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[IL POETA E FOTOGRAFO BEAT]

Si pensa spesso alla Beat Generation come a un fenomeno targato anni cinquanta, ma il termine venne coniato da Jack Kerouac, nel 1948; poi divenuto di dominio pubblico nel 1952 in un articolo scritto da un suo amico.

La Beat Generation letteraria comprendeva un numero relativamente ristretto di scrittori, orbitanti intorno alla Columbia University di New York o nella baia di San Francisco durante la metà degli anni quaranta, poi rimasti grandi amici, che si incoraggiavano vicendevolmente circa le proprie capacità. Allen Ginsberg era molto conosciuto da tutti, e in due fasi della sua vita ha fotografato, raccontando la propria prossimità. Ci sono piaciute le didascalie che accompagnano le immagini stampate: scritte non per spiegare, ma con l’intento di aggiungere intensità al momento, ben oltre lo scatto.

[Le fotografie]

Io vengo ritratto da William Burroughs, con una Kodak Retina acquistato di seconda mano da Bowery hock-shop, Siamo sul tetto del nostro appartamento Lower East Side. […]. Il quartiere era popolato da polacchi e ucraini. Vi vivevano alcuni artisti, drogati, studenti di medicina. […] l'affitto era solo 1/4 del mio stipendio mensile di $ 120 come redattore di giornali. […] (Didascalia Ginsberg).

“Richard Avedon, nel suo studio, settembre 1984”. “Vent'anni prima aveva scattato un ritratto di me e Peter Orlovsky nudi, abbracciati alla vita”. “Ci ha invitato a tornare per posare allo stesso modo, più grandicelli; e ho portato anche la mia macchina fotografica”. (Didascalia Ginsberg)

[Allen Ginsberg, la vita]

Allen Ginsberg nasce a Newark, nel New Jersey, il 3 giugno 1926. Figlio di Louis e Naomi Ginsberg, due membri ebrei della controcultura letteraria di New York degli anni '20, Allen è cresciuto visionando prospettive politiche progressiste. Sostenitrice del partito comunista, la madre di Ginsberg era una nudista, la cui salute mentale ha rappresentato una preoccupazione per tutta l'infanzia del poeta, rendendolo tollerante nei confronti di follia, nevrosi e psicosi.

Fu ammesso alla Columbia University e come studente lì negli anni '40 iniziò strette amicizie con William S. Burroughs, Neal Cassady e Jack Kerouac, che in seguito divennero figure di spicco del movimento Beat. Il gruppo ha condotto Ginsberg a una "Nuova Visione", che ha definito nel suo diario: "Dato che l'arte è semplicemente e in definitiva auto-espressiva, concludiamo che l'arte più completa, l'espressione artistica più individuale, non influenzata, non repressa e disinibita è vera espressione e la vera arte”.

In questo periodo, Ginsberg ebbe anche quella che chiamava la sua "visione di Blake", un'allucinazione uditiva di William Blake che leggeva le sue poesie, secondo lui un momento cruciale per lui nella sua comprensione dell'universo, che ha influenzato le convinzioni fondamentali sulla sua vita e sul suo lavoro. Ginsberg ha affermato che non erano coinvolte droghe, ma in seguito ha aggiunto di averle usate nel tentativo di riconquistare i sentimenti ispirati dalla visione.

Nel 1954 Ginsberg si trasferì a San Francisco. Il suo mentore, William Carlos Williams, lo presentò a figure chiave della scena poetica di San Francisco, tra cui Kenneth Rexroth. Ha anche incontrato Michael McClure, che gli ha trasferito l'incarico di curare un reading per la neonata Galleria “6”. Con l'aiuto di Rexroth, il risultato fu "The '6' Gallery Reading" che si svolse il 7 ottobre 1955. L'evento è stato salutato come la nascita della Beat Generation, in gran parte perché per la prima volta veniva letto in pubblico l’Urlo di Ginsberg, una poesia che attirò l'attenzione mondiale su di lui sui poeti che frequentava. "Howl", l’Urlo appunto, divenne una delle poesie più lette del secolo, tradotta in più di ventidue lingue.

Negli anni '60 e '70 Ginsberg, in qualità di icona della Beat generation, è stato coinvolto in innumerevoli attività politiche, comprese le proteste contro la guerra del Vietnam; e ha parlato apertamente di questioni che lo riguardavano, come la libertà di parola e i diritti dei gay.

Nel 1979, Ginsberg ha ricevuto una borsa di studio dal National Endowment for the Arts e nel 1993 lo Chevalier des Arts et des Lettres (l'Ordine delle Arti e delle Lettere) dal ministro della Cultura francese. Nei suoi ultimi anni, Ginsberg è divenuto un illustre professore al Brooklyn College.

Il 5 aprile 1997, a New York City, muore per complicazioni dovute all'epatite.

[Un grazie a Fernanda Pivano]

Dopo aver parlato di Allen Ginsberg, ci sembra giusto aggiungere una nota su colei che l’ha fatto conoscere qui da noi, in Italia; perché Fernanda Pivano (grazie) rimane una figura chiave per la diffusione della letteratura americana nel nostro Paese. Grazie a lei il pubblico italiano ha potuto incontrare molti autori d’oltreoceano: da Ernest Hemingway a Jack Kerouac, da Allen Ginsberg a Charles Bukowski. Fernanda ha rappresentato l’amore per la letteratura e i libri dell’America della controcultura targata anni Sessanta.

[Allen Ginsberg fotografo]

Nel 1953 Ginsberg ha acquistato una piccola Kodak usata, iniziando a immortalare se stesso e i suoi amici a New York, San Francisco e in tutti i luoghi toccati dai suoi viaggi in giro per il mondo. Contemporaneamente, stava sviluppando la sua vocazione poetica: insieme a “On the road” dell’amico Kerouac, “Howl” ha decretato il cambiamento sostanziale che stava avvenendo nella letteratura americana. Ginsberg ha abbandonato la fotografia nel 1963, concentrandosi sulla carriera letteraria. Incoraggiato dai fotografi Berenice Abbott e Robert Frank, nel 1983, Ginsberg ha ripreso l’attività fotografica, facendo ristampare alcune vecchie foto e scattandone di nuove, soprattutto ritratti di amici e conoscenti.

Grazie a Ginsberg ci sono pervenute le fotografie di un’epoca stravagante e sovversiva, quella della Beat Generation. Nulla è sfuggito al suo obiettivo: le città confusionarie dell’America degli anni Cinquanta, i lunghi viaggi in macchina on the road, le manifestazioni per la pace e ancora le letture pubbliche dei romanzi e l’intero clima di quell’epoca, dove alla politica conservatrice si contrappongono i desideri giovanili di libertà.

Quello che più colpisce nelle fotografie di Ginsberg è l’assoluta vicinanza ai soggetti ritratti, a testimonianza della loro grande amicizia.

E’ una fotografia da album, quella di Allen; presa di getto, sublimata dalle parole scritte nella cornice bianca delle fotografie, come a “riscriverle” in un racconto intimo e personale, annotando ricordi e momenti.

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