SAN REMO, IL PRIMO FESTIVAL
Il 29 gennaio 1951 si tenne la prima edizione del Festival di Sanremo. Alle 22 di lunedì 29 gennaio 1951, la radio (la Tv non c’era ancora) diffonde la voce del presentatore Nunzio Filogamo che annuncia l'inizio della prima edizione del Festival della canzone italiana, ospitata nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo.
Il primo San Remo non si svolgeva come quello di oggi. Le canzoni fungevano da intrattenimento, per un pubblico pagante (si dice 500 lire a persona) seduto comodamente a consumare cibi e bevande. Pare che nelle registrazioni d’epoca si possa ancora ascoltare il tintinnio delle stoviglie. La gara si svolge in tre serate, con una finale a 10. Vince Nilla Pizzi, la cantante di Sant’Agata bolognese (terra dei motori Lamborghini), con il brano “Grazie dei fiori”.
Dal 1977 la manifestazione passa al Teatro Ariston e cresce d'importanza negli anni, diventando un indicatore dei costumi della società italiana. Già, perché la musica è meno importante, nonostante gli ospiti illustri. Il Festival ligure è uno spettacolo televisivo, che attinge il proprio target tra coloro che trascorrono la serata di fronte al tubo catodico (oggi schermo piatto). Ne sono una riprova i presentatori, sempre attinti dalla televisione: Mike Buongiorno e Pippo Baudo (tra i più famosi), per arrivare all’odierno Amadeus, re dei quiz televisivi.
Insomma, San Remo ha retto alle ingiurie del tempo, delle generazioni, delle critiche. Qualche icona l’ha regalata, come quel “Blu dipinto di blu” (e non “Volare”, come si crede) portato al successo da Domenico Modugno, diventato “Mister Volare”. La canzone verrà cantata anche all’estero e ancora oggi è un inno dell’Oktober Fest tedesco.
San Remo, i ricordi
Il Geloso G81 (un registratore a nastro) è pronto su una sedia, collegato al microfono tramite un filo. C’è San Remo: si registra. Nel salotto buono ci sono nonni, genitori e nipoti. Durante le esecuzioni si chiede silenzio, mai rispettato. I nastri sono ancora nel cassetto di quel tempo, assieme ai tanti 8mm che hanno documentato le stagioni passate. Ci vorrebbe coraggio per ascoltarli, vincendo il timore nel riconoscere un’epoca serena, irraggiungibile e irripetibile. Ai tempi, c’era chi non aveva l’età (Gigliola Cinquetti), nonostante ci fosse chi tirava le pietre (Antoine). Insomma, lo specchio della società si manifestava anche nella città dei fiori, magari con dei risvolti superficiali, ma pur sempre verificabili.
I tempi del registratore passarono in fretta e con essi il boom economico. La canzone d’autore disertava San Remo, particolarmente nell’era della contestazione. C’era chi addirittura si vantava di non partecipare, quasi come una scelta di campo.
Con gli anni le cose sono cambiate ulteriormente. I Big hanno iniziato a partecipare, anche se molti illustri non sono riusciti a vincere, iniziando però lì la propria carriera, come Zucchero, con “Donne”, o Vasco Rossi e la sua “Vita spericolata”.
Eppure San Remo va avanti, tra critiche ed entusiasmo: presente come una ricorrenza. Del resto, la sua forza sta nella tradizione, assolutamente non scalfibile.
Anni prima: San Remo, una tragedia
Luigi Tenco è morto a San Remo, da suicida. Pare fosse appassionato di fotografia e le sue canzoni un po’ ne erano contaminate: si ascoltavano anche con lo sguardo. C’era ancora un’immagine da inquadrare e riprendere: l’ultima, quello del tempo lungo che svanisce nel buio, dove anche il rumore di una pistola diventa silenzio prima dell’ultimo lampo di luce.
Era il 27 gennaio 1967, lo trovarono riverso nella camera 219 dell’Hotel Savoy, a San Remo. C’era del sangue vicino alla testa. «È suicidio», quello di Luigi Tenco, si viene a sapere. «Ho voluto bene al popolo italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita», c’era scritto sulla lettera d’addio. Il suo pezzo “Ciao amore ciao”, cantato in coppia con Dalida, era stato eliminato dal Festival di Sanremo.
Tenco ha segnato una rottura essenziale nella musica italiana, invadendo il mondo livido della canzonetta senza riuscire a scalfirlo. Lui viveva un triste presagio ed era devastato da un senso d’impotenza dinanzi alla realtà. Persino oggi non c’è posto per la libertà e nemmeno per il palpito vivo palpito della fantasia. Quasi meglio farla finita, lasciando che le fotografie di una vita si addensino in una soltanto, per sempre.
In fin dei conti, quasi ci aveva avvisato: «Per saper se domani, si vive o si muore; e un bel giorno dire basta e andare via».
