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IL POETA DI PRAGA

Ne abbiamo parlato tre anni addietro, ma desideriamo farlo ancora ancora. Josef Sudek, fotografo praghese per eccellenza, continua a incuriosirci. Ad attirarci è la semplicità che gli è propria, forse quella tristezza deducibile dai suoi scatti. La vita lo ha fatto soffrire, tanto; relegandolo alla solitudine; ecco quindi il silenzio palesato dalle sue opere: intimo, interiore, mal celato da una ricerca visiva prossima al suo esistere, eppure prolungata nel racconto. C’è curiosità, nelle immagini che ha lasciato al tempo. Con tanta sensibilità, e delicatamente, ha documentato la realtà giocando con i particolari anche quando si occupava di paesaggio. Ne è nato un autoritratto sincero, spontaneo, senza urli o grida: muto si potrebbe dire.

Sudek raramente fotografava le persone e, quando comparivano nelle sue inquadrature, diventavano ombre, all’interno di spazi urbani vuoti, colmi di malinconia. Spesso ritraeva il paesaggio visibile dalla finestra del suo studio, che quindi risultava già inquadrato. L’intimità, però, ne usciva esaltata, quasi che in quei scatti cercasse un continuo dialogo con se stesso. Del resto, due guerre lasciano il segno, soprattutto quando nel corpo permangono le menomazioni degli eventi bellici. Un braccio amputato (eredità della prima guerra mondiale) ha accesso continuamente ricordi tristi e anche rimpianti, perché la vita sarebbe dovuta cambiare per forza, e in peggio.

L’arrivo della II° Guerra mondiale, e le sue conseguenze, hanno peggiorato la sua situazione morale. Sudek si chiuderà ancora di più nella sua solitudine. Lo salveranno la fotografia e l’amore per la musica classica: unico suono armonioso nel silenzio della vita.

Josef Sudek, note biografiche.

Josef Sudek nasce il 17 marzo 1896 a Kolín, in Boemia. Rilegatore di libri, durante la prima guerra mondiale fu arruolato nell'esercito austro-ungarico. Nel 1915 prestò servizio sul fronte italiano fino a quando fu ferito al braccio destro, nel 1916. Sebbene non avesse esperienza con la fotografia e vivesse con una mano sola a causa dell’amputazione dell’arto, gli fu data una macchina fotografica. Dopo la guerra ha studiato fotografia per due anni a Praga, con Jaromir Funke, presso la Scuola di Stato di Arti Grafiche (1922-1924). La sua pensione d’invalidità dell'esercito gli ha offerto l’opportunità di diventare artista, così ha lavorato negli anni '20 con uno stile romantico pittorialista. Dopo essere stato espulso da un circolo locale, Sudek fondò la Czech Photographic Society nel 1924. Nonostante avesse solo un braccio, usava macchine fotografiche grandi e ingombranti con l'aiuto di assistenti.
Dopo la sua prima mostra personale, nel 1933, il lavoro di Sudek è stato mostrato accanto a quella di László Moholy-Nagy, Man Ray, e Alexander Rodchenko al Salone Internazionale di Fotografia della città di Praga nel 1936.

A volte si dice che la fotografia di Sudek sia modernista, ma questo è vero solo per un paio d'anni negli anni '30, durante i quali si dedicò alla fotografia commerciale, lavorando "nello stile dei tempi". In primo luogo, la sua fotografia personale era neo-romantica.

I suoi primi lavori includevano molte serie di luci che cadevano all'interno della cattedrale di San Vito. Durante e dopo la seconda guerra mondiale, Sudek ha creato inquietanti paesaggi notturni e panorami di Praga, ha fotografato il paesaggio boscoso della Boemia e il vetro della finestra che conduceva al suo giardino (la famosa serie The Window of My Atelier).

Conosciuto come il "Poeta di Praga", Sudek non si è mai sposato ed era una persona timida e riservata. Non ha mai partecipato alle inaugurazioni delle sue mostre e poche persone compaiono nelle sue fotografie. Nonostante le privazioni della guerra, conservò una rinomata collezione di dischi di musica classica.

Josef Sudek more il 15 settembre 1976, a Praga.

Le fotografie.

Josef Sudek, germoglio di rosa bianca, 1954
Josef-Sudek, uovo nel piatto, 1930

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