merito di Gastel sta lì: le sue immagini s’impreziosiscono agli sguardi, in un ambito dove tutto si completa.

Arrivederci Giovanni, è stato bello conoscerti.

La redazione.

[Le fotografie]

Eva Riccobono, Ph. Peter Lindbergh.

Eva Riccobono, Ph. Giovanni Gastel.

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