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[ENRICO RUGGERI, LE PAROLE CHE VORREMMO AVER DETTO]

Enrico Ruggeri è un cantautore conosciuto sul palco, nei dischi, ma anche come autore. Ha scritto per molti, tra questi: Anna Oxa, Riccardo Cocciante, i Pooh, Mia Martini e Mina (l'emozionante "Il portiere di notte") e numerosi brani per Fiorella Mannoia. Le sue parole (sì, quelle che vorremmo aver detto) sono semplici, per nulla ermetiche, ma lasciano trasparire una sensibilità unica, classica potremmo dire; questo anche in considerazione degli studi che ha affrontato in gioventù.

“Il mare d’inverno è un film in bianco e nero visto alla TV”, oppure “Punti invisibili, rincorsi dai cani, stanche parabole di vecchi gabbiani e io che rimango qui sola a cercare un caffè” (da Il mare d’inverno, 1983). Ancora: “Abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia è una mancata verità, che prima o poi succederà; cambia il vento ma noi no e se ci trasformiamo un po'è per la voglia di piacere a chi c'è già o potrà arrivare a stare con noi” (Da Quello che le donne non dicono, di Ruggeri-Schiavone 1987).

Ci ripetiamo spesso queste frasi, va bene così.

[Le fotografie]

Enrico Ruggeri fotografato da Daniele Venturelli.

Enrico Ruggeri fotografato da Giovanni Gastel per le 100 facce della musica italiana.

[Enrico Ruggeri, note biografiche]

Enrico Ruggeri nasce a Milano il 5 giugno 1957. Frequenta liceo classico Berchet, dove inizia le sue prime esperienze musicali con alcuni gruppi della scuola. Nel 1973 fonda la band dei "Josafat", con la quale suona al Teatro San Fedele di Milano, con un repertorio di classici del rock anni '60. L’anno dopo, è la volta di un nuovo gruppo: gli "Champagne molotov". Il rock cambia, più vicino a quello David Bowie e Lou Reed.

La prima canzone importante è datata 1975: è "Living Home", poi diventata "Vivo da Re". Enrico è ancora un liceale, ma la scuola farà ancora capolino nella sua vita, visto che da univeritario insegnerà, da supplente, italiano e latino alle medie. Terminato il liceo Enrico si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza e insegna, come supplente, le materie di italiano e latino presso le scuole medie inferiori.

Nel 1977 il gruppo cambia ancora: nella formazione e pure nello stile, più vicino quest’ultimo al punk-rock che sta esplodendo un po' in tutta Europa. Il nome sarà "Decibel" e per Enrico la musica diventa la prima attività. Sempre nel 1977, ma in autunno, la Spaghetti Records propone al gruppo un contratto e li manda al Castello di Carimate per registrare "Punk", l'album di debutto. Tutto era nato da un concerto pubblicizzato ma mai organizzato.Il lavoro riscuote un buon successo e i Decibel suonano come gruppo di supporto per Heartbreakers, Adam & the Ants.

Il 1979 esce l’album "Vivo da Re", registrato anch’esso al Castello di Carimate. L'anno successivo Ruggeri porta i Decibel sul palco del Festival di Sanremo con il brano "Contessa": è il successo. In seguito, le strade di Enrico Ruggeri e del suo complesso si separano definitivamente. Con Luigi Schiavone firmerà moltissimi pezzi, tra cui alcuni capolavori assoluti della musica leggera italiana. Nel 1983 scrive "Il mare d'inverno", che conoscerà un grande successo con la voce Loredana Berté.

Nel 1985 esce l'album "Tutto scorre" e Ruggeri partecipa all'annuale rassegna della canzone d'autore, il prestigioso Premio Tenco. L'anno successivo vince il premio della critica al Festival di Sanremo, con "Rien ne va plus". Al rientro dalla tournée estiva sposa Laura Ferrato; l'anno si chiude con un altro disco "Enrico VIII" con il quale otterrà il suo primo disco d'oro.

