ANDROGINA E TRASFORMISTA, DIVERSA
Negli anni trenta, Marlene Dietrich è stata la prima star a indossare abiti maschili. Lei quasi impose uno stile, con seguaci in tutto il mondo. Da allora si aprirono nuovi orizzonti, ma quel mix di serietà e trasgressione continuò a mietere successi, così il gioco con le norme di genere è entrato a far parte del fascino e del carisma di personaggi famosi, ammirati e imitati in tutto il mondo. Fotograficamente, anche Helmut Newton ha vestito spesso da uomo le sue modelle, per cui “il fare” androgino non deve meravigliarci.
Tilda Swinton, comunque, non è solo androgina. Certo, sin dagli esordi ha amato celarsi in abiti maschili, interpretando Mozart in "Mozart e Salieri" di Pushkin; ma in lei non emerge solo la trasgressione, bensì anche e soprattutto la capacità di trasformarsi, quasi in senso artistico: recitando in ruoli doppi o addirittura posando in istallazioni. L’aspetto esteriore l’ha aiutata molto in tal senso, ma di sicuro la sua è stata una risposta all’educazione ricevuta in gioventù.
Come risultato, eccola qui Tilda Swinton: bella, tanto, senza riuscire a percepirne la ragione, già nelle fotografie che vediamo. Volubile, diversa, forse ambigua, lei attira e ammalia senza tregua, perché cittadina di una diversità laterale, ancora da scoprire. Ci sarebbe piaciuto osservare Avedon di fronte al suo volto, ma forse stiamo chiedendo troppo anche alla nostra stessa immaginazione.
Tilda Swinton, note biografiche
Tilda Swinton è nata il 5 novembre 1960 a Londra, in Inghilterra. Sua madre, Judith Balfour, Lady Swinton (nata Killen), era australiana e suo padre, il maggiore generale Sir John Swinton, un ufficiale dell'esercito, di origine inglese. Educata in un collegio inglese e scozzese, Tilda ha poi studiato Scienze Sociali e Politiche all'Università di Cambridge, laureandosi nel 1983 in Letteratura inglese.
Mentre studiava, si è esibita in innumerevoli produzioni teatrali, lavorando per una stagione con la Royal Shakespeare Company. Col tempo, i suoi interessi hanno iniziato a cambiare radicalmente. Tilda ha così interpretato Mozart in "Mozart e Salieri" di Pushkin e una donna della classe operaia in "Man to Man" di Manfred Karge.
Nel 1985, Tilda inizia un rapporto professionale con il regista sperimentale gay Derek Jarman, continuando a lavorare con lui per i successivi nove anni. I due produrranno insieme: “Caravaggio” (1986), The Last of England (1987), The Garden (1990) ed Edoardo II (1991) (nel ruolo di Isabella, in cui ha vinto il premio come "Miglior attrice" alla Mostra del cinema di Venezia) e Wittgenstein (1993).
Jarman muore per AIDS nel 1994. La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto devastante nella vita di Tilda per un bel po' di tempo, ma nei nove anni con lui l’interpretazione migliore l’ottiene in un film non dell’amico. Nel 1992 infatti è nel cast di "Orlando", di Sally Potter (tratto dal romanzo omonimo di ); in questa opera, il suo personaggio cambia sesso, garantendole un notevole apprezzamento da parte della critica.
Negli anni, Tilda ha preferito l'arte alla celebrità, aprendosi a progetti sperimentali con registi e medium nuovi; ecco quindi i ruoli in “Perversioni femminili” (1996), “Love is the Devil” (1998), “Teknolust” (2002), “Young Adam” (2003), “Broken Flowers” (2005) e “L'uomo di Londra” (2007) di Béla Tarr si sono aggiunti a la sua mistica. Nel 1995, ha partecipato a un'opera d'arte performativa alla Serpentine Gallery di Londra, dove è stata esposta al pubblico per una settimana, e otto ore al giorno, addormentata, in una teca di vetro.
Nel 1997 dà alla luce due gemelli, Honor e Xavier Byrne, nati dalla relazione con il pittore e commediografo scozzese John Byrne. I due vivranno insieme dal 1989 al 2003. Al 1999 risalgono i film di Tim Roth "Zona di guerra" e di Luca Guadagnino "The protagonists"; ma soprattutto "Possible worlds", per la regia di Robert Lepage. Nel 2000 l'attrice inglese viene diretta da Danny Boyle nel film "The beach", con protagonista Leonardo DiCaprio, L'anno successivo recita accanto a Penélope Cruz e Tom Cruise in "Vanilla Sky".
