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[LO “SCAT” DI GEORGE BENSON]

C’è sempre un momento per ascoltare George Benson e il suo “scat” (chitarra e voce che pronunciano la medesima melodia). Lo si tira fuori dalla scansia quando si ha voglia di raffinatezza. I suoi assoli di chitarra sono preziosi all’ascolto, perché fatti solo di suoni “semi-acustici”, ma ritmati e colorati da una tecnica senza pari. E’ anche la velocità a sorprendere, presente nel jazz (anche di casa nostra), ma rara nel R & B, qui maggiormente adagiata in pentatoniche spesso stiracchiate su “settime” e “note blues” (apprezziamo anche questo, per carità). George Benson però è unico, forse semplicemente originale; certamente innovativo, soprattutto quando sconfina dai generi a lui usuali. Forse il momento dell’ascolto è arrivato: a dopo.

George Benson nasce il 22 marzo 1943 a Pittsburgh nello stato della Pennsylvania (U.S.A.) Lui può essere considerato uno dei più grandi chitarristi nella storia del Jazz e R & B. I suoi assoli sono veloci, armonici, profondi, spesso accompagnati dalla voce, che ne raddoppia la costruzione.

Benson mostra le sue qualità fin da bambino. All'età di otto anni inizia a suonare la chitarra, ma s’impegna maggiormente per affinare la voce, cantando per strada, nella città di Pittsburgh. All'età di dieci anni viene notato da un talent scout e nel 1950 effettua la sua prima registrazione. Intanto, il suo patrigno lo incoraggia nell'esprimersi maggiormente a livello strumentale, costruendogli una chitarra elettrica.

La sua grande occasione arriva nel 1961 quando si unisce come chitarrista alla band musicale dell'organista Jack McDuff. Benson con McDuff gira per tutti gli Stati Uniti, fino al 1965 quando lo lascia per formare il suo quartetto jazz e incidere i suoi primi album.

Nel 1965 sposa Johnnie: la longevità di questo matrimonio è un esempio raro nel mondo dello spettacolo.

George Benson è conosciuto come un uomo dolce, dal carattere forte, riservato nella vita privata. Oltre a cantare e suonare la chitarra elettrica con il Suo gruppo, si presta per i maestri del jazz come Ron Carter, Billy Cobham, Miles Davis, Herbie Hancock, Freddie Hubbard e Lee Morgan. Nel 1967 passa alla casa discografica Verve e incide il suo primo album da cantante e chitarrista solista, intitolato "Benson Burner". I suoi assoli di chitarra sono bene accolti dalla critica.

Nel 1971 incide due nuovi album "Beyond the Blue Horizon" e "White Rabbit" molto apprezzati dalla critica; dal 1973 al 1975 incide altri album intitolati "Body Talk" e "Bad Benson". Dopo si trasferisce alla Warner Bros Record, per essere indipendente nelle scelte musicali e lì sviluppa lo “scat”: un modo di cantare con una linea identica a quella melodica che suona la chitarra (George Benson essendo un grande vocalist, con la sua voce imita il suono che sta eseguendo con la sua chitarra).

Nel 1976 con la Warner Bros incide l'album dal titolo "Breezin", che gli porta tre Grammy Award.

Passando alla Warner Bros Record, cambia anche chitarra: dalla Gibson alla Ibanez, dove fa costruire su sue indicazioni la Ibanez George Benson "Modello Ibanez GB10 e Modello Ibanez GB200".

Nel 1977 incide uno dei suoi migliori album, dal titolo "Weekend in L.A."; dove è presente la canzone "On Broadway", con la quale vince un Grammy Award per la Migliore performance vocale maschile, del genere R & B. Nel 1979 la canzone "On Broadway" viene inserita nella colonna sonora (candidata al premio Oscar) per il film "All That Jazz", diretta dal regista Bob Fosse e vincitore di quattro premi Oscar. Nello stesso anno pubblica il doppio album "Livin' Inside Your Love". Nel 1980 entra nel mercato della musica dance con il bellissimo album dal titolo "Give Me the Night", che lo porta a vincere altri 3 Grammy Award.

Il 29 Maggio 2001 viene chiamato in Italia (nella città di Modena) dal grande tenore Luciano Pavarotti per partecipare al "Pavarotti & Friends per l'Afghanistan".

Nel 2009 si presenta con lo straordinario album "Song and Stories". Nel 2011, per la prima volta, tiene un concerto in Israele e ritorna al genere jazz incidendo l'album intitolato "Guitar Man". Dal 1965 al 2012 sono oltre 160 gli album pubblicati, oltre 250 i milioni di copie vendute. Per questi risultati, ha una stella sulla Hollywood Walk of Fame al 7055 di Hollywood Boulevard.