L'edizione di Sanremo 1987 vede vittoriosa una delle più belle canzoni italiane di sempre: "Si può dare di più" firmata e interpretata dal trio Enrico Ruggeri, Gianni Morandi e Umberto Tozzi. Nella stessa edizione il premio della critica viene assegnato a "Quello che le donne non dicono", scritta da Enrico e interpretata da Fiorella Mannoia. Scrive poi brani per Anna Oxa, Riccardo Cocciante, i Pooh, Mia Martini e Mina (l'emozionante "Il portiere di notte") e molti per Fiorella Mannoia.

Il 24 marzo 1990 nasce il figlio Pico, Pier Enrico: due mesi più tardi è la volta del disco "Il falco e il gabbiano", che segna un ritorno al rock. Il 1992 Ruggeri riempie stadi e Palasport con la tournée che lancia "Peter Pan". Nel 1993 Enrico Ruggeri vince per la seconda volta il Festival di Sanremo con "Mistero", un brano rock. Nel 1994 esce "Oggetti smarriti" ed entra nella band Andrea Mirò, polistrumentista e direttrice d'orchestra, che diventerà poi insostituibile collega e compagna nella vita.

Il 6 febbraio 1996 Enrico Ruggeri festeggia i 3 milioni di dischi venduti in carriera: partecipa al festival di Sanremo con "L'amore è un attimo"; segue l'uscita dell'ottimo disco "Fango e stelle".

Una nuova sfida arriva alla fine del 2005, quando accetta di condurre la trasmissione tv "Il Bivio", in seconda serata su Italia 1, programma che racconta le ipotetiche diverse vite che ci sono nella storia di ciascuno di noi. Nel 2010, dopo San Remo (dove canta “La notte delle fate”), partecipa a "X Factor", Ruggeri come giurato, insieme a Mara Maionchi, Anna Tatangelo ed Elio (Stefano Belisari) di Elio e le Storie Tese.

Nel 2017 pubblica la sua autobiografia dal titolo "Sono stato più cattivo". Torna ancora a Sanremo nel 2018, questa volta con il suo gruppo storico, i Decibel, presentando il brano "Lettera dal duca".

[Il fotografo, Daniele Venturelli]

Daniele Venturelli, fotografo autodidatta, nasce nel 1967 a Reggio Emilia, e mostra, fin da bambino, interesse e acuta curiosità verso “l’oggetto fotocamera” e lo sviluppo in camera oscura che ha modo di sperimentare, fin dai sette anni di età, presso la camera oscura “pubblica” del centro culturale della sua città.

Ha iniziato a fotografare da autodidatta scoprendo subito la sua passione per il ritratto in bianco e nero e poi verso la fotografia sportiva. Si è sempre aggiornato nella tecnica e nella conoscenza delle attrezzature, ottiche e fotocamere. Nel suo percorso di ricerca ha sperimentato prima la pellicola in bianco e nero per arrivare tra i primi in Italia al digitale.

Dopo una prima fase professionale che lo vedeva impegnato nell’immortalare le sfide sportive nazionali ed internazionali della Formula uno, dello sci, calcio, ciclismo ed equitazione, si è poi specializzato nella ritrattistica e nella fotografia editoriale dei grandi eventi culturali internazionali. Ha lavorato a stretto contatto con gradi personalità di fame internazionale, uno fra tutti, il Maestro Luciano Pavarotti, che ha seguito in concerti, tour e percorsi privati e professionali. Venturelli lavora curando direttamente ogni dettaglio: relazione con la committenza, composizione, luce, e mantiene personale contatto con le personalità da ritrarre, elementi peculiari che lo rendono unico non solo nello stile ma soprattutto nel processo creativo e nella dinamica di relazione e creazione. Ogni scatto è una vera e propria sfida creativa, contro il tempo di messa in rete degli scatti e della successiva pubblicazione.

La fotografia è diventata parte integrante della sua vita che lo porta a viaggi e trasferte lavorative continue in ogni parte del mondo, ma alle sfide professionali alterna anche passioni personali sportive che lo appassionano, prima il nuoto ed ora il ciclismo.

