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PROIEZIONISTA E FOTOGRAFO

I film vivono di storie, che alle volte ci portano lontano con la fantasia, in ambiti mai esplorati eppure coinvolgenti. E’ il caso di “Nuovo Cinema Paradiso”, diretto da Giuseppe Tornatore, costruito su pochi elementi, trattati però in profondità. C’è Alfredo (Philippe Noiret), il proiezionista del cinema in paese, e un ragazzino che cresce al suo fianco mentre lui proietta le pellicole; emerge però anche la Sicilia del tempo, in un divenire incessante e ben ritmato. S’intuisce poi, sempre nel film, il ruolo della sala cinematografica: centrale nella vita della comunità, lì come altrove. Si andava al cinema, ecco tutto: frequentemente. Altri tempi.

L’Alfredo del film comunque è esistito realmente e si chiamava Mimmo Pintacuda, fotografo e proiezionista, nato l’11 agosto 1927 a Bagheria, nel palermitano, stessa città di Tornatore, e morto a 86 anni il 21 dicembre del 2013. A lui il regista si è ispirato per Nuovo Cinema Paradiso, il suo film di maggiore successo, vincitore di un Golden Globe e un Oscar nel 1990, come migliore film straniero.

Mimmo Pintacuda fotografo

Mimmo Pintacuda ha svolto per molti anni l’attività di proiezionista. Quest’occupazione fa nascere in lui la passione per l’immagine e la fotografia; inizia così a documentare la vita quotidiana di Bagheria e dintorni, attività che lo porta a realizzare più di diecimila immagini, presentate attraverso numerose mostre, tra le quali Quando i bambini non ci guardano (1967), La grafiafoto (1973), Bagheria ieri e oggi (1980), Anziani (1990). Nel 1969 si reca a Chicago dove realizza un reportage sulla condizione degli emigranti italiani negli Stati Uniti, che sarà alla base della mostra Diario di un emigrante (1977).

(Fonte © 9Colonne)

Di lui Tornatore ha detto: «Della fotografia di Mimmo Pintacuda mi colpiva la capacità di essere un esercizio di osservazione della realtà estraneo alla manipolazione della stessa. Quello che le sue foto mostravano era tutto vero, ma quella realtà veniva mostrata attraverso una sensibilità visiva che sfuggiva all'occhio di chiunque andasse in giro per le vie di Bagheria. Questa fu per me una scuola importantissima che ha influenzato la mia capacità di vedere le cose da regista cinematografico».

A settembre 2015 viene allestita a Tokyo, nella sede dell'Istituto Italiano di Cultura, la mostra “Alle origini di Nuovo Cinema Paradiso”, con fotografie di Mimmo Pintacuda e Giuseppe Tornatore.

Giuseppe Tornatore regista, fotografo e non solo

Nuovo Cinema Paradiso e Mimmo Pintacuda ci invitano a parlare di Giuseppe Tornatore, anche lui fotografo. Ecco cosa ha dichiarato a proposito: «Avevo dieci anni quando ho iniziato a usare la macchina fotografica. Da allora per circa un decennio essa è stata per me una specie d’indumento, qualcosa che s’indossa necessariamente la mattina prima di uscire per strada, qualcosa senza la quale non puoi muoverti, qualcosa di molto simile alle scarpe».

Del regista va detto che ha raccontato con forza i sentimenti umani con le pellicole (fotografiche e cinematografiche), ma anche entrando in un ambito letterario. La sua produzione libraria è cospicua e variegata, tra saggi, biografie, racconti di film, romanzi. Spicca, tra quest’ultimi, “La Corrispondenza”, che narra la relazione d’amore tra un astrofisico di fama internazionale, in età matura (con famiglia e due figli), e una studentessa di fisica che si mantiene con un riuscito lavoro di stunt-woman. La coppia “clandestina” vive una quotidianità difficile, da amanti nascosti: lotta per sopravvivere. Gli incontri dei due sono rari e clandestini, mentre si sviluppa tra loro una corrispondenza virtuale, via internet. Questa nuova realtà li pervade con forza, quasi travolgendoli.

Racconta una storia moderna, il romanzo di Tornatore, quasi inspiegabile; e ci piace pensare che a narrarla sia stato proprio il regista di “Nuovo Cinema Paradiso”. Quel film ci ha riportato alla magia dei cinema di provincia, quando entrarvi voleva dire sognare, partecipare, crescere, frequentare. Eravamo agli albori di una “virtualità” consapevole, anche se inattesa; oggi migrata altrove e ricercata con morbosità e col peccato. Tornatore ha capito tutto e l’ha spiegato da par suo, con strumenti differenti. Del resto cinema, fotografia, e oggi i nuovi strumenti, altro non fanno che provare ad allungare la vita ai sentimenti, perché continuino a brillare anche quando la luce che li anima risulti irrimediabilmente spenta.

Gli inizi fotografici di Giuseppe Tornatore

Ce ne siamo resi conto subito, solo guardando “Nuovo Cinema Paradiso”. Totò, il bambino che aiuta Alfredo, il proiezionista del Cinema Capitol, rimane illuminato dai film e dall’ambiente cinematografico; quando è solo in casa, però, osserva i fotogrammi da proiezione in trasparenza, trafugati di nascosto e conservati gelosamente nella scatola delle “cose buone”. Lì emerge la matrice della visione di Giuseppe Tornatore: il fatto di poter includere volti e sentimenti in un rettangolo magico, dove rimarranno per sempre. «Tra fotografia e cinema c’è un rapporto stretto», ha avuto modo di dire il regista siciliano; ed è proprio dallo scatto che nasce il suo successo nel grande schermo.

Giuseppe Tornatore nasce a Bagheria il 27 Maggio 1956 e a otto anni comincia a frequentare Mimmo Pintacuda, proiezionista di cinema e fotografo con uno studio proprio. Le immagini di Mimmo abbagliano la fantasia di Giuseppe, perché gli mostrano realtà mai percepite, sfuggite agli occhi dei più, ma non alla sensibilità del suo maestro, perché arricchita da una profonda capacità d’osservazione. A dieci anni, con i soldi guadagnati qua e là, riesce ad acquistare una Rolleicord (la Rolleiflex dei poveri).

La fotografia, il cinema, la Sicilia

Fotografia e cinema hanno coabitato nell’arte di Giuseppe Tornatore, forse senza mai separarsi. Non si tratta quindi di una contaminazione successiva, come potrebbe dirsi per Stanley Kubrick o Dennis Hopper. Le due discipline hanno preso spunto dallo stesso pensiero, da un medesimo approccio alle cose della vita. Ci piace altresì pensare che anche il calore della “sua” Sicilia abbia favorito la simbiosi tra le due arti. Tornatore vede i natali a Bagheria, che ha visto nascere Renato Guttuso e Ferdinando Scianna, artisti sensibili e curiosi, colti quanto basta, edotti nell’osservare per descrivere, al fine di esprimere sentimenti e circostanze.

Le fotografie

Una scena del film “Nuovo Cinema Paradiso”

Mimmo Pintacuda, “Confidenze”. Bagheria, 1965.

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