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UN RITRATTISTA POCO CONOSCIUTO

Alle volte succede: la fotografia è più famosa del suo autore. Non è una questione di meriti e nemmeno di capacità. Nel caso di oggi, forse è meglio chiamare in causa il periodo storico, quando cioè il ritratto fotografico stava dilagando in Europa e non solo. Gaspard-Félix Tournachon (Felix Nadar), a Parigi, aveva cavalcato l’onda della ritratto-mania nella seconda metà dell’800. Nel suo atelier al nº 35 di Boulevard des Capucines passavano di continuo le celebrità del tempo, tra queste Charles Baudelaire, Gioachino Rossini ed Édouard Manet, senza dimenticare la bellissima Sarah Bernard, in dolce attesa, che nelle immagini di Felix cercava un rilancio di carriera. Per altri, la vita era più difficile; e molti sono arrivati alla fotografia per caso. Ne è un esempio George Charles Beresford, ritrattista capace, giunto all’arte dello scatto dopo percorsi formativi dissonanti. Lui amava l’arte, questo è certo (divenne gallerista); e il ceto sociale di appartenenza gli consentiva la possibilità di tessere relazioni importanti. Era anche bravo, non dimentichiamolo. Il suo ritratto di Virginia Woolf è passato alla storia, ma non gli ha restituito la fama che meritava. Bene lo stesso.

George Charles Beresford è nato a Leitrim, in Irlanda, il 10 luglio 1864, in un’illustre famiglia irlandese: suo padre era maggiore e suo nonno paterno l'arcivescovo di Armagh. Ha frequentato lo United Services College di Westward Ho!, nel North Devon, dove venne avviato, insieme a Rudyard Kipling e altri, a una carriera nei servizi, particolarmente in India. Lui e Kipling erano e rimasero buoni amici, ed entrambi scrissero l'uno dell'altro, in libri che ripercorrevano quel periodo. Il libro di Kipling, Stalky & Co. (1899), divenne più famoso, ma anche quello di Beresford, intitolato Schooldays with Kipling (1936), risulta divertente. Beresford è andato al Royal Indian Engineering College di Cooper's Hill (lui divenne ingegnere), e da lì in India, ma è tornato in meno di due anni per motivi di salute. Dopo un periodo alla Slade School of Art, trovò finalmente la sua strada come fotografo ritrattista, esercitandosi a Knightsbridge dal 1902 e per altri tre decenni. Dal momento che ha fotografato molte persone importanti, il suo lavoro è stato spesso presentato in periodici come The Tatler e The Illustrated London News. Secondo la sua breve biografia, sul sito della National Portrait Gallery, ha donato i suoi profitti alla Croce Rossa durante la prima guerra mondiale e in seguito è diventato un antiquario. La galleria dice che ha un totale di 387 fotografie di Beresford.

Beresford Morì d’insufficienza cardiaca a Brighton il 21 febbraio 1938.

Il ritratto di Virginia Woolf

L’autore della fotografia è George Charles Beresford. Come abbiamo detto, agli inizi del’900 Beresford dovette tornare dall‘India per motivi di salute (pare abbia contratto la malaria). Il rientro a Londra segnò la fine del mestiere d’ingegnere e il suo ingresso nel mondo dell’arte. Decise di tentare la carriera di fotografo ritrattista e la modella ventenne, dal profilo greco, che a lui affidò il suo primo ritratto gli portò più che fortuna. Lei era Virginia Woolf e lo rese famoso, tant’è che un anno dopo Auguste Rodin varcò la soglia del suo studio, poi toccò ad un giovane Winston Churchill, poi Joseph Conrad e molti altri.

Pare che Beresford abbia scattato più fotografie alla scrittrice, ma è stato il primo a piacere alla giovane Woolf. In tutti i ritratti Beresford volle che la scrittrice posasse senza guardare l’obiettivo. Forse venne ispirato dai robusti e folti capelli raccolti in un morbido chignon, o dalla mandibola che disegna un arco ininterrotto dal mento vigile fino all’orecchio attentissimo. Ciò che Beresford riuscì a cogliere, e che invece manca nei ritratti successivi, è la profondità, quella che in seguito Woolf avrebbe definito “la luce bianca della verità”.

Le fotografie Vanessa Bell, 1910 circa; sorella di Virginia Woolf and moglie del critico d’arte Clive Bell. Photo George C. Beresford.

Virginia Woolf, romanziera. Photo George C. Beresford. 1902.

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