[COMPLEANNI DI MAGGIO]
Il 15 maggio 1923 nasce Richard Avedon. Di lui abbiamo parlato più volte, anche per via dei tanti personaggi famosi che ha ritratto. In questo maggio 2022 ci prendiamo la libertà di accennare ai tanti fotografi che abbiamo incontrato nella prima quindicina del mese. La fotografia è fatta di tempo ed è bello poterne verificare gli stili con l’autore, ma anche negli anni e nei periodi storici. Qui incontreremo interpreti che hanno abitato cinquant’anni del secolo scorso: un bel panorama.
Circa le fotografie, abbiamo scelto due ritratti, riguardanti il primo e l’ultimo autore della nostra lista, che quindi conosceremo di persona.
[Le fotografie]
Sally Mann, autoritratto
Richard Avedon, New York 1978. Ph. Irving Penn
[1° Maggio 1951 a Lexington, Virginia, nasce Sally Mann]
Sally Mann è sempre rimasta coerente alle proprie radici. Ha fotografato il profondo sud degli USA dal 1970, tra ritrattistica, architettura, paesaggio e natura morta. Sta di fatto che le sue fotografie sono decadenti, al confine tra la vita e la morte. Molte discussioni sono sorte attorno ai suoi ritratti familiari, quelli di “Immediate Family”. L’idea delle fotografie coinvolge, in uno splendido bianco nero, i figli, nella quasi completa nudità. Come angeli, loro sono privi di sesso, ma racchiudono appunto la paura del dopo, forse della morte.
Molte delle opere di Mann, particolarmente quelle degli anni ’90, sono state eseguite col banco ottico, utilizzando il collodio umido. Una tecnica antica, che però accentua il carattere melanconico delle immagini: quello del tempo che sta divenendo, in un futuro incerto.
[2 Maggio 1904 nasce Bill Brandt]
Bill Brandt è nato ad Amburgo (Germania) nel 1904, da padre inglese e madre tedesca. Dalla salute incerta, dovrà al fratello il suo esordio nella fotografia. Questi, a Vienna, lo presenta alla dottoressa Eugenie Schwarzwald, che spinge il nostro a dedicarsi alla fotografia. Gli troverà un impiego presso lo studio di un’amica.
Gli inizi lo portano a scoprire André Kertész e Eugène Atget. Nei primi anni 30 si trova a Londra, dove compirà un’analisi profonda della società inglese, mettendone in luce le disparità esistenti tra le varie classi sociali. Si occuperà peraltro dei minatori, colpiti dalla crisi e dalla disoccupazione.
Un decennio dopo arriverà la guerra e anche lì Bill continuerà il suo lavoro sulle condizioni delle persone, mostrando le vite di tanti sotto la continua minaccia dei bombardamenti. Per il nostro sono gli anni del medio formato, ma anche della camera oscura, dove riesce ad aggiungere valore alle sue opere, con quel contrasto che l’ha reso riconoscibile fino a oggi. La fine della guerra coincide con un cambiamento di rotta nei contenuti delle immagini di Bill Brandt. Il nostro inizia a fotografare nudi, ritratti e paesaggi. Grazie a questi lavori la sua fama diventa internazionale. Utilizzerà una vecchia Kodak di legno, che aveva un angolo di visuale e una profondità di campo enorme. Ne verranno fuori donne inquietanti, mute, misteriose, persino oppresse; tutte raccontate da uno stile unico, frutto di una sperimentazione assidua contrapposta all’immaginario di chi guarda.
[3 Maggio 1944 a Stoccolma nasce Anders Petersen]
Gli anni degli studi non avvicinano Petersen alla fotografia. Lui andrà anche in Germania per imparare la lingua. Approccerà la pittura e la scrittura. Il passo in avanti avverrà con l’incontro di Christer Strömholm, del quale diventerà studente presso la scuola di fotografia di Stoccolma. Ne nascerà un’amicizia profonda.
Nel 1967 inizia a fotografare un bar di Amburgo (il Café Lehmitz). Il lavoro durerà tre anni e lo porterà a una personale di trecento stampe; rappresenterà il punto di partenza della sua carriera, anche se aveva già pubblicato qualcosa prima.
Le fotografie di Petersen vivono dell’incertezza. Non si tratta di una questione di contenuto, bensì dell’approccio che ne ha portato la genesi. Anders non ha la pretesa di raccontare e nemmeno di rivolgersi all’immagine di denuncia; dal suo lavoro non ricaviamo neanche un’analisi sociale. Ogni scatto racchiude un gesto, un momento; reso nobile proprio perché “solitario” e non contaminato da altri fini. E’ fotografia pura, ecco tutto; frammenti di tempo messi insieme ad accorciarne la lettura. Proprio per questo, dentro alle immagini c’è il senso della vita, almeno di quella che guardiamo, rapidamente, solo con uno sguardo a ritroso.
[5 Maggio del 1952, nasce Alex Webb]
Alex Webb è riconosciuto come uno dei pionieri americani della fotografia a colori. Webb ha sempre realizzato fotografie caratterizzate dai colori intensi, con la luce a intensificare il linguaggio. La sua opera, fatta di composizioni riccamente stratificate e complesse, tocca molteplici generi, tra cui la fotografia di strada, il fotogiornalismo, persino l’arte; ma, come sostiene Webb, “per me tutto questo è la fotografia”. “Dovete uscire ed esplorare il mondo con una macchina fotografica”. La capacità di Webb sta nel distillare il gesto, il colore, la luce, ponendo tutto a contrasto con le tensioni culturali. Il risultato? Immagini suggestive, che trasmettono un senso d’enigma, d’ironia e umorismo.