Numerose sono le pubblicazioni sulle pagine e sulle cover di prestigiosi Magazine nazionali ed internazionali. Sempre presente nei più importanti e prestigiosi eventi nazionali ed internazionali della moda, dello spettacolo, della cultura, dell’arte e dello sport.

Dal 2002 collabora con la prestigiosa agenzia fotografica Getty Image, portando attraverso la loro distribuzione capillare e internazionale, i suoi scatti a pubblicazioni in tutto il mondo. Grazie al suo curriculum e alla qualità del suo lavoro i suoi scatti sono molto ricercati e apprezzati.

[“Le 100 facce della musica italiana”]

Cento scatti per raccontare la musica italiana è un progetto architettato dalla rivista Rolling Stone insieme al fotografo Giovanni Gastel, alla fine del 2014. Ne è nata una mostra, che ha viaggiato a lungo, partendo da Milano. Il vero viaggio, però, l’ha compiuto proprio Giovanni Gastel, identificando il volto e il suono della nostra Italia, in una forma che non si era mai vista. Gli scatti sono stati realizzati tutti in studio, con il fotografo che ha cercato il dialogo con ogni artista: questo per cercarne l’elemento caratterizzante, quello che gli avrebbe permesso di raccontare la storia di ciascuno dei 100 artisti.

[Il fotografo, Giovanni Gastel]

(Fonte: sito ufficiale dell’autore)

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955 da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, ultimo di sette figli. La sua carriera di fotografo inizia in un seminterrato a Milano verso la fine degli anni ’70, dove Gastel, giovanissimo, trascorre i suoi lunghi anni di apprendistato scattando foto ed imparando le tecniche base di un mestiere che l’avrebbe poi portato al successo. Tra il ’75-‘76 lavora per la prestigiosa casa d’aste londinese Christie’s, mettendo in pratica ciò che aveva appreso.

La svolta della sua carriera arriva nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda: dopo la pubblicazione della sua prima natura morta sulla rivista italiana “Annabella”, nel 1982, inizia a collaborare con Vogue Italia e, poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini -Direttore di Edimoda- e Gisella Borioli, con Mondo Uomo e Donna.

Tra gli anni ’80 e i ’90, la carriera di Gastel nel mondo della moda esplode parallelamente al boom del “Made in Italy”. In quegli anni, Gastel sviluppa campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane tra cui Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo e molte altre. Il successo nel suo paese lo porta anche a Parigi -dove negli anni ’90 lavora per marchi come Dior, Nina Ricci, Guerlain- nonché nel Regno Unito e in Spagna.

Sebbene la sua carriera inizia nel mondo della moda, Gastel (fotografo e, al contempo, anche poeta) capisce rapidamente che il suo impulso d’espressione necessita anche di progetti con fini prettamente artistici. La consacrazione artistica non tarda ad arrivare e, nel 1997, la Triennale di Milano gli dedica una personale curata dal grande critico d’arte, Germano Celant. La mostra lancia Gastel ai vertici dell’élite fotografica mondiale e il suo successo professionale si consolida così tanto che il suo nome che compare su riviste specializzate accanto a quello di mostri sacri della fotografia Italiana come Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna e di leggende internazionali come Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller.

Il successo professionale apre le porte ad un altro lato del repertorio fotografico di Gastel che fino alla fine degli anni 2000 era rimasto inesplorato: il Ritratto. Negli ultimi anni, Gastel si scopre appassionato di questo ramo della fotografia e, come sempre ha fatto nella sua carriera, vi s’immerge totalmente. Il suo lavoro culmina in una mostra al Museo Maxxi di Roma nell’anno 2020 con una selezione di 200 ritratti che ritraggono volti di persone del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo e della politica che lo stesso Gastel ha incontrato durante i suoi 40 anni di carriera. Alcuni dei ritratti degni di nota includono Barack Obama, Ettore Sottsass, Roberto Bolle e Marco Pannella.

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