(Ciao amore, ciao)
Prepariamoci per l’edizione 2023
Non c’è il registratore, forse solo una fotocamera, anzi: sicuramente. Perché ogni anno, tra amici, ci facciamo un autoscatto di fianco al televisore. Forse organizzeremo ancora una giuria familiare, tra amici; con tanto di premi per chi vince: c’è anche un San Remo domestico, meglio così.
Il fotografo Daniele Venturelli, per molti, per tutti
Incontriamo Daniele Venturelli al telefono, come molti anni prima. I tempi sono cambiati, ma lo scatto degli eventi aveva già preso una direzione precisa: in quantità e qualità. Ritroviamo un Daniele maturo, deciso, preparato e cosciente della sua missione. Deve documentare tutto e meglio, velocemente, senza indugi o preferenze. La sua attività si compone di tanti istanti decisivi, che non possono (né devono) essere vissuti emotivamente. E’ vera fotografia? Crediamo di sì, forse anche di più: perché c’è chi scatta e colui che guarda, diventato peraltro maggiormente esigente. Troppe sono, oggi, le fonti d’informazione e la fotografia ha dovuto adeguarsi, prontamente. Diciamo che è cambiato il mondo, la vita, il senso di appartenenza. Decine di occhi ci guardano e fili sottilissimi si scambiano i numeri del nostro esistere. Meglio avere un avamposto, un delegato che sappia osservare per noi, al posto e nel momento giusto. Daniele è un po’ questo: scatta per tutti coloro che guarderanno, al di là dei gusti, con l’intento di non tralasciare nulla.
Viaggia molto, Daniele: nelle capitali delle celebrità. Lo muove un’energia atavica, dirompente, fortemente motivata. Si fermerà un giorno? Forse, chissà. Probabilmente, quel giorno, ripenserà a quel bambino che diceva alla madre: “Voglio fare il fotografo”. Ricorderà gli scatti, i momenti, gli eventi e le curiosità, convinto di avercela fatta: per molti, per tutti.
Daniele Venturelli, note biografiche
Daniele Venturelli, fotografo autodidatta, nasce nel 1967 a Reggio Emilia, e mostra, fin da bambino, interesse e acuta curiosità verso “l’oggetto fotocamera” e lo sviluppo in camera oscura che ha modo di sperimentare, fin dai sette anni di età, presso la camera oscura “pubblica” del centro culturale della sua città.
Ha iniziato a fotografare da autodidatta scoprendo subito la sua passione per il ritratto in bianco e nero e poi verso la fotografia sportiva. Si è sempre aggiornato nella tecnica e nella conoscenza delle attrezzature, ottiche e fotocamere. Nel suo percorso di ricerca ha sperimentato prima la pellicola in bianco e nero per arrivare tra i primi in Italia al digitale. Dopo una prima fase professionale che lo vedeva impegnato nell’immortalare le sfide sportive nazionali ed internazionali della Formula uno, dello sci, calcio, ciclismo ed equitazione, si è poi specializzato nella ritrattistica e nella fotografia editoriale dei grandi eventi culturali internazionali. Ha lavorato a stretto contatto con gradi personalità di fame internazionale, uno fra tutti, il Maestro Luciano Pavarotti, che ha seguito in concerti, tour e percorsi privati e professionali. Venturelli lavora curando direttamente ogni dettaglio: relazione con la committenza, composizione, luce, e mantiene personale contatto con le personalità da ritrarre, elementi peculiari che lo rendono unico non solo nello stile ma soprattutto nel processo creativo e nella dinamica di relazione e creazione.
Ogni scatto è una vera e propria sfida creativa, contro il tempo di messa in rete degli scatti e della successiva pubblicazione.
La fotografia è diventata parte integrante della sua vita che lo porta a viaggi e trasferte lavorative continue in ogni parte del mondo, ma alle sfide professionali alterna anche passioni personali sportive che lo appassionano, prima il nuoto ed ora il ciclismo.
Numerose sono le pubblicazioni sulle pagine e sulle cover di prestigiosi Magazine nazionali ed internazionali. Sempre presente nei più importanti e prestigiosi eventi nazionali ed internazionali della moda, dello spettacolo, della cultura, dell’arte e dello sport.
Dal 2002 collabora con la prestigiosa agenzia fotografica Getty Image, portando attraverso la loro distribuzione capillare e internazionale, i suoi scatti a pubblicazioni in tutto il mondo.
Grazie al suo curriculum e alla qualità del suo lavoro i suoi scatti sono molto ricercati e apprezzati.
Le fotografie
Nilla Pizzi San Remo 1951. Fonte WEB
Jovanotti e Gianni Morandi al 72° Festival di Sanremo 2022. Teatro Ariston 4 febbraio 2022. Ph. Daniele Venturelli