NASCE IL REGGISENO
Il 3 novembre 1914, Mary Phelps Jacob, ventitreenne newyorchese, ottiene il brevetto del reggiseno. Oltre che per quell’invenzione epocale, diventerà famosa, con lo pseudonimo di Caresse Crosby, come editrice di grandi autori, tra cui: Ernest Hemingway, Henry Miller, Anaїs Nin e Charles Bukowski.
Non siamo esperti di moda, tantomeno d’intimo; ma non accogliamo con semplicità le affermazioni che definiscono il reggiseno come un elemento di seduzione. Può esserlo, per carità; e in molti film appare come tale. E’ comunque un accessorio indossabile da colei che l’utilizza, senza l’aiuto di nessuno; al contrario del corsetto, che prevedeva l’intervento di qualcun altro. Insomma, se rivoluzione è stata, ne ha tratto vantaggio la donna, che comunque lo sceglie per come vuole apparire, indossandovi sopra il vestito, senza cioè far sì che si veda per forza. Per il resto, nell’iconografia cinematografica, la donna in reggiseno appare il più delle volte in un ambiente domestico, a sottintendere confidenza o anche fretta d’agire, non per forza seduzione. Una donna mezza vestita, con quell’indumento addosso, sta per uscire e dialoga per quanto sarà. Di fotografie famose con il reggiseno come accessorio evocativo ve ne sono tante. Ne abbiamo scelte due, utili per accompagnare la storia della donna che l’ha inventato: la scena di un film e uno scatto di Helmut Newton; semplicità e seduzione, i due estremi possibili.
Mary Phelps Jacob, la storia di una donna
Chi ha inventato il primo reggiseno moderno, è stata una donna poeta, editrice, attivista per la pace e una frequentatrice della mondanità di New York.
Nata il 20 aprile 1892 a New York, "Polly", come si è soprannominata, era la figlia di un'importante famiglia del New England. Era la figlia maggiore di William Jacob e Mary Phelps Jacob. Ha diviso il suo tempo tra le tenute di New York, Watertown, Connecticut e Long Island. Godeva dei vantaggi di uno stile di vita della classe superiore, tra cui scuola privata, balli formali, balli scolastici, scuola di equitazione e una festa in giardino organizzata dal Re d'Inghilterra nel 1914.
Nel 1910, all'età di 19 anni, Mary Phelps Jacob aveva appena acquistato un abito da sera trasparente per il suo debutto nella società di New York. A quel tempo, l'unico indumento intimo accettabile era un corsetto irrigidito con osso di balena. Polly notò come le ossa di balena sporgessero visibilmente intorno alla profonda scollatura e sotto il tessuto trasparente. Insoddisfatta, lavorò con la sua cameriera per modellare due fazzoletti di seta insieme a un nastro rosa e una corda. Il nuovo indumento intimo di Polly completava le nuove mode introdotte all'epoca. La famiglia e gli amici le hanno subito chiesto di creare dei reggiseni anche per loro, ma a farlo furono anche degli sconosciuti. Comprese allora come la sua creazione potesse diventare un affare fattibile.
Nel 1914, l'Ufficio brevetti degli Stati Uniti ha rilasciato un brevetto a Mary P. Jacob per il "reggiseno senza schienale". Il design di Polly era leggero, morbido e separava naturalmente i seni (o più precisamente, non li costringeva insieme). Pur essendo un netto miglioramento in termini di leggerezza e visibilità, il suo reggiseno non offriva alcun sostegno al seno. Gestire l'attività che aveva battezzato con il nome di Caresse Crosby non fu facile per Polly e non è riuscita a commercializzare correttamente il prodotto, così ha venduto il brevetto alla Warners Brothers Corset Company di Bridgeport, nel Connecticut, per una cifra modesta.
Nel 1915 Polly Jacob sposò Richard Rogers Peabody, figlio di una delle tre grandi famiglie Peabody del New England. Nel 1927 fondò una casa editrice, prima chiamata Éditions Narcisse, essenziale per la pubblicazione di alcuni dei primi lavori di importanti autori, tra cui: James Joyce, Kay Boyle, Ernest Hemingway, Hart Crane, DH Lawrence, Rene Crevel, TS Eliot ed Ezra Pound.
Soffrendo di malattie cardiache, è morta in silenzio per le complicazioni dovute a una polmonite il 26 gennaio 1970, a Roma, in Italia, all'età di 78 anni. Ha comunque vissuto abbastanza a lungo per vedere le successive trasformazioni del “suo” reggiseno, diventato un indumento intimo standard per le donne di tutto il mondo.
Due parole su Helmut Newton
Helmut Newton (classe 1920) ha vissuto da “star”, sin da quando a dodici anni prendeva in mano la prima macchina fotografica. Da quel momento ha iniziato a girare il mondo: prima per fuggire ai nazisti (nasceva a Berlino da una famiglia ebrea), poi per dipanare il romanzo della sua vita da “bad boy”. Lo ritroviamo a Singapore e poi in Australia, dove tornerà a guerra finita per aprire il suo primo studio fotografico. Poco dopo (1948) incontrerà June, la donna della sua vita; e arriverà il successo.
Non ci saranno frontiere a fermare le sue immagini femminili: provocanti, scandalose, inconsuete; però desiderate, perché permeate da una classe d’alta borghesia. Vivrà a Parigi, Londra, New York, Monte Carlo ed anche nella sua California. Sarà la moda a chiamarlo più volte, anche per scandalizzare; perché lui e la moglie volevano così. Morirà sulla sua Cadillac contro una palma del Sunset Boulevard di Hollywood: un’uscita di scena degna di un divo.
Helmut Newton, il credo, lo stile
Considerato uno dei maestri del Novecento, Helmut Newton ci ha restituito molteplici scatti del corpo femminile, tra ricerca fotografica ed erotismo sofisticato, ambiguo e talvolta estremo. Lui è stato un cultore del corpo, da cui è derivato un legame profondo con il mondo della moda. Per questo lo abbiamo trovato sulle testate più importanti: da Vogue a Harper’s Bazaar, da Elle a Vanity Fair, da Max a Marie Claire. Agli anni Ottanta risale “Big Nudes”, apice della sua ricerca erotica, sostenuta da un’eccellente tecnica fotografica.
Newton lavora ossessivamente con il bianco e il nero ed è nel gioco dei grigi che si delineano le forme, inserite nei contesti più disparati, ma altamente evocativi: semplici fondali, contesti urbani o interni di eleganti case alto borghesi.
Per Newton la tecnica fotografica è importante, ma anche il corpo di donna e la sua contestualizzazione. Lui ricorre un po’ a tutto: accessori, corsetti, addirittura a attrezzature ortopediche: questo per enfatizzare la femminilità e la carica erotica delle sue modelle. L’attrazione di chi guarda è al massimo: per un fetish che diventa culto, o anche provocazione. Una sua frase celebre è: “Per me il massimo è stato raggiunto con Margaret Thatcher; che cosa c'è di più sexy del potere?”.
Le fotografie
Janet Leigh nei panni di Marion Crane, nel film Psycho Alfred Hitchcock, 1959
Vivian F. Hotel Volney (American Vogue), New York 1972