NASCE EVA BESNYÖ
Eva Besnyö (1910-2003) è una di quelle donne che hanno trovato nella fotografia non solo una professione, ma anche una forma di liberazione; e di quelle artiste d'avanguardia cosmopolite che hanno scelto l'Europa come terreno di lavoro. Subito dopo la sua formazione fotografica nello studio di József Pécsi, a Budapest, Eva Besnyö ha lasciato per sempre l'ambiente repressivo e antiprogressista della sua nativa Ungheria. Poi, a 20 anni, ha deciso, come i suoi connazionali László Moholy-Nagy, Martin Munkácsi, György Kepes e Endre Friedmann (Robert Capa), di andare a Berlino. Appena arrivata, nell'autunno del 1930, vi scopre una scena fotografica dinamica, aperta alla sperimentazione e posta sotto il doppio segno della Nuova Visione e della Nuova Oggettività, il cui linguaggio moderno le permetterà di sviluppare il suo stile personale.
Di origini ebraiche, Eva Besnyö, che aveva previsto la minaccia del nazionalsocialismo, si trasferì in Olanda nel 1932 dove incontrò nuovamente il suo compagno, il regista John Fernhout. Lì viene accolta nella cerchia di artisti internazionali attorno al pittore Charley Toorop, e si fa rapidamente conoscere ad Amsterdam, dove ha un proprio studio fotografico. Una mostra personale al Kunstzaal van Lier nel 1933 ha attirato l'attenzione in particolare dei seguaci olandesi del "Neues Bauen" (New Building).
L'invasione dei Paesi Bassi da parte della Germania nazista nel 1940 segnò una svolta drammatica nella vita di Eva Besnyö. Le tracce di quell’esperienza rimarranno acute per tutti i decenni del dopoguerra. Durante gli anni '50 e '60, la sua vita familiare la portò ad abbandonare la fotografia di strada per orientarsi all’attività commerciale.
Eva Besnyö, note biografiche
Eva Besnyö, fotografa e fotoreporter, è nata a Budapest il 29 aprile 1910. Suo padre, Bernat Besnyö, avvocato (1877), venne ucciso ad Auschwitz nel 1944. Sua madre Ilonka (1883) è morta nel 1981. Cresciuta in una casa ebrea liberale, il desiderio di suo padre che lei continuasse a studiare dopo aver completato il liceo non era di suo gradimento; voleva diventare una fotografa. Così nel 1928 iniziò un corso di studi biennale presso il rinomato Studio di Ritratto, Pubblicità e Architettura József Pécsi, dove svolse anche il suo apprendistato. Nel 1930 decide di trasferirsi a Berlino, metropoli dell'avanguardia, non solo per allontanarsi da casa ma anche per lasciare l'Ungheria del regime di Horthy. Successivamente ha definito il suo soggiorno berlinese il periodo più importante della sua vita, nel senso che ha gettato le basi non solo della sua pratica fotografica ma anche della sua consapevolezza politica.
Ha lavorato per un breve periodo nel laboratorio del fotografo pubblicitario René Ahrlé fino a quando ha trovato un impiego più interessante presso il fotoreporter Dr. Peter Weller, per il quale ha realizzato fotoreportage su temi quotidiani. Come era consuetudine all'epoca, questi apparivano sotto il suo nome nel Berliner Illustrirten Zeitung. Quando le è stato permesso di scegliere i propri argomenti, è semplicemente uscita per strada, dove ha sempre trovato ciò che la interessava. Entrò a far parte di una cerchia d’intellettuali e artisti socialmente e politicamente impegnati come György Kepes, Joris Ivens, John Fernhout, Lászlo Moholy-Nagy, Otto Umbehr (Umbo), Robert Capa e altri, frequentò i corsi serali dei lavoratori marxisti.
Nel 1931 colse l'opportunità di diventare indipendente fondando il proprio studio. Le commissioni e il lavoro per la Neofot Picture Agency le portarono il successo, che però fu presto interrotto. Si rese conto della crescente minaccia del nazionalsocialismo e nell'autunno del 1932 decise di trasferirsi ad Amsterdam con il suo compagno olandese, John Fernhout, con il quale visse fino al 1939. Con l'aiuto dell'artista Charley Toorop, trovò ben presto piede in Olanda e il riconoscimento ottenuto dalle sue mostre la portò a numerose commissioni nel campo del fotoreportage, del ritratto, della moda e dell'architettura. Nel 1934 diventa membro dell'Associazione degli artisti per la difesa dei diritti culturali. In questa veste ha partecipato alla mostra di protesta dell'associazione del 1936 contro i Giochi Olimpici di Berlino, le "Olimpiadi sotto la dittatura" e ha organizzato la mostra di orientamento internazionale "Foto '37" allo Stedelijk Museum di Amsterdam, intesa a migliorare la consapevolezza della fotografia come forma d'arte.
Dopo la capitolazione dell'esercito olandese nel maggio 1940, mentre le condizioni degli ebrei peggioravano costantemente, a Eva Besnyö fu proibito di svolgere qualsiasi attività giornalistica. Nel 1942, quando la sua unica fonte di reddito era rappresentata da alcune commissioni private, rimase clandestina per due anni. Dopo la guerra ricevette numerosi incarichi per la documentazione fotografica e rimase professionalmente attiva, anche se ai tempi era madre di un figlio (nato nel 1945) e di una figlia (nata nel 1948), avuti dal grafico Wim Brusse, da cui si è separata nel 1968.
Eva Besnyö è morta a Laren, Paesi Bassi, il 12 dicembre 2002.
Fonti:
Jewish Women’s Archive
Marion Beckers e Elisabeth Moortgat, curatrici della mostra del 2012
Le fotografie
Eva Besnyö, autoritratto (1932)
Eva Besnyö. Senza titolo, ragazzo con violoncello Balaton, Ungheria, 1931