STEPHEN SHORE, COLORE E NON SOLO
Stephen Shore è uno dei primi pionieri del “colore” nella fotografia americana. Lui ha viaggiato molto sul suolo americano, ritraendo le persone che incontrava, ma anche tutto il resto (i pasti, i letti dove dormiva, i dipinti sui muri, le architetture, le televisioni e tanto altro ancora). Shore ci ha fatto vedere la sua America, attraverso i paesaggi semplici; ha però aggiunto una “street” privata: non costruita con attimi rubati o momenti decisivi, ma da un enorme mosaico, teso a costituire un enorme racconto quotidiano.
Nel 1993 l’affermato fotografo americano Stephen Shore arrivò a Luzzara, su invito di Linea di Confine (progetto della regione Emilia Romagna), per ritrarre le persone, le strade, le piazze che un altro grande autore statunitense, Paul Strand, aveva fotografato quarant’anni prima, realizzando con Cesare Zavattini il capolavoro “Un Paese”. Come Shore affermò in un’intervista a proposito del progetto fotografico su Luzzara: «Nonostante stessi andando a Luzzara esattamente quarant’anni dopo Strand, non volevo condurre un’indagine litografica, realizzando immagini che documentassero gli inevitabili cambiamenti nelle scene e, dove possibile, nelle persone che lui aveva fotografato. In un certo senso il lavoro di Strand non ha bisogno di un semplice aggiornamento, perché il genere di persone e case e paesaggi che aveva fotografato esistono praticamente ancora nella stessa forma: ma stanno fianco a fianco al mondo di oggi. Un tratto caratteristico della vita italiana, almeno ai miei occhi del Nuovo Mondo, è la presenza del tradizionale entro il moderno. Il mio fine, allora, è stato quello di pubblicare un libro che accompagnasse Un Paese, un insieme d’immagini, che nei limiti della soggettività della mia visione, fossero un supplemento al lavoro di Strand».
Stephen Shore, note biografiche
Stephen Shore era una specie di prodigio come fotografo. Nato a New York City l’8 ottobre 1947, ha imparato e praticato la fotografia dall'età di sei anni. Nel 1958, ricevette una copia del libro di Walker Evans “American Photographs”. Il volume ha avuto un profondo effetto su di lui, introducendolo a un linguaggio visivo descrittivo del luogo. All'età di quattordici anni, una sua opera fu acquistata da Edward Steichen per la collezione del Museum of Modern Art di New York. Dal 1965 al 1967 Shore ha lavorato nello studio di Andy Warhol, la Factory, un'esperienza formativa che gli ha permesso di sperimentare, combinando modalità documentarie e concettuali nello stile laconico caratteristico delle sue immagini successive. Nel 1971, all'età di ventiquattro anni, tenne una mostra personale al Metropolitan Museum of Art, la prima concessa a un fotografo americano vivente.
Shore è emerso negli anni '70 come uno dei maggiori esponenti della fotografia a colori, producendo scene cupe ma liriche del paesaggio nordamericano. Documentando ambientazioni e oggetti quotidiani, dalle piscine degli hotel ai parcheggi, dalle stazioni di servizio alle strade deserte, Shore ha mostrato la capacità di trasformare ambienti comuni in opere d'arte avvincenti, lavorando con un soggetto simile a Walker Evans. Tra il 1973 e il 1979, Shore fece una serie di viaggi su strada attraverso il Nord America, documentando il paesaggio, adottando un approccio più formale alla fotografia rispetto ai suoi primi lavori. Alcune di queste immagini hanno poi formato l'ormai classico libro di Shore, “Uncommon Places” (pubblicato per la prima volta da Aperture nel 1982 e ripubblicato nel 2004 e nel 2007). Le sue immagini sono realizzate con una fotocamera di grande formato, che conferisce alle sue fotografie una qualità precisa sia nel colore che nella forma, che è diventata un tratto distintivo del suo lavoro. L'uso da parte di Shore del banco ottico e dell'innovativa stampa a colori lo ha reso uno dei fotografi più influenti emersi nell'ultima metà del ventesimo secolo, accreditato di aver ispirato numerosi fotografi contemporanei.
Fonte: International Center of Photography
Stephen Shore, un libro
“Lezione di fotografia”, La natura delle fotografie. Edizioni Phaidon
Lezioni di Fotografia di Stephen Shore è un libro che si legge volentieri, comodamente in poltrona. Si compone di molte immagini e poche parole; da esso, emergono comunque tanti concetti, tutti indispensabili per approcciare correttamente la “lettura” di una fotografia. C’è dell’altro, però; l’autore cerca di spiegare come apprendere “qualcosa” da tutti i tipi d’immagine: analogiche, digitali, provenienti dai documenti (la carta d’identità, ad esempio) o dalle illustrazioni dei libri. Insomma, “Lezione di Fotografia” si pone come obiettivo quello di far scattare al lettore fotografie migliori, mettendolo nelle condizioni di imparare. Vengono affrontate le tematiche dei piani (o campi), fornendo anche quegli strumenti che permettono al fotografo di leggere la realtà interpretandola, consapevolmente.
Secondo Stephen Shore, fotografare vuol dire mettere ordine, nel caos della realtà. E’ importante notare, però, come il libro sia dedicato agli studenti (il fotografo insegna presso il Bard College dello Stato di New York), risultando quindi di alto valore didattico. Ecco cosa dice l’autore circa il suo lavoro: “Lo scopo di questo libro quindi non è quello di esplorare il contenuto fotografico di una stampa, bensì di descriverne gli attributi fisici e formali che costituiscono gli strumenti utilizzati dal fotografo per definire e interpretare quel momento”.
Le fotografie
Stephen Shore, Luzzara 1993.
Stephen Shore, “U.S. 97, south of Klamath Falls, Oregon, July 21, 1973”.