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[10 ANNI SENZA LUCIO]

Dieci anni senza Lucio sono tanti, troppi. Lo ricordiamo oggi che è il suo compleanno e lui ci guarda di lassù, sulla stella che cantava. “Stella scendi giù, vienimi vicino; Entra dalla finestra, infilati nel mio taschino; Specchiati nel comodino della mia camera da letto; Io sarò lì dietro alla tenda, in silenzio che ti aspetto”.

Tanti auguri, Lucio.

4/3/1943, data di nascita di Lucio Dalla, è il titolo di una canzone, presentata a San Remo nel 1971. Le parole erano di Paola Pallottino. Alla famiglia riunita piacque subito, anche agli anziani. Forse il merito stava nella intro di violino semplice e facile o anche nel ritmo successivo: quello di una ballata “ballabile”, comprensibile. Di certo la storia del brano faceva breccia nei cuori di tutti: parlava di una ragazza madre che “giocava a far la donna con un bimbo da fasciare”.

Lucio aveva già una sua storia musicale, fatta di talento e Jazz; ma da allora ha iniziato a occupare le nostre vite, con una presenza assidua. Le sue parole entravano ovunque, attraverso le fessure delle porte, delicatamente; e diventavano proverbi, aforismi, frasi d’uso comune. “Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”, così recita “Disperato erotico stomp”; già, perché nella musica di Dalla c’è tanta Bologna, quella dei mattoni rossi, delle notti lunghe, delle cene da “Vito” assieme agli amici. Lui cantava anche altrove, però, a Milano ad esempio (Milano a portata di mano, Ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano) e anche al futuro. Nelle sue parole ci riconosciamo soprattutto oggi (Si esce poco la sera, Compreso quando è festa ), con la paura di quei “sacchi di sabbia” che non vorremo mettere mai vicino alla finestra.

Anche in amore lo sguardo era al futuro: “Dalla sua cella lui vedeva solo il mare, Ed una casa bianca in mezzo al blu, Una donna si affacciava, Maria”, ma Dalla è ancora molto di più. Ce ne accorgiamo oggi, dopo dieci anni dalla sua dipartita. La sua presenza era rassicurante, sotto i portici o al Palasport durante le partite della sua Virtus.

Grazie Lucio, accompagnaci ancora come hai fatto fino ad oggi: “Con un salto siamo nel duemila, Alle porte dell'universo, Importante è non arrivarci in fila, Ma tutti quanti in modo diverso, Ognuno con i suoi mezzi, Magari arrivando a pezzi, Su una vecchia bicicletta da corsa, Con gli occhiali da sole e Il cuore nella borsa

[Le fotografie]

Lucio Dalla. Ph. Luigi Ghirri

Lucio Dalla. Ph. Guido Harari. Bologna, 1996.

[Lucio e la fotografia]

Lucio aveva una voce per tutto, anche per la fotografia. Lo si intuisce in un'intervista con Gianluigi di Napoli, noto ritrattista (cercatela in rete).

“Mi diverte vedermi fotografato”, dice il cantante, “Più di quanto non mi piaccia fotografare”. “Sono stato un buon fotografo fino a vent'anni fa, poi improvvisamente … quello che fotografavo non era più vero, ma una dilatazione del reale”. “Mi sembrava più vero ciò che esisteva al di fuori dello scatto”. “La realtà non è mai quella fotografata”.

Ancora le parole di Lucio: “La fotografia è pura magia, di mezzo ci sei tu che premi il pulsante quale filtro della realtà. Forse il suo bello sta proprio lì”.

Per finire, la passione di Dalla: “Io e Ghirri eravamo amici. Lui mi ha seguito in tutto il mondo. La sua bravura stava nel cercare di fotografare ciò che non è fotografabile”.

[Il fotografo, Luigi Ghirri]

Luigi Ghirri nasce a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1943 e si spegne a Roncocesi (Reggio Emilia) nel 1992. Tra gli autori più importanti e influenti nel panorama della fotografia contemporanea, inizia il suo lavoro nel 1970 sulla base di un approccio maturato all'interno dell'arte concettuale e le sue ricerche lo portano ben presto a essere noto sulla scena internazionale. Nel 1975 è tra le "Discoveries" del Photography Year di "Time-Life" e partecipa all'esposizione Photography as Art di Kassel. Nel 1982 è invitato alla Photokina di Colonia, dove nell'ambito della mostra Photographie 1922-1982 viene presentato come uno dei venti fotografi più significativi del XX secolo.

Già verso la fine degli anni Settanta all'attività espositiva sempre più intensa inizia ad affiancare l'idea di un importante lavoro di promozione culturale, con la messa a punto di progetti editoriali sviluppati all'interno della casa editrice Punto e Virgola fondata insieme a Paola Borgonzoni e Giovanni Chiaramonte (1978-1980) e quindi con l'organizzazione di mostre come Iconicittà (1980), Viaggio in Italia (1984), Esplorazioni sulla Via Emilia (1986) che lo vedono al centro di un animato dibattito. Sulla base di committenze pubbliche e private si esprime dunque lungo gli anni Ottanta come interprete dell'architettura e del paesaggio italiano, offrendo tra l'altro il suo sguardo alle realizzazioni di alcuni importanti architetti.

Nel 1985 Aldo Rossi lo invita a lavorare per la sezione architettura della Biennale di Venezia e nel 1988 cura la sezione fotografia della Triennale di Milano. La sua lunga e profonda riflessione sul tema del paesaggio culmina quindi sul finire degli anni Ottanta con la realizzazione dei volumi Paesaggio italiano e II profilo delle nuvole, entrambi del 1989. Assai numerose sono oggi le pubblicazioni dedicate alla sua opera.

I suoi lavori sono conservati presso varie realtà museali nel mondo, tra cui: Stedelijk Museum (Amsterdam), Musée-Château (Annecy), Musée de la Photographie Réattu (Arles), Polaroid Collection (Cambridge, Massachusetts), Musée Nicéphore Niépce (Chalon-sur-Saòne), Museum of Fine Arts (Houston), Museo di Fotografia Contemporanea (Cinisello Balsamo, Milano), Archivio dello Spazio - Amministrazione Provinciale (Milano), Galleria Civica (Modena), Canadian Centre for Architecture - Centre Canadien d'Architecture (Montreal), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes - Bibliotèque Nationale (Paris), Fond National d'Art Contemporain (Paris), Collezione Fnac (Paris), Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Parma), Biblioteca Panizzi -Fototeca (Reggio Emilia), Palazzo Braschi -Archivio Fotografico Comunale (Roma).

(Fonte Fotografia Europea)

[Guido Harari, note biografiche]

Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).

Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".

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