THE DARK SIDE OF THE MOON, 50 ANNI
1° marzo. Le nostre origini bolognesi non possono che farci ricordare Lucio Dalla, deceduto nel 2012 proprio il primo giorno del suo mese (era nato il 4 marzo 1943, come avrebbe cantato la canzone a sua firma). Ricordiamo la telefonata di un amico: «Hai sentito, è morto Lucio Dalla». Accendiamo la televisione, suonano “Anna e Marco”. La notizia è tremenda, di quelle che ti staccano dal mondo reale, un po’ come l’11 settembre o il terremoto del Friuli. Addio Lucio.
Continuiamo a parlare di musica, perché forse Dalla vorrebbe così. “The Dark Side of the Moon”, l’album dei Pink Floyd, compie cinquant’anni. Sembra impossibile; ma riflettendo banalmente, ci accorgiamo di possedere quel disco in tutti i supporti disponibili nel tempo: dall’LP, fino alla musica liquida, passando per il CD e l’immancabile cassetta. Ecco, sì: ci manca il DAT, ma quello era roba da ricchi. Che dire? Non volevamo che i sussulti tecnologici ci privassero dell’opera completa, perché il capolavoro dei Pink Floyd va ascoltato per intero, dall’inizio alla fine. Ancora oggi, nella playlist dell’iPhone, l’album è salvato per intero, perché durante l’anno, in auto, c’è sempre un momento per ascoltarlo tutto.
Spesso quando si parla di musica rock, o anche di jazz, ci si riferisce a dei dischi che abbiamo cambiato la musica, influenzandone il divenire. Ebbene, “The Dark Side of the Moon” ha modificato anche l’ascolto di tutti, educandolo quasi.
C’è altro da aggiungere? Poco, a dire il vero. L’emozione va vissuta e descriverla è impossibile. Ci piace tutto, di quell’album, persino le tracce sonore esterne che anticipano Money, una presenza terrena in un lavoro che trascende; e pure il battito cardiaco campionato. Da esso riceviamo la giusta tensione per affrontare l’ascolto.
Per una volta facciamo un’eccezione: la seconda fotografia, quella che poi verrà condivisa sui social, è la copertina del disco. Il vero capolavoro è lì e non volevamo edulcorarlo.
The Dark Side of the Moon, notizie
Solo pochi anni dopo una serie di sfortunate circostanze che costrinsero Syd Barrett a ritirarsi dalla band, Waters, Gilmour, Mason e Wright lavorarono a un album potente, combinando le note psichedeliche che caratterizzavano i Pink Floyd di Barrett con l'empatia filosofica che volevano inserire nei loro testi. Così l’1 marzo 1973 fu realizzato "The Dark Side Of The Moon", ufficialmente il terzo album più venduto di tutti i tempi, con oltre 50 milioni di copie vendute. Tuttavia, il valore di questo album non sta nei numeri, perché ha cambiato il modo di suonare la musica, e anche di ascoltarla. Quel vinile che gira sul piatto, ancora oggi restituisce un'esperienza nuova, unica.
In un incontro a casa di Nick Mason a Londra, Roger Waters ha avuto le prime idee: il nuovo album si doveva concentrare su "argomenti che fanno impazzire la gente", ispirato anche dalla situazione che aveva colpito il loro ex collega. Accettando l'idea, i quattro musicisti iniziarono a scrivere testi e musica, così Waters creò la prima registrazione demo a casa loro, in un piccolo studio che aveva ricavato in un cottage nel giardino. I lavori vennero interrotti, dopo alcuni tentativi, per via degli impegni del gruppo. Così i Pink Floyd tornarono in studio solo all'inizio del 1973, per terminare finalmente il lavoro sull'album più importante della loro carriera.
