SALUTIAMO MARY QUANT
Abbiamo sentito la notizia per radio, mentre eravamo in viaggio: «Addio a Mary Quant. La stilista si è spenta serenamente questa mattina nella sua casa del Surrey, lo ha annunciato la famiglia». Subito si sono accesi i ricordi: quelli infantili, a dire il vero; perché eravamo troppo giovani per comprendere le ideologie dei Sixties. Le ragazze in famiglia (zie e cugine) però, più adulte di noi, avevano sforbiciato le gonne, abbondantemente sopra il ginocchio. Le loro scarpe non avevano tacchi e portavano i capelli corti; in più ballavano agitando i fianchi, con disinvoltura. Solo più tardi ci siamo resi conto come quella gonna, trasformata mini, fosse diventata un inno alla libertà e probabilmente una spinta verso l’emancipazione. Di certo la creazione di Mary Quant si aggiunge a quanto di bello ci hanno riservato gli anni ’60: la musica, il cinema, l’arte e gli emblemi giovanili.
Ripetiamolo: non sappiamo se Mary Quant abbia generato un cambiamento o se viceversa sia stata in grado di cavalcare i mutamenti degli anni ’60. Sta di fatto che la sua invenzione si diffuse in tutto il mondo velocemente, e anche con facilità. La minigonna, perché di questo stiamo parlando, divenne uno dei simboli dell’epoca: una creazione destinata a sovvertire le regole formali precedenti, diventando un segnale di quanto sarebbe accaduto, di rivoluzionario, negli anni Sessanta. Mary, che lo volesse o meno, aveva creato la bandiera di una ribellione, destinata a consolidarsi nella Swinging London dei Sixties. Del resto, «Le vere creatrici della minigonna sono le ragazze che si vedono per strada», così diceva Mary Quant.
Mary Quant nasce l’11 febbraio 1930 a Blackheath, un quartiere di Londra. Nel 1955 apre la sua prima boutique - il «Bazaar» - a Londra, in King’s Road, e raggiunge presto una discreta notorietà. Il successo arriva nel 1965, quando lancia la sua minigonna. Per il nome si è ispirata a un altro simbolo degli anni sessanta, la «mini», cioè la vettura della casa automobilistica Austin. Mary Quant decise di affidare l’immagine del proprio capo d’abbigliamento a una modella che diventerà un mito della Swinging London, quella Twiggy che ispirerà una nuova bellezza al femminile: quella di una donna magra, adolescenziale, e dalle forme appena accennate.
Mary Quant arriverà alla nomina di Cavaliere della Corona, onorificenza ricevuta dalle mani di Elisabetta nel 1966, un anno dopo i Beatles.
Twiggy, note di vita
Lesley Hornby, meglio conosciuta come Twiggy, viene lanciata a 16 anni dal fotografo Barry Lategan, come "volto del 1966", viene considerata la prima top model al mondo. Capelli corti, lentiggini e look denutrito, diventa ben presto l'idolo di stilisti, cineasti e fotografi della "Swinging London". Icona degli anni Sessanta, ha rivoluzionato i canoni internazionali della bellezza, prima di lei tondi e voluttuosi.
A un certo punto le cose cambiano e ce ne accorgiamo appena. Siamo negli anni '70: le figure femminili si assottigliano, le gambe si scoprono, i capelli si tingono, gli occhi s’ingrandiscono. Nasce la donna grissino, che ha in Twiggy la musa ispiratrice: una modella amata dai fotografi di tutto il mondo e che conquista le copertine dei magazine di moda dell'epoca. Il suo volto affascina e la sua figura ammalia: merito di una nuova androginia mai conosciuta prima.
Come dicevamo, è lei la modella che nel 1966 viene ritratta con la prima minigonna della storia, inventata da Mary Quant.
Twiggy sta per stecchino, in riferimento alla magrezza esasperata della modella. Le teenagers (specie inglesi, americane e francesi) impazziscono per l’inglesina nata in un sobborgo di Londra. Vogliono il suo taglio di capelli e il suo girovita. Twiggy è l’archetipo della nuova bellezza, contrapposta al mito di Marilyn. In molte tentano di imitarla, e si ammalano. Sorgono così le prime critiche verso la moda sconsiderata che instilla la chimera della magrezza.
Comincia una polemica mai sedata, che dura ancora oggi.
Niente tacchi alti per Twiggy! La ragazza ribelle della porta accanto ama indossare scarpe basse senza lacci o al massimo quelle con il cinturino di quando era bambina.
Twiggy ha interpretato, con ruoli diversi più o meno importanti, diciassette film. Ci viene in mente la sua apparizione, come cameo, nel film i Blues Brothers, dove interpreta la ragazza alla quale Elwood Blues propone un appuntamento presso una stazione di servizio. Lei lo aspetterà inutilmente. Lui era già in fuga verso Chicago, assieme al fratello, inseguito dalle auto della polizia.
Il fotografo, Richard Avedon
Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.
Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".
Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.
Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.
Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.
In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West. Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.
(Fonte Avedon Foundation)
Le fotografie
Abbiamo scelto lo scatto con Twiggy assieme ad Avedon perché ci sembrava vicino allo spirito della minigonna.
Twiggy e Richard Avedon, (Richard Avedon Foundation).
Ritratto di Mary Quant (fonte internet).