Nel 2004 intraprende una relazione con l'artista tedesco Sandro Kopp. Nel 2007 è nel cast di "Michael Clayton", thriller con protagonista George Clooney; lo ritroverà in "Burn after reading - A prova di spia", film diretto dai fratelli Coen. Nel 2015 è al fianco di Corrado Guzzanti in "A bigger splash", per la regia di Luca Guadagnino.
Peter Lindbergh, bellezza senza maschera
Peter Lindbergh ha decretato la nascita delle Top Model, quando la moda entrava in una nuova era, ridefinendo la lettura della bellezza femminile. Il fotografo tedesco imbocca una sua strada, con un bianco e nero seduttivo, ma anche crudo, essenziale, che avvicina allo sguardo una bellezza autentica, umanizzata, non trattata. Non c’è ritocco, nelle immagini di Lindbergh, quindi nessun inganno. Nella fotografia che vediamo, sembra che Tilda incontri Peter prima di trasformarsi, quasi stupendosi di quell’istante. E’ bello riconoscere l’attrice maggiormente vicina a noi, distante (un poco) da quella “diversità laterale” che ne ha decretato il successo.
Il fotografo, Peter Lindbergh
Peter Lindbergh viene considerato ancora oggi, dopo la sua dipartita, uno dei migliori fotografi di moda al mondo. È nato a Lissa, in Germania, il 23 novembre 1944. S’innamora dell'arte attraverso Van Gogh ed entra nel mondo della pittura. All'inizio degli anni '60 lavora come vetrinista in un piccolo centro commerciale, mentre inizia gli studi all'Accademia di Belle Arti di Berlino. Per un po’ lascia Berlino e intraprende un viaggio (zaino in spalla e autostop) attraverso la Spagna e il Nord Africa. Di ritorno in Germania, riprende gli studi.
Nel 1971, dopo alcuni successi in ambito pittorico, la sua vita cambia. E’ a Düsseldorf e scopre la fotografia. Lavora per due anni come assistente, poi nel 1973 fonda il proprio studio. Nel 1978, già noto come fotografo di moda, si trasferisce a Parigi per intraprendere una carriera che lo renderà un riferimento mondiale e contemporaneo nel mondo della fotografia. In un'epoca nella quale la bellezza è associata alla giovinezza e alla perfezione, Peter Lindbergh propone esattamente l'opposto, si presenta come un fotografo umanista che cerca la vera bellezza, emotiva, umana, personale; ama la naturalezza e la fotografia in bianco e nero. Ha pubblicato ovunque: dal Calendario Pirelli alle copertine di Vogue, Vanity Fair o Harper's Bazaar, ritraendo Linda Evangelista, Naomi Campbell o Cindy Crawford. Le sue opere sono state esposte nei più importanti musei d'arte moderna del mondo.
Tilda e Richard, una sfida tra colossi
Tilda Swinton appare in due pagine del libro “Performance”, dove il fotografo americano raccoglie duecento ritratti di altrettanti interpreti delle arti dello spettacolo. Avedon ha esplorato tutte le celebrità nella loro intimità, da padrone. Anche qui, nel volume che sfogliamo, riconosciamo la forza del fotografo americano, quella del potere: della volontà personale su quell’incontro, in quell’energia. Avedon è il maestro del ritratto, ma forse con Tilda ha ingaggiato una sfida; e ci piace pensare che sia stato realmente così. La diversità dell’attrice inglese è speciale, difficile da imprigionare in idee suggerite dal pensiero fotografico, ma chissà: forse i due hanno raggiunto un compromesso. Il ritratto che vediamo ci fa scorgere il soggetto che conosciamo, ma ne emerge una forte intensità. Un bel ritratto, bene così.
Il fotografo, Richard Avedon
Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.
Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".
Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.
Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.
Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.
In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West.
Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.
(Fonte Avedon Foundation)
Le fotografie
Tilda Swinton 2006. Ph. Peter Lindbergh
Tilda Swinton 1993. Ph Richard Avedon