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INIZIA L’ODISSEA 2001

22 aprile 1964, Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke (autore) s’incontrano per la prima volta e iniziano a sviluppare la sceneggiatura di “2001: Odissea nello spazio”.

Il film cerca di spiegare l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, ma anche l'intelligenza artificiale e l'utilizzo della scienza. Quando, nell'aprile del 1968, 2001: Odissea nello spazio fece la sua prima apparizione sul grande schermo, tutto il cinema precedente diventava improvvisamente desueto. Enorme è lo spazio temporale della trama, straordinari sono gli effetti speciali e la colonna sonora, circolare è la narrazione (che inizia e termina con la stessa musica). La pellicola si presenta ancora oggi come un saggio filosofico, dove la violenza risulta essere un’arma per sopravvivere. Altro non possiamo dire, né siamo capaci di farlo: siamo di fronte a un capolavoro della settima arte.
Alcune curiosità. Le riprese iniziarono il 29 dicembre 1965, per terminare il 7 luglio 1966. Iniziò una lunga post-produzione, durata 2 anni. Il regista rimase per due mesi chiuso nella sua villa a rivedere e montare il suo lavoro; questa operazione è considerata il momento più decisivo nella produzione del cinema di Stanley Kubrick.

Il genio di Stanley Kubrick

Stanley Kubrick era un genio. Ha dimostrato di esserlo nella cinematografia, ma anche impugnando la fotocamera, almeno agli inizi della sua carriera. Il suo caso merita addirittura un approfondimento; questo perché, se esistono dei punti di contatto tra fotografia e cinema al di là di aspetti di carattere tecnico, Kubrick ne è la dimostrazione più palese. I suoi scatti, realizzati tra il ’45 e il ’50, mostrano una profonda maturità, rivelandosi lontani da aspetti documentativi di carattere giovanile. Lui non descrive un periodo storico, né esegue semplici lavori di reportage. Sin dagli inizi, Kubrick si confronta col mezzo fotografico, lo analizza, cerca di coglierne le possibilità, sempre per descrivere una percezione del reale tutta propria. Sotto questo profilo, la sua carriera artistica non presenta discontinuità: comincia con la fotografia e continua con il cinema. Al centro della sua ricerca, c’è sempre stata l’ambiguità dell’immagine: fissa o in movimento; e forse è per questo che è stato in grado di cimentarsi in quasi tutti i generi cinematografici (il noir, il thriller, la satira politica, la fantascienza, l’opera storica e tanti altri).

Scoprire che Stanley Kubrick sia stato un maestro della fotografia non può che riempirci d’orgoglio. Dalla fotocamera (e dal suo linguaggio) è nata una delle carriere più esaltanti della storia del cinema, quella che ha prodotto: Arancia Meccanica, 2011 Odissea nello spazio, Full Metal Jacket, Barry Lyndon, solo per citare alcuni titoli. Ereditò la passione per l’immagine fissa dal padre (assieme a quella per gli scacchi) e s’impadronì subito dello strumento, disobbedendo anche alle convenzioni dell’epoca.
A questo punto, una domanda (pur banale) sorge spontanea: sarebbe possibile, oggi, un percorso come quello del nostro regista? Anche quando i processi tecnologici di cinema e fotografia sembrano fondersi con facilità? La risposta è difficile, e risulterebbe contaminata da mille attenuanti: al giorno d’oggi non esiste Look (la rivista), né il reportage “edotto” con tutte le sue declinazioni. Di certo il quesito andrebbe posto in altri termini, perché non è del percorso artistico che occorre validare una fattibilità; sarebbe necessario riflettere se la società tutta, globale per giunta, sia in grado di accettare un artista capace di trasfigurare le convenzioni, rigettando i luoghi comuni.

Stanley Kubrick, note biografiche

Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928 a Manhattan, New York, in una ricca famiglia ebrea. Era uno studente indisciplinato e perdeva la maggior parte delle lezioni, motivo per cui i suoi genitori decisero di mandarlo in California con suo zio, vivendo col quale Kubrick iniziò a coltivare la sua passione per l'arte, la fotografia e il cinema. Trascorreva il tempo libero leggendo, fotografando o giocando a scacchi, sport di cui era un esperto.