Alex Webb (nato a San Francisco) s’interessa alla fotografia durante gli anni del liceo. Si è laureato in storia e letteratura all'Università di Harvard. Nel 1974, inizia a lavorare come fotoreporter professionista. Nel 1976 entra in Magnum come membro associato.
Durante la metà degli anni 1970, Webb ha fotografato il sud americano, che documenta in bianco e nero. Ha anche lavorato nei Caraibi e in Messico. Nel 1978 ha iniziato a fotografare a colori. Ha pubblicato nove libri di fotografia.
[5 Maggio 1929 nasce Roger Mayne]
I bambini che giocano e gli eventi della vita quotidiana: questi sono stati alcuni dei temi affrontati dal fotografo Roger Mayne. Considerato uno dei migliori della Gran Bretagna, ha spostato i suoi interessi dalla chimica alla fotografia nel 1950, lavorando per riviste come il Picture Post e il New Left Review. Nel 1954 ha iniziato un progetto a lungo termine per documentare la vita nelle strade della classe operaia di Londra. All’inizio venne visto come una figura straniera, poi col venne accettato. Le sue foto mostrano i soggetti a proprio agio e la vita traspare per quella che era.
[13 maggio 1920, nasce Toni Schneiders]
Toni Schneiders è stato uno dei fotografi più importanti nella Germania del dopoguerra, noto soprattutto come membro del gruppo Fotoform (un vero e proprio movimento di avanguardia), che ha co-fondato con Otto Steinert, Peter Keetman, Siegfried Lauterwasser, Wolfgang Reisewitz e Ludwig Windstosser nel 1949. Fotoform è stato fondamentale nel rinnovamento della fotografia tedesca dopo il nazismo. Le fotografie Schneiders si distinguono per la formalità compositiva chiara e la spiccata attenzione alle geometrie.
Toni Schneiders ha lavorato nella tradizione della “nuova visione” (Neues Sehen) movimento degli anni 1920 e 1930. Egli non fu solo un fotografo "soggettivo," che lavora all'incrocio tra forma e oggetto, ma anche osservatore, scopritore del reale. Si cimentò pure come ritrattista, fotografo di viaggio, fotografo industriale e di paesaggio.
p[13 maggio 1935, nasce Jan Saudek]Jan Saudek nasce a Praga, figlio di un direttore di banca di origine ebraica. La sua famiglia vive le vicissitudini del regime nazista e viene rinchiusa nel campo di concentramento di Terezín. Lì moriranno alcuni dei fratelli del fotografo.
Dopo la guerra comincia a dipingere e disegnare. Nel 1950 viene assunto presso una tipografia e nel 1958 sposa Marie, dalla quale avrà due figli: Samuel e David. Nel 1959 la moglie gli regala la prima vera macchina fotografica, una medio formato. Saranno i lavori di E. Steichen ad appassionarlo oltremodo alla fotografia, convincendolo ad intraprendere la professione. Particolarmente impattante, per lui, sarà il catalogo di The Family of Man, la mostra che da New York partirà per tutto il mondo.
Jan Saudek, per i suoi nudi, ritrae gente comune, persone della porta accanto, senza ricorrere a top model da copertina. Oltre a ciò, molte delle sue immagini sono divertenti, esplorando più i sogni che la realtà: il che viene enfatizzato dall'uso della colorazione manuale, che produce un effetto onirico e distante dal vero. Sembra comunque che la scelta di Jan venne dettata dalla accidentale difficoltà di reperire pellicole e sviluppi a colori. Qualunque sia la verità, le immagini del nostro rappresentano un pugno nello stomaco, ma anche un gioioso inno alla vita. La forza sprizza fuori da ogni dove: sia che l’argomento sia comico, patetico o persino volgare e disperato.
[15 maggio del 1923, nasce Richard Avedon]
Richard Avedon è uno dei fotografi più importanti della seconda metà del Novecento. Durante una carriera durata 60 anni, il suo lavoro nel ritratto e nella moda ha ridefinito la fotografia come strumento. Più di ogni altro fotografo ha lavorato con successo per cancellare la distinzione tra fotografia e belle arti, con le prime mostre personali in musei allo Smithsonian (1962) e al Minneapolis Institute of Fine Art (1970). Nel 1978, è diventato il primo fotografo vivente a ricevere una mostra personale al Metropolitan Museum of Art. Ha avuto una seconda mostra retrospettiva lì nel 2002.
Nato a New York City nel 1923, Richard Avedon lasciò la DeWitt Clinton High School e si unì alla marina mercantile durante la seconda guerra mondiale. Dopo il congedo nel 1944, trovò immediatamente lavoro in diverse riviste, tra cui Harper's Bazaar, che pubblicò i suoi primi lavori di moda e ritratti a partire dal novembre dello stesso anno.
Per tutta la sua vita, Avedon ha mantenuto uno stile di ritrattistica unico che combinava il rigore dello studio con la spontaneità dei progetti sul posto. Lavorando a volte per riviste, e spesso per proprio conto, ha fotografato ritratti di persone di ogni campo e di tutti i ceti sociali.
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