KATE BUSH E L’ART ROCK
Correva l’anno 1978. Si ascoltava, e si ballava, la musica di Saturday Night Fever. Ogni tanto la radio proponeva “Cime Tempestose” (Wuthering Heights), il che rappresentava una sorpresa. Del brano piaceva l’intro del piano (suonato nelle ottave alte) e la voce della cantante, acuta e dall’ampia escursione tonale. La voce era di Kate Bush, che subentrava nella scena musicale con un rock fantasioso, lirico, quasi teatrale, “art” potremmo dire; ma certamente ricco di sensualità. L’artista si contrapponeva con tenacia alle correnti musicali del tempo, particolarmente quelle del Regno Unito, il che ha privato la sua musica di un connotato temporale. Apprezzabili poi erano le sue ispirazioni culturali, cha aggiungevano ai brani un’atmosfera sognante, la stessa che si ritrovava nei suoi video. In “Cime Tempestose” indossava un abito rosso acceso, svolazzante; e così vestita, danzava con movimenti flessuosi, tra fiaba e sensualità.
A tutt’oggi è difficile categorizzare la musica di Kate Bush, perché non se ne riconosce la regola. E forse è per questo che ha incontrato i gusti di generazioni differenti, dalle diverse impostazioni culturali. Oggi la si ascolta poco e anche i suoi brani iconici sono stati dimenticati, ma non da noi. Nella play list abbiamo Wuthering Heights e Babooshka. Bei tempi!
Kate Bush, soprannominata Catherine Bush, nasce il 30 luglio 1958 a Bexleyheath, nel Kent, in Inghilterra. Lei era la figlia più giovane di una famiglia artistica. Suo padre, medico, suonava il piano e sua madre, un'infermiera, aveva gareggiato come ballerina popolare nella sua nativa Irlanda. Da bambina, Bush ha studiato violino e pianoforte e spesso si è unita ai suoi genitori e fratelli maggiori nell'esecuzione di brani tradizionali inglesi e irlandesi. All'età di 14 anni aveva iniziato a scrivere le proprie composizioni musicali e due anni dopo un amico di famiglia la presentò al chitarrista dei Pink Floyd David Gilmour, che l'aiutò a ottenere un contratto con la EMI Records. Per diversi anni Bush ha preso lezioni di canto e ha studiato danza e mimo a Londra mentre preparava il materiale per la sua prima registrazione.
Nel 1978 Bush pubblicò il suo primo singolo, "Wuthering Heights" (Cime tempestose). Sebbene la sua voce acuta e la strumentazione corposa non fossero al passo con il punk rock allora di moda in Gran Bretagna, la canzone raggiunse un inaspettato successo da numero uno e aumentò le vendite dell'album di debutto di Bush, “The Kick Inside” (1978). Ha rapidamente capitalizzato il suo successo iniziale con un altro album, Lionheart (1978), dopo di che ha intrapreso un tour europeo. In seguito Kate si è concentrata principalmente sulla registrazione.
Bush tornò nel 1980 con “Never for Ever”, che produsse successi come "Babooshka" e fu elogiato per la sua raffinatezza musicale. “The Dreaming” (1982), il primo album prodotto interamente da sola, ha venduto poco, tuttavia Bush è riuscita a raggiungere un apice critico e commerciale con il lussureggiante “Hounds of Love” (1985). Il suo singolo "Running Up That Hill" le ha persino fornito una popolarità negli Stati Uniti, sebbene il suo seguito alla fine sia rimasto limitato. La raccolta dei più grandi successi “The Whole Story” (1986) e il singolo "Don't Give Up" (1986), un duetto con Peter Gabriel, aumentarono ulteriormente la sua popolarità.
Con The Sensual World (1989) e The Red Shoes (1993), Bush ha continuato a trarre emozioni audaci e seducenti melodie pop da canzoni che erano costruite in modo elaborato e talvolta ispirate da fonti erudite. Ha anche collaborato con numerosi musicisti ospiti, tra cui Gilmour, Prince, Eric Clapton e un trio vocale bulgaro.
Nel 2014 Bush è tornata sul palco per la prima volta in 35 anni. I suoi 22 concerti sono stati spettacolari sul palcoscenico, con pupazzi, illusionisti e ballerini, seguiti dalla registrazione dal vivo di tre dischi Before the Dawn (2016). Bush è stata nominata Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico (CBE) nel 2013.
Il fotografo Guido Harari, la passione e oltre
Molte volte, in fotografia, sentiamo parlare di passione, ma spesso questa scalda, motiva, induce, esalta; non andando oltre. Per molti resta uno spazio invalicabile tra l’esistere e il percepire, come se il sentimento rappresentasse unicamente uno strumento da utilizzare alla bisogna. Per Guido non è così: lui della passione si nutre, vive, opera. Non a caso, le sue idee vanno oltre, anche al di là dello spazio temporale della sua vita. Ci dice che vorrebbe essere nato prima, per trovarsi “in fase” con gli anni ’60. No, non si tratta di un rimpianto, bensì di un riflesso verso uno sguardo allargato: sempre propenso all’oltre, alla scintilla che illumina l’anima. Per finire, ecco il ritratto: che lui ama sin dal contatto, dall’incontro. Spesso lo chiude con l’inquadratura, perché gli piace esserci, per sentirsi percepito. E allora la forza è tutta lì: tra piccolo e grande, tra dentro e fuori, tra interiore ed esteriore. Lui, Guido, cerca sempre; nutrendosi di passione. Sta a noi cercarlo, magari in un ritratto chiuso: per giunta in B/N. C’è un moto perpetuo nel suo creare, un movimento continuo. Saltiamoci sopra: è meglio.
Il fotografo Guido Harari, note biografiche
Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).
Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".
Le fotografie
Kate Bush by Guido Harari, Londra 1989
Giodo Harari ha prodotto il libro “The Kate Inside”. Wall of Sound Gallery.