Frequenta il Museum of Art di New York e il cinema Loew's Paradise, dove studia in dettaglio le opere di vari registi, sviluppando il suo senso critico e il suo stile. Grazie al suo talento di fotografo, iniziò a lavorare per la rivista Look nei primi anni '40, diventando uno dei fotografi più prestigiosi e talentuosi del paese. Interessato al cinema, ha lasciato il lavoro per iniziare a sviluppare i suoi primi progetti cinematografici.
Dopo aver debuttato con il cortometraggio Day Of The Fight (1951), Kubrick esce con Flying Padre (1951). Due anni dopo è la volta di The Seafarers (1953) e del suo primo lungometraggio, Paura e Desiderio (1953), un film in bianco e nero a basso costo.
Due anni più tardi, dopo aver divorziato dalla prima moglie, Toba Metz, Kubrick sposò l'attrice e regista Ruth Sobotka, con la quale lavorò in Il bacio dell'assassino (1955) e Colpo perfetto (1956). Un anno dopo, divenne famoso con il film contro la guerra Orizzonti di Gloria (1957), uno dei lavori più acclamati del regista.
Nello stesso anno contatta il regista e attore americano Kirk Douglas, con il quale lavora in Spartacus (1960), film incentrato sulla vita del guerriero spartano. Il film ha ricevuto buone recensioni e numerosi premi, come gli Oscar per il miglior attore non protagonista, la migliore fotografia, i migliori costumi e la migliore scenografia. In seguito Kubrick ha girato Lolita (1962), con James Mason e Sue Lyon.
Dopo aver divorziato da Sobotka nel 1957, Kubrick ha sposato Susanne Christian, un'attrice riconosciuta per la sua interpretazione in Orizzonti di Gloria (1957). Ha vissuto con lei il resto della sua vita, mettendo al mondo due figlie, Anya (1959) e Vivian (1960). In seguito, ha girato la sua opera più ambiziosa, il film di fantascienza 2001: Odissea nello spazio (1968). Per questo film, Kubrick è stato candidato all'Oscar come miglior regista e migliori effetti speciali.

All'inizio degli anni '70 lancia il suo progetto cinematografico più famoso, il film Arancia meccanica (1971). Nonostante le critiche per via del contenuto esplicito e la violenza in esso mostrata, il film è stato candidato a numerosi premi. Nel 1975 ha diretto Barry Lyndon, con Ryan O'Neal, Patrick Magee, Marisa Berenson e Hardy Krüger. Questo film ha ricevuto gli Oscar per la migliore fotografia, la migliore direzione artistica, la migliore colonna sonora e i migliori costumi. In seguito, ha girato l'adattamento dell'opera di Stephen King, The Shining (1980), un film horror con Jack Nicholson. Poco tempo dopo ha lanciato il film contro la guerra Full Metal Jacket (1987). Il suo ultimo progetto è stato Eyes Wide Shut (1999), un dramma psicologico con Tom Cruise e Nicole Kidman, pubblicato postumo.

Stanley Kubrick è morto il 7 marzo 1999, nell'Hertfordshire, in Inghilterra, a causa di un attacco di cuore.

Un lavoro del Kubrick fotografo

Come abbiamo già scritto, Kubrick prima di diventare un regista di fama mondiale lavorò come fotografo per alcune riviste nella città di New York, tra il 1945 e il 1950. Nel 1946, per un breve tempo, Kubrick collaborò con la rivista LOOK alla ricerca della quotidianità, ritraendo persone comuni mentre vivevano in metropolitana. Non c’è da meravigliarsi se nella Subway Kubrick sia stato in grado di cogliere storie e personaggi, utili per un racconto che andava fotografato.

Nelle fotografie che il regista ci ha tramandato, troviamo momenti romantici o ironici, ma anche semplici particolari di vita e piccoli dettagli. Pare che Kubrick abbia scattato solo nel momento in cui la metropolitana era ferma, per via delle vibrazioni. Quello che vediamo, però, non è solo un’anticipazione della street: ogni fotogramma diventa l’inizio di una scena che potrebbe iniziare a muoversi, come in un film. Oltretutto, se anche talvolta compare l’ironia, questa non trascende mai nella comicità.

Il lavoro di Stanley Kubrick circa la metropolitana della Grande Mela conta 15.000 scatti, conservati nel Museum of the City of New York.

Le fotografie

Stanley Kubrick, autoritratto
“2001: Odissea nello spazio”, una scena del film

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