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HEMINGWAY FERITO SUL PIAVE

L’8 luglio 1918, a Fossalta di Piave, a pochi passi da Venezia, sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale, viene ferito il giovane Ernest Hemingway, da un colpo di mortaio austriaco. Lui, arruolatosi volontario, era un’autista d’ambulanza della sezione statunitense della Croce Rossa. Un difetto alla vista non gli aveva permesso di far parte dei reparti combattenti. Lo scrittore era giunto a Fossalta il 24 giugno e le strade del piccolo paese gli parvero un cimitero a cielo aperto. Le due settimane trascorse nel paese veneto, prima del ferimento, segnarono in profondità la vita del giovane scrittore.

L’8 luglio, dopo l’esplosione che l’aveva ferito, cercò di mettere in salvo tre commilitoni: due perirono, l’altro, grave, riuscì a portarlo dove avrebbe ricevuto i primi soccorsi. Ernest venne poi trasportato in treno all’Ospedale della Croce Rossa americana di Milano, in via Armonari, dove fu operato. Lì rimase tre mesi e s’innamorò di un’infermiera statunitense di origine tedesca, Agnes von Kurowsky. Dall’intera vicenda trasse ispirazione per uno dei suoi romanzi più celebri, “Addio alle armi”, dove è ben riconoscibile un tratto autobiografico.

Il gesto d’eroismo che lo vide protagonista sul Piave gli valse la medaglia d’argento al valore del Regno d’Italia.

Ernest Hemingway a Milano

Lo scrittore era già stato a Milano. Vi era arrivato il 7 giugno, alla stazione Garibaldi, proveniente da Parigi. Da subito dovette occuparsi di feriti, a causa dell’esplosione di una fabbrica di munizioni vicino Bollate.

Dopo il ferimento di Fossalta, iniziò per Hemingway un lungo soggiorno milanese, durato tre mesi. L’ospedale era confortevole e lussuoso, con i pazienti alloggiati al quarto piano e il personale al terzo, il che gli restituì tranquillità. In una lettera inviata alla famiglia scriverà: «Milano è prospera e deliziosa; la città più moderna e vibrante d’Europa, con lo splendido Duomo le cui colonne finiscono in cielo». E poi, come dicevamo, c’è Agnes, della quale s’innamora, ricambiato.

La guerra continua. Hemingway, ormai guarito, a fine ottobre, viene trasferito sul fronte del Monte Grappa, dove si ammala di nuovo, questa volta di epatite; è rispedito ancora a Milano, dove però Agnes non c’è più. I due si rivedono per l’ultima volta a Genova, prima della partenza in nave di Ernest per New York. Tornato a casa, lo scrittore è rattristato da una lettera della ragazza: si sposerà a breve con un giovane aristocratico italiano; è l’epilogo doloroso di un grande amore, quello raccontato nel romanzo “Addio alle armi”, uscito nelle librerie nel settembre 1929.

La parentesi milanese è solo una tappa della vita avventurosa di Ernest Hemingway: sessantadue anni trascorsi in giro per il mondo; e poi, tre figli, quattro mogli, molte amanti, una ventina di libri, un premio Pulitzer, un Nobel.

Il milanese che passi in via Armorari 4 può leggere la targa che celebra il soggiorno di Hemingway e la nascita di “Addio alle armi”.

Ernest Hemingway torna in Italia

Hemingway tornerà in Italia più volte. Nel 1922, da corrispondente del Toronto Daily Star, fu mandato in Italia per intervistare Benito Mussolini. L’incontro avvenne a giugno, durante una conferenza stampa nella sede milanese del quotidiano fondato da Mussolini dopo aver lasciato l’Avanti!: Il Popolo d’Italia. La marcia su Roma sarebbe arrivata di lì a pochi mesi.

Hemingway sarebbe tornato anche a Fossalta, obbedendo a una pulsione di tutti coloro che hanno combattuto in un luogo. E’ la contraddizione a richiamarli, perché la guerra è brutta, ma ad essa vengono dedicati gli anni migliori. «Fossalta me la ricordavo ridotta dalle bombe a cumuli di macerie, al punto che neppure i topi ci potevano abitare». Così scriveva Ernest Hemingway sul “Daily Star” di Toronto nel luglio del 1922. L’articolo, intitolato “Visita di un reduce al vecchio fronte”.

A Fossalta, in Veneto, Hemingway avrebbe ambientato un altro suo romanzo: “Di là dal fiume e tra gli alberi”, scritto nel 1950.

Addio alle armi

Pubblicato nel 1929, Addio alle armi è un romanzo di guerra, amore, dolore, narrate con tutte le contraddizioni dell’epoca che lo scrittore ha vissuto. Siamo nel 1917. Frederic Henry, figlio di un diplomatico americano, presta servizio come conducente di ambulanza nei reparti sanitari dell'esercito italiano. Lì conoscerà Catherine Barkley, un’infermiera inglese, e se ne innamora, ricambiato.

Quando Frederic viene ferito e ricoverato a Milano, la donna lo assiste. L’estate che passano insieme, lontano dagli orrori della guerra, è piena di felicità. In autunno Catherine è incinta. Frederic deve tornare al fronte e si troverà coinvolto nella disfatta italiana a Caporetto. Fuggito dall’esercito, Frederic cerca di raggiungere la Svizzera insieme a Catherine, mentre la polizia militare lo cerca in quanto disertore. Catherine morirà con il bambino dopo il parto.

Fernanda Pivano ed Ernest Hemingway

In epoca fascista, Fernanda aveva già tradotto di nascosto “L’antologia di Spoon River”, di Edgar Lee Masters; che Pavese stesso fa pubblicare da Einaudi. Nel 1943 è la volta di “Addio alle armi”, di Ernest Hemingway, lettura vietata in Italia. Nel libro si parla della disfatta di Caporetto e anche di diserzione, il che complica ulteriormente le cose. Per questa traduzione, Fernanda viene arrestata dalle SS naziste. La vicenda incuriosisce Hemingway, che la vuole incontrare. È l’inizio di una lunga e duratura amicizia. Fernanda diventerà la traduttrice ufficiale di Hemingway e inizierà la sua lunga storia d’amore con la cultura americana.

Le fotografie

Le fotografie che proponiamo non portano una firma, gli autori sono sconosciuti; aggiungono però vigore a quanto abbiamo condiviso. Bene così, un altro merito della fotografia.

Ernest Hemingway, 1918, ricoverato presso l’Ospedale della Croce Rossa a Milano, nonché copertina di “Addio alle armi”.

Ernest Hemingway e Agnes von Kurowsky a Milano (Ernest Hemingway Collection of the John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston).

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