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VIAGGIATORE IN ITALIA

Due sono i compleanni famosi che si celebrano il 27 dicembre: quello di Gérard Depardieu, l’attore francese, nato il 27 dicembre 1948; e l’altro di Marlene Dietrich, nata il 27 dicembre del 1901. Di entrambi abbiamo già parlato in passato, così scartabellando qua e là, ci siamo imbattuti in una storia strana e interessante, quasi intangibile: quella del fotografo Frank Monaco. Il cognome parla di origini italiane e sarò proprio “casa nostra” ad aprirgli le porte della fotografia.
Le fonti (solo in rete) poco ci dicono di lui come persona. Certo, il cognome sembrerebbe svelarci un fotografo duro, tenace, con una vita condotta al limite. Le fotografie, però, parlano d’altro: uno sguardo infantile alla ricerca del bambino che è negli altri.

Lui era un interprete delle vite semplici e dei modi di vivere comuni. Ha iniziato a fotografare giusto in tempo per documentare gli ultimi giorni di una cultura tradizionale, quella del Molise, nel sud d’Italia, dove sua madre era cresciuta prima di emigrare a New York. Le sue immagini del piccolo villaggio di montagna di Cantalupo nel Sannio (Isernia) sono state riconosciute non solo come fotografie straordinarie, ma alla stregua di una testimonianza unica circa uno stile di vita rurale che stava scomparendo.
Ha viaggiato in Italia, Frank Monaco, non solo a Cantalupo. A dire di molti, l’edizione italiana di un suo libro risulterebbe la migliore. Bene così, ci fa piacere.

Frank Monaco, la storia di una vita

Frank Monaco nasce in un furgone ferroviario ad Altuna, in Pennsylvania, il 27 dicembre 1917. E’ cresciuto a Brooklyn, New York, con la madre e il patrigno, insieme ai fratelli Daniel, Anthony e John. Suo padre era morto quando lui aveva un anno. La disoccupazione e la criminalità organizzata erano le uniche opportunità che gli venivano offerte e in più non andava d'accordo con il suo patrigno; così è scappato di casa a 16 anni per cercare nuove prospettive. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1941, aveva già sposato e divorziato dalla sua prima moglie, Muriel, e aveva un figlio, Clifford. Si è arruolato nell'esercito, arrivando in Inghilterra nel 1942.

Come sergente-istruttore, ha perso tre dita della mano destra mentre dimostrava come disinnescare una trappola esplosiva. Dopo essere tornato negli Stati Uniti, in convalescenza, ha intrapreso gli studi in letteratura e pittura alla scuola serale. Era determinato a diventare un artista. Per mantenersi ha accettato un lavoro presso l'agenzia pubblicitaria J Walter Thompson, diventando rapidamente direttore di produzione; ma poi ha lasciato, con la sorpresa della sua famiglia, ma la legislazione statunitense del dopoguerra prometteva un'istruzione universitaria gratuita, in qualsiasi parte del mondo, agli americani che avessero prestato servizio in guerra. Monaco scelse di andare a Roma, dove suo cugino Gerry gestiva un bar nell'elegante Via Veneto, così si ritrovò a frequentare una clientela che includeva Robert Mitchum, John Wayne e Richard Burton.

Nel 1950 intraprese il viaggio che cambiò la sua vita, quello in autobus fino a Cantalupo (in Molise), che sua madre gli aveva descritto così vividamente. Una zia lo presentò agli abitanti del villaggio, quasi tutte donne dure e dignitose, che lavoravano la terra e crescevano famiglie, mentre aspettavano la convocazione dei loro uomini emigrati negli Stati Uniti. Monaco divenne rapidamente parte della vita del villaggio, cronista delle storie di tutti. La sua mano frantumata ha reso il lavoro frustrante, così è riuscito a scattare solo alcune fotografie con una macchina fotografica presa in prestito. Al suo ritorno a Roma, il suo insegnante guardando le fotografie ha detto: «Qui c'è già tutto. Sei un fotografo».

Monaco si trasferì in Inghilterra nel 1955 dove iniziò gli studi presso la School of Economic Science di Londra, e lì strinse suoi rapporti più stretti. Nei successivi 15 anni ha lavorato per l'ente turistico italiano. Avrebbe percorso l'Italia ogni anno su una Lambretta, con nel bagaglio il suo kit fotografico. A volte era accompagnato da Lavinia Jones, un'aristocratica inglese gentile e idealista che è stata la sua compagna - e in seguito seconda moglie - dal loro incontro nel 1956 fino alla morte di lei nel 2005.

Le fotografie di Monaco sono state esposte negli Stati Uniti, in India, alla Photographer's Gallery e al Victoria and Albert Museum di Londra. I suoi libri includevano They Dwell in Monasteries (1982), The Women of Molise: an Italian Village (2000) e Brothers and Sisters: Glimpses of the Cloistered Life (2001). Il migliore - per le sue immagini di Cantalupo, di santuari di strada a Napoli, di viaggi in India, e il resoconto più completo di Monaco del suo lavoro e delle sue motivazioni - è l'edizione italiana Obiettivo Sull'anima (Lens on the Soul).

Monaco non si è mai arreso, anche quando l'enfisema cronico gli ha impedito di portare a spasso la macchina fotografica. Guardava sempre avanti; 15 giorni prima di morire, stava cantando canzoni in un ristorante italiano a Chelsea durante la cena di nozze per il suo terzo matrimonio, con l'insegnante universitaria svedese Lena Frosterud.
Monaco si considerava semplicemente un testimone - del dramma e della vivacità della vita, ma più spesso delle sue modeste necessità. «Tutto quello che faccio è registrare», diceva.

Frank John Monaco, fotografo, è deceduto il 26 giugno 2007

pFonti: The Guardian, Museo Emigrazione Molise

Le fotografie

Copertina del libro “The Women in Molise”, 1950. Ph. Frank Monaco.
In attesa alla Stazione di Cantalupo. Ph. Frank Monaco.

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