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LA LUCE DELL’AMORE

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prévert

La luce dei fiammiferi è calda, tremolante e lascia solo intravedere. Accenderne tre, vuol dire guardare meglio o forse solo ricordare, perché l’amore si vive dentro: oltre lo sguardo, sulla pelle, in due, di notte. Del resto, “I ragazzi che si amano si baciano in piedi, contro le porte della notte; e non ci sono per nessuno”, dirà il poeta in un altro componimento.
“Trois allumettes” è una poesia che amiamo molto: c’è l’amore giovanile, con anche Parigi, la Senna, il vento primaverile. Prévert immaginava così l’attrazione e nelle righe ne è soggetto, perché in esse non si parla di lei, ma solo degli istanti.

In rete leggiamo che il “Nouvel Observateur” scopre in Francia una vecchia signora, Claudy Carter, ispiratrice dell’indimenticabile le “Feuilles mortes”, e cancellata da tutte le biografie di Prevert. «Jacques mi chiamava la sua fogliolina», racconta Claudy. «Io avevo 16 anni, lui 38. Adoravo calpestare le foglie secche e farle scricchiolare sotto i piedi». Anche nelle parole della vecchia signora c’è Prévert, ora non ci resta che leggerlo ancora.

Jacques Prévert, note biografiche

Jacques Prévert è nato a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio del 1900. Ha avuto un'infanzia felice, mostrando un carattere gioioso. Sua madre, fin da giovane, lo introduce nel mondo della finzione e dei sogni. La famiglia di Jacques Prévert si trasferisce a Parigi nel 1907. Suo padre cerca di mostrargli il mondo così com'è, la miseria e la prosperità. Il bambino è segnato da ciò che vede, dalla sua felicità, da ciò che sogna, legge, assiste alle proiezioni di film muti e va a teatro.
Il suo giovane fratello, Pierre, diventa regista e Jacques scrive sceneggiature e dialoghi per il grande schermo. Jacques Prévert prende rapidamente coscienza del mondo e di come lo vede, dipinto con una tristezza che non lo abbandonerà mai del tutto. Prévert odia la scuola e l’abbandona definitivamente nel 1914. Il ragazzo non prende lezioni ma impara dagli altri. L'anno dopo suo fratello muore di febbre tifoide, all'età di 17 anni. La morte del fratello, la guerra che odia, segneranno sempre la sua vita.
Dopo il servizio militare, il suo gusto per la letteratura non si espande; incontra altri, scopre con interesse "La rivoluzione surrealista" nel 1924 e incontra i surrealisti. Compone nel 1928, con il fratello Pierre, la sceneggiatura del reportage di Parigi (Memories of Paris) che non gli porta alcun successo. Dopo aver scritto una critica su André Breton, "Morte di un uomo", si separa dal movimento surrealista.
L'anno 1931 segna la vera nascita di Prévert, lo scrittore che noi conosciamo. Scoppiano vari scandali perché Prévert si fa beffe della borghesia, dei preti e dei militari. Scrive sceneggiature e dialoghi per numerosi film (Droles de Drame', 'Les Visiteurs du Soir', 'Les Enfants du Paradis', 'Remorque', ecc.) e scrive testi per le riviste.
Jacques Prévert produce il suo primo collage nel 1937. Pubblica libri per bambini, poi, con enorme successo, pubblica 'Paroles' (Parole) nel 1946. Vengono, successivamente e tra gli altri, 'La Pluie et le Beau Temps' nel 1955, ' Fatras' nel 1966, ecc., opere che senza dubbio gli daranno un riconoscimento poetico eterno.
Nel 1962, con André Villiers e Pablo Picasso, suo amico, Jacques Prévert pubblica due opere di fotografie, dipinti e collage.
Narratore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore, artista, Jacques Prévert è morto a Omonville-la-Petite, in Francia, l’11 aprile del1977.

Le fotografie

Abbiamo già parlato di Prévert, 3 anni addietro, riferendoci alla sua amicizia con Doisneau. Oggi incontriamo altri due autori: Henri Cartier Bresson e Gisèle Freund. E’ stato Ferdinando Scianna, nel suo “Viaggio di Veronica”, a farci apprezzare fino in fondo il fotografo francese come ritrattista. Leggiamo le sue parole: «Anche se il ritratto si fa nella reciproca consapevolezza e connivenza, vale, per raggiungere il buon risultato, quello che vale per ogni altro tipo di fotografia: riconoscere come una folgorazione l’istante decisivo».
Gisèle Freund, oltre a un lavoro di cronaca, si è distinta anche nel ritratto. Ricordiamo a proposito le fotografie scattate in Messico a Frida Kahlo, raccontata nel suo mondo insolito.

Henri Cartier-Bresson, il fotografo

Henri Cartier Bresson nasce a Chanteloup-en-Brie il 22 agosto 1908. E’ uno dei fotografi più importanti del ‘900, avendone intuito lo spirito. Per questo motivo è passato alla storia come “L’Occhio del Secolo”.
Con i suoi scatti è riuscito a cogliere la vera essenza della vita, mentre la sua esistenza è stata tutta dedicata a trasformare la fotografia in un mezzo di comunicazione moderno, influenzando intere generazioni di fotografi.
Ha documentato la Guerra Civile Spagnola, quella Cinese, l’Occupazione Nazista in Francia, la costruzione del muro di Berlino, i funerali di Gandhi. Fu l’unico fotografo occidentale al quale venne permesso di fotografare in Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda.
Durante la II^ Guerra Mondiale, si arruolò nell’Esercito Francese. Fu fatto prigioniero per trentacinque mesi, riuscendo poi a fuggire al terzo tentativo. Si aggrega poi nelle file della Resistenza francese, documentando la liberazione di Parigi nel 1944.

