[NASCE IL “DRAKE”]
“Il colore distingue”. “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile: sicuramente la farà rossa”. “ Sono i sogni a far vivere l’uomo”. “Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente ciò che vogliamo e siamo decisi a ottenerlo.” Sono parole di Enzo Ferrari, un uomo capace di realizzare un sogno che sembrava irraggiungibile. Un sogno che si è concretizzato per merito di uomini dominati dalla passione, una passione infinita che ha tolto il tempo e il gusto per ogni altra cosa che non sia stata una macchina da corsa. “Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”, così diceva Enzo Ferrari, il “Drake”.
Enzo Ferrari nasce a Modena il 18 febbraio 1898.
La formazione scolastica di Enzo Ferrari è modesta. A diciotto anni perde padre e fratello e due anni dopo passa indenne, pur ammalandosi, l’epidemia influenzale del tempo.
Inizia a lavorare presso una piccola fabbrica di automobili. I suoi compiti includono test di guida che svolge con gioia. Nel 1919 partecipa alla Targa Florio e arriva nono. Nella stessa competizione, ma l’anno successivo e su Alfa Romeo, giunge secondo al traguardo.
Nei primi anni ‘20 si sposa e apre una concessionaria Alfa a Modena. Nel 1929 fonda la sua azienda, la Scuderia Ferrari. Stringe un accordo con l'Alfa Romeo, con il quale s’impegna a fornire assistenza tecnica anche ai loro clienti diretti.
Per incrementare la sua "scuderia" di piloti amatoriali, convince Giuseppe Campari ad aderire alla sua squadra, e poi anche Tazio Nuvolari. Il team compete in 22 gare e totalizza otto vittorie e parecchie ottime prestazioni.
Nel 1933 l'Alfa Romeo si ritira dalle corse a causa di problemi finanziari. La Scuderia Ferrari può fare il suo vero ingresso nel mondo delle corse. Negli anni la Scuderia Ferrari può vantare grandissimi piloti quali: Giuseppe Campari, Louis Chiron, Achille Varzi ed il più grande di tutti, Tazio Nuvolari. Durante questi anni il team si deve confrontare con la potenza delle squadre tedesche Auto Union e Mercedes.
Dopo la guerra, Enzo Ferrari costruisce la prima vettura, che debutta al Gran Premio di Monaco del 1947. La prima vittoria in un Gran Premio arriva nel 1951 al GP di Gran Bretagna, con l'argentino Froilan Gonzales al volante.
Le vetture sportive rappresentano per Ferrari il mercato principale, visto che le auto da corsa dell'anno precedente vengono vendute a privati.
Nel 1969 Ferrari è in difficoltà finanziaria, non riuscendo a coniugare domanda con offerta, mantenendo anche i programmi sportivi. Subentra la FIAT, con tutte le critiche che ne conseguono. Ferrari resta dietro rispetto ai ben più piccoli team inglesi.
Nel 1975 la Ferrari rinasce nelle mani di Niki Lauda che vince due titoli di Campione del Mondo e tre titoli di Campione Costruttori in tre anni. Nel 1979 con Jody Scheckter arriva un altro mondiale. Tra l’altro a Monza le due rosse chiudono al primo e secondo posto. Il compagno di squadra di Jody era Gilles Villeneuve, sempre corretto nei suoi riguardi. Enzo Ferrari amava molto il pilota canadese; in lui vedeva la forza e il coraggio di Tazio Nuvolari. Gilles non aveva la “maschera tagliente” come Tazio (il termine è di Lucio Dalla), ma gli stessi muscoli d'olio e d'acciaio. Lui era la macchina, perché la vestiva completandola. L'ultimo commento lasciamolo a Enzo Ferrari:
“Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio”. “Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato”. “E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve”. “Io gli volevo bene”.
Enzo Ferrari muore a Modena il 14 agosto 1988.
[La fotografia]
15 settembre 1980 Casinalbo (Modena). Enzo Ferrari bacia il suo pilota Gilles Villeneuve dopo il terribile incidente che il pilota canadese aveva avuto il giorno precedente a Imola.
Ph. Ercole Colombo. ©Foto Sport Images S.r.l.
[Il fotografo, Ercole Colombo e l’incontro con lui.]
Abbiamo incontrato Ercole Colombo nel suo studio. Lo spazio, ampio e accogliente, racconta la sua vita: quella condotta a bordo pista e non solo. Sulle pareti tanti caschi, tutti ordinati appoggiati sugli scaffali. Sono quelli di quei mitici eroi che, negli anni, hanno “indossato” un’auto per portarla oltre, al di là di un limite dove non esistono né paura, né coraggio ma solo quella spinta che vorresti non si fermasse mai, anche quando la strada si stringe, scartando di lato, lungo un rettilineo infinito. Tra i caschi riconosciamo i nomi, persino i disegni e la grafica. L’impatto è forte, pur solo sullo scaffale. L’emozione raddoppia solo sfiorandoli con un dito. Del resto, dei piloti quando corrono si vede praticamente solo quello, insieme ai guantoni. Il resto è macchina, muscolo e acciaio insieme: cuore e rombo, olio e calore. Poi leve, pulsanti, luci, alettoni, tutti diventati corpo unico.Il pilota è la macchina, questo è il punto: si fonde con essa, la plasma, ne segue il destino, ne segna il destino. Per il fotografo una doppia responsabilità: interpretare un gesto umano che diventa metallo, subito dopo; e può essere sorpasso, curva, frenata, staccata ma anche fiamme, fumo, lamiera contorta, dolore.
A Ercole Colombo va il merito di aver raccontato tutto questo, per anni, nel dettaglio con cura e passione. Dobbiamo a lui se certi episodi sono diventati memoria e leggenda, grazie a immagini in cui Ercole ha saputo fra trasparire la vita, l’amicizia, la passione per un mondo. Tante sono le esistenze che ha visto passare e tutte possono rivivere su quello scaffale, ma anche dentro le sue immagini: regalandoci un istante che è per sempre.
[Una domanda a Ercole Colombo]
In un'intervista chiedemmo a Colombo:"C'’è una tua fotografia alla quale sei particolarmente affezionato?". Ci ha risposto: "Sì, è quella di Enzo Ferrari che bacia Gilles Villeneuve". "Non la possiede nessuno! Eravamo in Ferrari e dietro c’è una storia. se poi mi chiedi il mio scatto migliore, spero di portarlo a casa domani". L'immagine preferita da Ercole è quella che abbiamo proposto.
[Ercole Colombo, note biografiche]
Nato e cresciuto a pochi passi dall’autodromo di Monza, il fotografo brianzolo approda al mondo della fotografia nel 1970. Da allora segue per le più importanti testate italiane e straniere le manifestazioni motoristiche, fino a diventare uno dei maggiori e attenti testimoni sulle piste di tutto il mondo nel raccontare con l’obiettivo le storie della F1. A Silverstone nel 2009 taglia il traguardo del 600° Gran Premio di Formula 1 vissuto da professionista. Ercole Colombo può essere definito una delle memorie storiche della F1 e nel corso degli anni ha firmato per la parte fotografica una trentina di libri sul mondo dei motori.
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