Il disco è stato presentato in anteprima l’1 marzo 1973. Si tratta di un album concettuale, basato su idee che la band aveva già rivelato nelle esibizioni dal vivo e nei brani precedenti. Gli argomenti di cui si occupavano erano i conflitti, l'avidità, il passare del tempo, la morte e la malattia mentale, che ovviamente era stata fortemente influenzata dallo stato psicologico di Barrett. L'album è stato registrato ad Abbey Road a Londra, e nella sua realizzazione sono state utilizzate alcune delle tecniche più moderne. Vennero utilizzate registrazioni multicanale e nastri magnetici, e il suono è stato completato dai sintetizzatori.
"The Dark Side Of The Moon" divenne popolare subito dopo l'uscita. Con oltre 50 milioni di copie vendute, è diventato l'album di maggior successo della band e uno degli album più venduti al mondo, subito dopo "Thriller" di Michael Jackson e "Back In Black" degli AC/DC. Sono stati presentati due singoli, tra cui “Money” e “Time”, e a parte il successo commerciale e i numeri, molti critici gli hanno conferito il titolo di uno dei migliori album rock di tutti tempi. La copertina dell'album, realizzata dal designer norvegese Storm Thorgerson (che ha collaborato con nomi come Led Zeppelin, Black Sabbath, Peter Gabriel, Genesis, Bruce Dickinson), è sicuramente un’opera d’arte, riconoscibile nel tempo.
L’Europa e il mondo del 1973 erano profondamente cambiati rispetto ad anni prima. Le illusioni si erano dissolte, i sognatori erano diventati adulti e dovevono fare i conti con una realtà che non erano riusciti a rendere migliore. E lì che nasce il rock progressivo, colonna sonora ideale per dare forma ai fallimenti dell’umanità.
Aperto e chiuso dal battito cardiaco umano, The Dark Side of the Moon cavalca l’incertezza e le pressioni della vita che pulsa incessante, con il suo carico nevrotico, suggerito dall’inserimento di suoni e rumori di carattere quotidiano: tintinnio di monete, orologi che ticchettano, elicotteri che volteggiano nel cielo. Il messaggio finale non è completamente positivo. Il lato oscuro della Luna è anche quello di ogni essere umano.
Questo capolavoro di morte, follia, avidità, è nato mezzo secolo addietro, ma rappresenta comunque il tempo in cui viviamo, e quindi trattando le cose che sono caratterizzate dalla vita contemporanea, "The Dark Side Of The Moon ” è più che attuale al giorno d'oggi, sia per l'ascolto che per rispetto.
Il fotografo Colin Prime
Nato nel 1948, nel sud di Londra, Colin Prime ha frequentato St. Michael's e All Angels Comprehensive e poi la London School of Printing and Graphic Arts. Dopo aver lasciato la scuola ha seguito il fratello maggiore (Tony Prime) nella fotografia. È entrato a far parte di una tipografia fotografica commerciale per apprendere le basi della camera oscura. Alla fine degli anni Sessanta, sebbene gli piacesse lavorare in camera oscura, voleva anche mettersi dietro la fotocamera e si unì alla Fleetwood Publications come apprendista fotografo lavorando alle riviste Honey e Petticoat.
Gli piaceva ancora lavorare in camera oscura e stampava per fotografi come David Bailey, Helmut Newton, David Hamilton, Clive Arrowsmith e Richard Avedon, quando era a Londra.
L'altro amore di Colin era la musica e decise di cimentarsi come Disc Jockey. È stato mentre girava per i club che si è imbattuto in un gruppo appena agli inizi, chiamato Pink Floyd; che l’ha portato alla creazione del primo servizio fotografico professionale della band. Syd Barrett ha utilizzato una delle sue foto come design per la copertina posteriore del loro album di debutto, The Piper at the Gates of Dawn.
Colin ha deciso di rimanere nella musica a tempo pieno, lavorando al fianco di artisti del calibro di Jimi Hendrix, Deep Purple, Otis Redding, Rolling Stones, Santana e Bob Marley. Dopo oltre vent'anni nell'industria musicale, Colin ha fatto un altro cambio di carriera ed è entrato nel settore IT, dove è rimasto fino alla sua morte il 7 ottobre 2013.
Le fotografie
Pink Floyd, Ph. Colin Prime
Copertina del disco “The Dark Side of the Moon"