Le fotografie di Henri Cartier Bresson e la sua vita sono strettamente legate. Non si possono osservare le sue opere, perché di capolavori si tratta, se non si conoscono alcuni eventi fondamentali della sua esistenza.
I due momenti più importanti accadono nel 1946, quando Henri Cartier Bresson viene a sapere che il MoMA di New York, credendolo morto in guerra, intende dedicargli una mostra “postuma” e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, nasce una collaborazione che lo impegnerà per oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Cartier-Bresson sceglie le fotografie che vorrebbe esporre. Seleziona e stampa circa 300 immagini, molte delle quali mai pubblicate prima e nel 1946 parte per New York con le stampe in una valigia. Al suo arrivo compra un grosso album, uno Scrap Book, appunto, dove incolla tutte le stampe prima di presentarle al MoMA. La mostra viene inaugurata il 4 febbraio 1947. Nello stesso anno, inoltre, nella caffetteria del MoMA, fonda la famosa agenzia Magnum Photos, insieme a Robert Capa, George Rodger, David (Chim) Seymour e William Vandivert.

Bresson incontra la fotografia nel 1931, quando sfogliando una rivista vide una foto di Martin Munkacsi e ne rimase affascinato. L’anno dopo acquista la sua prima macchina fotografica Leica e inizia a viaggiare per l’Europa scattando fotografie.

Le sue immagini iniziano a comparire sulle riviste e vengono anche esposte, ma la sua creatività incontra anche il mondo del cinema e nel 1936 lavora come assistente alla regia di Jean Renoir (assieme a Luchino Visconti) per i film “La scampagnata” e ” La vita è nostra”. Inoltre, diventa lui stesso regista per due documentari sugli ospedali nella Spagna repubblicana e sulla vita dei soldati americani durante la guerra civile spagnola.
Quando inizia a scattare, quindi, Henri Cartier-Bresson ha appena 24 anni ed è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. È incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema. ”Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava.
Non capire nulla di fotografia significa, tra l’altro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perché lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel “qui” e “ora”, nella risposta immediata del soggetto.

Cogliere il momento perfetto è tutto nelle foto di Bresson, che ha descritto lo stile dell’immediatezza nel suo libro Images à la Sauvette, pubblicato nel 1952.
Henri Cartier Bresson non metteva in posa i protagonisti dei suoi ritratti ma li fotografava nei momenti più inaspettati per cogliere la loro naturalezza.
Images à la Sauvette si traduce approssimativamente come "immagini in fuga" o "immagini rubate". Il titolo inglese del libro, The Decisive Moment, fu scelto dall'editore. Nella sua prefazione al libro di 126 fotografie di tutto il mondo, Cartier-Bresson cita il Cardinale de Retz del XVII secolo che disse: - "Non c'è niente in questo mondo che non abbia un momento decisivo”.

Da Image Mag n° 6 2018

Gisèle Freund, note biografiche

Gisèle Freund, fotografa tedesca naturalizzata francese, nasce a Berlino il 19 dicembre 1908. Proveniente da una famiglia ebrea tedesca della classe media, ha ricevuto le sue prime macchine fotografiche dal padre, un collezionista d'arte. Contro il volere della sua famiglia, s’iscrive a una scuola per figli di lavoratori e, successivamente, studia sociologia e storia dell'arte a Friburgo, poi a Francoforte, con l'intenzione di diventare giornalista. Alla fine decide di dedicarsi a una tesi sulla commercializzazione dei ritratti fotografici in Francia nel XIX secolo.

Membra dei giovani socialisti di Francoforte, temendo persecuzioni, si rifugiò a Parigi nel 1933. Alla Biblioteca Nazionale di Francia, dove proseguì la sua tesi, iniziò la sua attività di ritrattista. Nel 1936 fece amicizia con Adrienne Monnier (editrice e proprietaria di una libreria) e incontrò gli scrittori francesi ed espatriati che frequentavano la sua libreria in Rue de l'Odéon. Nello stesso anno ottiene la cittadinanza francese e due anni più tardi inizia a utilizzare una pellicola 35mm a colori per ritratti di artisti, scrittori e intellettuali. Ritrae, fra i tanti: Louis Argon, Jean Cocteau, Colette, Simone de Beauvoir, Marcel Duchamp, André Gide, James Joyce, Virginia Woolf. Allo stesso tempo si dedica all’attività di fotoreporter documentando fatti di cronaca. I suoi servizi vengono pubblicati regolarmente su riviste come “Vu, Weekly Illustrated” e “Life”. Ha realizzato, tra le altre cose, una serie di fotografie di James Joyce scattate nella sua vita quotidiana.
Nonostante la sua naturalizzazione per matrimonio, dovette fuggire dalla Francia occupata. Si stabilì a Buenos Aires e poi viaggiò in tutta l'America Latina. Alla fine della guerra, torna a Parigi e, nel 1947, firma un contratto con l'ufficio parigino della Magnum. Si reca ancora in America Latina per lavorare sulla Patagonia e per una serie di fotografie dedicate a Eva Peron Poi si stabilisce per due anni in Messico, dove incontra l'artista Frida Kahlo, che ritrae all’interno del suo mondo insolito.
Nel 1953 rientra a Parigi.
Nel 1981 le viene commissionato il ritratto ufficiale del Presidente francese, François Mitterand. Freund viene nominata Officier of Arts et Lettres nel 1982 e Chevalier de la Légion d’Honneur nel 1983.
Freund muore a Parigi il 31 marzo 2000.

Le fotografie

Henri Cartier Bresson, Jacques Prévert 1974
Gisèle Freund. "Jacques Prévert, Vence 1953".

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