[Le fotografie]

Marco Glaviano, George Benson

Guido Harari, George Benson, Milano 1986

[Il fotografo, Marco Glaviano]

Marco Glaviano è uno di quei personaggi divenuti leggenda nel mondo fotografico. Un grande maestro che appartiene a quella mitica, e forse irripetibile, generazione di creatori di immagini divenute icone di un tempo magico e che hanno costruito il mito delle top model negli anni ‘80 e ‘90. Glaviano è stato anche il primo ad aver realizzato i calendari che celebrarono la bellezza conturbante di supermodelle come Cindy Crawford, Angie Everhart, Paulina Porizkova, Eva Herzigova.

Uomo dai molti talenti, Marco Glaviano ha iniziato il suo percorso artistico con una laurea in architettura e avrebbe potuto facilmente avere successo non solo come architetto ma anche come musicista jazz o scenografo. Invece ha scelto la fotografia.

Abbiamo incontrato Glaviano più volte, nel suo studio. Ne è emersa l’eleganza e lo stile, la raffinatezza. C’è tanta Sicilia, nel suo dire: quella colta, che si distingue; perché al di sopra delle passioni o dei sentimenti più comuni. Nel suo habitat si fa largo anche la musica: uno xilofono (il suo strumento), un basso, una batteria, un pianoforte a mezza coda, occupano uno spazio preciso, un luogo di culto dove esprimersi con gli amici, magari con quel George Benson che Glaviano conosce bene.

[Il fotografo, Marco Glaviano, note biografiche]

Marco Glaviano è nato a Palermo nel 1942. Durante i suoi studi di architettura presso l’Università di Palermo sviluppa un forte interesse per la fotografia, essendo nello stesso tempo impegnato come scenografo in teatro. Nello stesso periodo suona il vibrafono in un gruppo Jazz, partecipando a diversi festival internazionali, dove per la prima volta comincia a fotografare gli amici jazzisti.

Nel 1967 decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia e si trasferisce brevemente a Roma, poi a Milano, dove apre uno studio e fonda con l’amico clarinettista Tony Scott il “Capolinea”, storico jazz club milanese.

Il suo lavoro appare nelle principali pubblicazioni di moda europee e nel 1975 decide di spostare la sua residenza a New York, dove per 35 anni continua a collaborare con le riviste di moda più prestigiose, realizzando oltre 500 copertine, soprattutto per American Vogue e Harper’s Bazaar, e finalizzando campagne pubblicitarie di moda e bellezza, per L’Oreal, Revlon, Calvin Klein, Valentino, Giorgio Armani, Roberto Cavalli e molti altri.

Negli anni ottanta, con il fondatore di Elite, John Casablancas, la allora presidente di Elite, Monique Pillard, e Patrick Demarchelier contribuisce ad inventare il fenomeno delle Supermodels, realizzando i famosi calendari di Paulina Porizkova, Cindy Crawford ed Eva Herzigova.

Nel 1995 idea e disegna “Pier 59 Studio” a New York, riconosciuto come lo studio fotografico più importante al mondo.

Il suo precoce interesse per la fotografia digitale lo porta a pubblicare la prima foto di moda digitale su American Vogue nel 1982. In quel periodo Marco è stato consulente della Kodak, Fuji, Hasselblad, Phase One, Sinar e Scitex, durante la transizione da film a digitale.

Intorno al 1995, scoraggiato dall’aspetto del nuovo ideale di bellezza femminile da 40 chili, abbandona la moda e si dedica alle sue fotografie personali ed alla pubblicazione di libri. Ha pubblicato 14 libri di fotografia in parte dedicati alle più famose modelle dagli anni ’70 in poi. Nell’autunno del 2006 pubblica “Il sesto senso” il primo libro dedicato esclusivamente al paesaggio, di cui il libro su Palermo è la logica continuazione.

Nel 2009 pubblica due libri di grande formato, in un’edizione limitata a 100 copie, di ritratti dei grandi del Jazz, per il quale Marco lavora dal 1972, e delle più importanti modelle degli anni ottanta.

Nel 2001 fonda a Milano,“Milanostudio”, lo studio di fotografia digitale tecnologicamente più avanzato esistente oggi. Marco ha esposto in più di venti mostre personali a New York, Los Angeles, San Francisco, Miami, Milano, St.Barth, Palermo e Capri. La sua prima personale (disegni allora) si è tenuta a Palermo nel 1948 all’età di 6 anni.

Le sue opere si trovano in numerose collezioni negli Stati Uniti, America Latina ed Europa. Marco vive e lavora fra New York e Milano, con la discreta presenza al suo fianco della sorella Adriana e con le figlie Barbara, Alessia e Adriana. Da qui ama fare frequenti puntate nella sua amata città Palermo.

[Il fotografo, Guido Harari]

Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d’azione contempla anche l’immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 è membro dell’Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).

Di lui ha detto Lou Reed: “Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo”.

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