LA NOTTE DI SAN LORENZO
«San Lorenzo, prendi una noce e guardaci dentro», così diceva, in dialetto, la nonna paterna di chi scrive. Era bello ascoltarla la sera, seduti insieme su quel balcone che guardava la valle. L’estate era già in discesa e le ombre, di giorno, iniziavano ad allungarsi. Lei parlava del marito, delle domeniche mattina, di quella montagna di fronte con un paesino sulla vetta: quello che, a suo dire, non avrebbe mai visitato. In effetti, fu così; il Monte delle Casette le rimase sconosciuto, anche perché il confine della sua esistenza coincideva con l’orizzonte visibile: la Chiesa in fondovalle, la strada che conduceva al mercato, il sentiero dell’orto e quello che portava al Camposanto, dove quotidianamente andava a visitare i suoi cari. Il suo tempo era scandito dai rintocchi delle campane e dalla corriera che suonava in curva, poco più in alto.
«Prendi una noce e guardaci dentro», ripeteva quella nonna la sera del 10 agosto; perché all’interno di quel frutto si sarebbe potuto trovare un’indicazione per il futuro: benevolo o meno, a seconda del contenuto. E’ bello ancora oggi ricordarne i racconti, che allora suonavano come una fiaba, mentre lei invece stava consumando il suo ultimo tempo a riflettere.
Quel balcone è ancora là, e nulla è cambiato nel paesaggio di fronte. Nelle sere d’estate ha ospitato la generazione successiva, quella del padre e della madre di chi adesso sta scrivendo, intenti a raccontare storie alle nipoti. Quell’orizzonte oggi è in attesa.
«Prendi una noce e guardaci dentro».
Notte Stellata, Vincent Van Gogh
Il cielo stellato è fortemente evocativo. Ci viene in mente il capolavoro di Vincent Van Gogh, del quale scrisse al fratello: «Spesso penso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno». Gli annunciava il compimento della sua Notte Stellata. Siamo nel maggio 1889, il pittore è ricoverato nella clinica psichiatrica di Saint-Rémy de Provence. Aveva appena rotto l’amicizia con Gauguin, fatto che l’indusse a mutilarsi l’orecchio. Rinchiuso tra le mura di un ospedale, Vincent si rivelerà estremamente prolifico. Realizzerà, in un anno, oltre centocinquanta opere, tra le quali appunto Notte Stellata.
“La Notte di San Lorenzo”, un film
La Notte di San Lorenzo è anche il titolo di un film del 1982, diretto da Paolo e Vittorio Taviani. E’ stato girato in una Toscana stupenda e si occupa della memoria di un evento storico nel ricordo personale di ciascuno. C’è la guerra il transito a San Miniato e moriranno in tanti, ma la morale dell’opera suggerisce che: « Quando le cose vanno male, è il momento di prendere in mano il senso della propria esistenza; quando tutto è perduto, tutto può essere ancora salvato». La parole sono di Paolo Taviani. E’ una voce di donna fuori campo ad anticipare le vicende del film, di quanto accadde nel 1944.
La notte di San Lorenzo, con lo sguardo all’insù
La notte di San Lorenzo va trascorsa con la testa rivolta all'insù, nella speranza di riuscire a cogliere le stelle cadenti e poter così esprimere un desiderio. Un tempo si credeva che il destino degli uomini fosse scritto nelle stelle, che potevano essere osservate nel cielo al momento della nascita di un bambino. Quando una stella cadeva, significava che il destino non era più scritto e quel bambino, diventato uomo, poteva veder cambiato il proprio futuro. Ecco la ragione per la quale si esprime un desiderio nel cogliere con lo sguardo una stella cadente. L’augurio è che tutti, giovani e non, possano guardare in alto, dimenticando per un po’ le immagini del cellulare.
Luciano Marchi, la montagna che suggerisce
Luciano Marchi vive in un angolo dell'Appennino Bolognese, da sempre. Lo abbiamo conosciuto lì, piano piano, estate dopo estate. Ci ha avvicinato il linguaggio, la passione, ma anche il piacere del posto: quello che misuri con gli odori, il rumore del vento, il ritmo delle stagioni. Poi, forse, la tecnologia ha fatto il resto: quella che non bussa, capace com'è di passare tra le fessure degli spazi quotidiani. Il dialogo è diventato più intenso, quasi vorticoso; ma chi scrive preferisce pensare che da ambo le parti sia nato il desiderio di possedere appieno il tempo a disposizione: questo con l'aiuto della fotografia. In entrambi poi è cresciuta la voglia di guardare, meglio, più a fondo: questo per capire, ma anche spiegare. Lui, Luciano, forse ha una marcia in più: perché il proprio credo (fotografico, è ovvio) l'ha confrontato con le altezze dei suoi monti. Ci parla di sensibilità ed equilibrio, che pensiamo abbia esaltato lassù, dove un po' te ne devi portare dietro. Noi abbiamo un “passo di pianura” e raramente guardiamo in alto; siamo però capaci di sentire, soprattutto quando i rumori si dileguano dopo l'ultima curva. Quella musica che il nostro ci dice di aver usato, in realtà è più nostra: questo quale unico linguaggio disponibile per comprendere equilibrio e forma, inquadrature e luci, significati e silenzi, in generale il valore delle immagini. Per non contraddire chi ci ha parlato, possiamo affermare che ascoltiamo entrambi: noi i colori del paesaggio, lui i suggerimenti dei monti. E la musica sta in mezzo.
Luciano Marchi, note biografiche
Luciano Marchi è fotografo da sempre, almeno da quando si è accorto che lo strumento dell’immagine poteva contenere il frutto della propria fantasia. Autore, professionista, è iscritto all’Ordine dei Giornalisti per i meriti della propria arte. Sul paesaggio ha sviluppato un suo pensiero fotografico, poi fatto migrare nel racconto di una prossimità plausibile. Lì Luciano delega “all’Io narrante” emozioni, suggestioni, significati.
Sempre disposto al confronto, Marchi ha incontrato diversi fotografi, allargando il proprio sguardo su molta della fotografia italiana che lavora. Per queste ragioni è stato chiamato a esporre in numerose collettive, presso il PhotoShow di Milano e Roma e durante Fotografica 2011, eventi durante i quali ha svolto anche il ruolo di relatore, presente anche allo Spazio Tadini di Milano con una collettiva a tema “Il Viaggio”, accomunate a quelle di Gianni Berengo Gardin. Ha all’attivo pubblicazioni di rilievo, accompagnate dalle parole di esponenti importanti della cultura e del giornalismo. Le sue immagini compaiono regolarmente sul quotidiano “Il Resto del Carlino”, per il quale opera da svariati anni.
Le fotografie
Vincente Van Gogh, Notte Stellata 1889
Monte Acuto (Bologna), 2017. Ph. Luciano Marchi