[ORNELLA MUTI, BELLEZZA E TALENTO]
A noi è piaciuta molto la Muti fine anni ’80, quando la commediola italiana era finita nel dimenticatoio, almeno per lei. In “Cronaca di una morte annunciata” (1986) di Francesco Rosi forse ha dato il meglio di se stessa. Di certo la sua bellezza non passava inosservata, anche perché al di fuori dei luoghi comuni o delle tendenze della sua era. Occhi verdi, sorriso accattivante, gamma espressiva a grande latitudine: Ornella era un po’ questo, il che l’ha resa disponibile per il cinema impegnato e le pellicole più commerciali. Per il resto godiamoci le sue fotografie. Una porta la firma di Helmut Newton: silenzio.
Ornella Muti nasce a Roma il 9 marzo 1955 da un giornalista napoletano e da una scultrice di origine sovietica. Sua sorella, Claudia Rivelli, negli anni ’70 è una diva dei fotoromanzi.
Nel 1970 a soli 15 anni il regista Damiano Damiani la sceglie come protagonista del film “La moglie più bella”: un debutto importante sul grande schermo.
Nel 1971 Umberto Lenzi la sceglie per interpretare due film importanti: “Il sole nella pelle” e “Un posto ideale per uccidere”. In quest’ultimo lavoro Ornella è Ingrid Sjoman, un’adolescente che con il fidanzato si fa ospitare in casa di una signora che ha appena ucciso il marito.
Nel 1974 Mario Monicelli la consacra alla popolarità con il ruolo di Vincenzina in “Romanzo popolare” in cui affianca Ugo Tognazzi. In quel periodo Ornella Muti è in dolce attesa. Il successo le arriva ugualmente e nel ’76 affianca Gérard Depardieu ne “L’ultima donna” di Marco Ferreri, che la sceglierà anche per “Storie di ordinaria follia” (1981) e “Il futuro è donna” (1984).
Nello stesso anno cede al fascino di Vittorio Gassman in “Come una rosa al naso” di Franco Rossi. Quattro anni dopo Ornella Muti recita nel film candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero “I nuovi mostri” (1978) sotto la regia Monicelli-Risi-Scola. Il successo porterà Ornella a Hollywood, per recitare in: “Flash Gordon” (1979) di Mike Hodges e “Love and Money – Per amore e denaro” (1979) di James Tobak.
Tornata in Italia, si rivolge alla nuova commedia all’italiana, quella comica e un po’ sboccata. E’ di fianco a Adriano Celentano in “Il bisbetico domato” (1980) e “Innamorato pazzo” (1980) di Castellano e Pipolo. Reciterà anche con Renato Pozzetto in “Nessuno è perfetto” (1981) e “Un povero ricco” (1981) di Pasquale Festa Campanile, che la vuole anche in “La ragazza di Trieste” (1982) al fianco di Ben Gazzara.
Nell ’84 Volker Schlondorff le affida uno dei ruoli più importanti della sua carriera, quello di Odette, l’amore impossibile di Proust. Il film s’intitola “Un amore di Swann” (1983) e recita con: Alain Delon, Jeremy Irons, Fanny Ardant. Nello stesso anno arriva la TV e conduce "Risatissima" con Johnny Dorelli.
Arrivano, per Ornella, i suoi film migliori: “Cronaca di una morte annunciata” (1986) di Francesco Rosi, “Codice privato” (1988) di Citto Maselli, “’O re” (1988) di Luigi Magni e “Il viaggio di Capitan Fracassa” (1990) di Ettore Scola.
Nel 1995 uscì in Italia, Spagna e Sud America “L'amante bilingue”, diretto da Vicente Aranda. Dopo un periodo di lontananza dal grande schermo, torna nel 1999 con “Panni sporchi”, di Mario Monicelli.
Fa parte del cast di "To Rome with Love" di Woody Allen nel 2012; nel film, ambientato interamente a Roma, interpreta una famosa attrice italiana.
[Le fotografie]
Ornella Muti, Anonimo. Anni ‘80
Ornella Muti, Helmut Newton. Como, 1986
[Il fotografo, Helmut Newton]
Considerato uno dei maestri del Novecento, Helmut Newton ci ha restituito molteplici scatti del corpo femminile, tra ricerca fotografica ed erotismo sofisticato, ambiguo e talvolta estremo. Lui è stato un cultore del corpo e da lì è derivato un legame profondo con il mondo della moda. Newton ha lavorato ossessivamente con il bianco e il nero ed è nel gioco dei grigi che si delineano le forme, inserite nei contesti più disparati, ma altamente evocativi: semplici fondali, contesti urbani o interni di eleganti case alto borghesi. Per Newton la tecnica fotografica è importante, ma anche il corpo di donna e il contesto nel quale si mostra. Lui ricorre un po’ a tutto: accessori, corsetti, addirittura a attrezzature ortopediche: questo per enfatizzare la femminilità e la carica erotica delle sue modelle. L’attrazione di chi guarda è al massimo: per un fetish che diventa culto, o anche provocazione.
Helmut Neustätder, in arte Helmut Newton, nasce a Berlino il 31 ottobre del 1920 da una ricca famiglia di origine ebrea. L’ambiente della borghesia berlinese gli permette di seguire le proprie passioni e di avvicinarsi al mondo della fotografia fin dalla giovane età: a soli 12 anni acquista infatti la sua prima macchina fotografica. Con la diffusione delle leggi razziali naziste, lascia la Germania nel 1938 e trova temporaneamente rifugio a Singapore, ma poco dopo si vede internato ed espulso in Australia dalle autorità britanniche.
A Sydney si arruola con l’esercito australiano per combattere nella II Guerra Mondiale. Grazie alla devozione nei confronti del paese che lo ospita, nel 1946 ottiene la cittadinanza australiana, e nel 1948 conosce e sposa l’attrice e fotografa June Brunnell (in arte June Browne o Alice Springs), alla quale resterà legato per oltre 50 anni. Dopo la guerra lavora come fotografo freelance a Melbourne, collaborando con diverse riviste tra cui Playboy.
Nel 1961 si trasferisce a Parigi, dove inizia a conoscere fama e popolarità grazie ai suoi scatti, pubblicati dalle più note riviste di moda internazionali come Vogue, Elle, GQ, Vanity Fair e Marie Claire, ed esposti in tutto il mondo. Nel 1976 pubblica il suo primo volume di fotografie White Women, immediatamente osannato dalla critica per il rivoluzionario gusto estetico, segnato da un erotismo predominante.
Raggiunge l’apice della carriera e della fama a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 con le serie Sleepless Nights e Big Nudes, quando inizia inoltre a lavorare per grandi firme come Chanel, Versace, Blumarine, Yves Saint Laurent, Borbonese e Dolce & Gabbana. Conclude la sua carriera nel 1984, realizzando con Peter Max il video dei Missing Persons, Surrender your Heart. Si ritira così a vita privata, vivendo tra Montecarlo e Los Angeles. Muore il 23 giugno del 2004, a 83 anni, in un incidente stradale a bordo della sua Cadillac.
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