IL FOTOGRAFO DEI PELLEROSSA
Oggi incontriamo un autore che ha dedicato alla fotografia tutta la propria vita. Ne abbiamo parlato marginalmente in altre occasioni, quasi fosse una leggenda. In realtà, il suo operato merita rispetto, per l’ostinazione con la quale è stato portato avanti, tra l’altro con il rigore scientifico di chi vuole conoscere il soggetto che ha di fronte.
Il 16 febbraio 1868 nasce a Whitewater (Wisconsin) Edward Sheriff Curtis. Porterà avanti, pur tra mille difficoltà, uno dei più colossali progetti fotografici della storia: fotografare gli indiani del Nord America. Tutto inizierà il 30 Marzo 1906 e condizionerà la vita intera del fotografo, economicamente e anche per quel che concerne i rapporti familiari.
Per le riprese fotografiche Curtis ha percorso quasi 65.000 chilometri lungo tutto il territorio americano, utilizzando ogni mezzo di trasporto, dal treno alla canoa, dal cavallo alle lunghe marce a piedi. La sua opera conta circa 50.000 negativi e 10.000 registrazioni sonore, ottenute con un apparecchio rudimentale. Le sue fotografie sono più eloquenti di qualsiasi racconto: in alcune immagini gli atteggiamenti dei guerrieri ormai sulla via del tramonto o delle madri con i piccoli in braccio suggeriscono una fierezza e una tristezza infinite. Molti altri hanno fotografato i pellerossa, ma nessuno come lui ne ha condiviso la vita e la cultura, producendo una documentazione fotografica eccezionale, ma anche fondamentale dal punto di vista etnografico.
Ammirare la bellezza delle fotografie di Curtis vuol dire collocarle in una giusta prospettiva. Nonostante la dedizione e le difficoltà che il fotografo ha dovuto sopportare, la bellezza ultima di "The North American Indian" risiede non solo nel genio di Curtis, ma anche e soprattutto nei soggetti che aveva di fronte. La bellezza dei nativi, la forza, l'orgoglio, l'onore, la dignità e altre caratteristiche ammirevoli sono state registrate con il linguaggio fotografico, ma prima costituivano parte integrante del popolo. Mentre Curtis era un maestro nella sua arte, il popolo indiano possedeva la bellezza, quella trasmessa ai discendenti.
Edward Sheriff Curtis, la vita
Edward Sheriff Curtis nasce a Whitewater, nello Stato del Wisconsin, il 16 febbraio 1868. Suo padre era un reverendo veterano della guerra civile.
Lui è stato un etnologo e fotografo del West americano, ben noto per le sue immagini dei nativi americani. Nato nelle zone rurali del Wisconsin, Curtis costruì la sua prima macchina fotografica nel 1880 e imparò a fotografare da autodidatta. Ha poi lavorato come apprendista per un fotografo a St. Paul, prima che la sua famiglia si trasferisse a Seattle, dove Curtis ha fondato il suo studio con il socio Thomas Guptill. Si è poi sposato con Clara J. Phillips, originaria della Pennsylvania. La coppia ebbe quattro figli: Harold, Elizabeth detta Beth, Florence e Katherine detta Billy.
Nel 1895, Curtis scattò il suo primo ritratto di un nativo americano, una fotografia della principessa Angeline, figlia del capo Sealth, l'indiano Squamish da cui prende il nome la città di Seattle. Diversi anni dopo, alla National Photographic Convention, Curtis ha ricevuto il primo premio per tre delle sue immagini dai toni seppia dei nativi americani di Puget Sound. Curtis trascorse l'estate del 1900 osservando la Danza del Sole in un accampamento del Montana, un'esperienza che aumentò il suo interesse per le culture dei nativi americani.
Essendo diventato famoso grazie agli articoli e alla pubblicazione delle sue fotografie, Curtis ha ricevuto una sovvenzione di 75.000 dollari da JP Morgan (proprietario della Morgan Library) per continuare nel suo lavoro. Curtis ha dedicato i successivi 30 anni a fotografare e documentare oltre 80 tribù a ovest del Mississippi, dal confine messicano all'Alaska settentrionale. Questo lavoro ha portato alla pubblicazione dell'opera più famosa di Curtis, The North American Indian, un documento fotografico ed etnografico in 20 volumi di molte tribù negli Stati Uniti.
Oltre al suo lavoro fotografico, Curtis ha anche prodotto diversi film sulla cultura dei nativi americani. Nel 1911 lanciò The Indian Picture Opera e diresse un film muto basato sulla mitologia degli indiani Rawakiutl del nord-ovest del Pacifico.
Negli anni che seguirono il completamento del progetto North American Indian, Curtis lavorò a Hollywood. Alla fine degli anni Quaranta, si stabilì in una fattoria a Whittier, in California. Aveva anche divorziato dalla moglie già nel 1916. Morì d’infarto nel 1952, a casa di sua figlia Beth. Tuttavia, dopo la sua morte c'è stata un'esplosione d’interesse per Curtis e il suo lavoro. Oggi è uno dei fotografi più esposti, pubblicati e collezionati della storia. Il suo lavoro è stato oggetto di oltre 30 monografie e 100 mostre internazionali ;e si trova nelle principali collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, tra cui il MoMA e il Met.
Le fotografie
Capo Sioux, Edward S. Curtis
Edward S. Curtis, a Taos Maid, 1925