GOODBYE VIETNAM
Per il titolo, abbiamo preso spunto da un film: “Good Morning, Vietnam” (1987), diretto da Barry Levinson e interpretato da Robin Williams. Racconta della permanenza a Saigon, durante la guerra del Vietnam, del disc jockey dell'aviazione Adrian Cronauer, a cui viene affidata la conduzione della radio. Tutto però finisce il 30 aprile del 1975, quando i nord vietnamiti entrano a Saigon: è la fine del conflitto.
Siamo stati in Vietnam nel 1999, quattro anni dopo la fine dell’embargo statunitense. Abbiamo trovato una Saigon (Ho Chi Minh City) isterica, iperattiva, lontana dal conflitto terminato un ventennio prima. Il locale più importante si chiamava Apocalypse Now, come il film di Coppola. La guerra aveva cancellato molto della storia architettonica della città, ma anche della nazione intera. A Da Nang, nel Vietnam centrale, molti turisti americani, anziani d’età, guardavano il mare con rammarico. Erano soldati che lì avevano trascorso i vent’anni. Nel distretto di Cu Chi, a 30 km dalla capitale, si poteva toccare con mano l’assurdità del conflitto: una rete di cunicoli sotterranea, impossibile a frequentarsi per una persona normale, rifugio dei vietnamiti; e poi crateri, giungla defoliata, trappole strane e tanto altro.
La nazione asiatica conterà tre milioni di perdite, mentre sul suo territorio verranno gettate tante bombe quanto cinque guerre mondiali. Per anni, il Vietnam risulterà essere il secondo esportatore al mondo di metallo riciclato. A livello ideologico, la contrapposizione tra favorevoli e contrari alla guerra divenne globale; anche perché l’evento bellico si svolse durante la seconda metà del ‘900, periodo storico caratterizzato dai movimenti del ’68. Gli USA vissero una contestazione interna molto animata, a tal punto che i reduci, spesso feriti, furono accolti come i principali colpevoli della guerra.
La guerra del Vietnam divenne un terreno fertile per i media e molti furono i fotografi famosi impegnati nel documentarla; peraltro contrapposti alla TV, che ormai stava prendendo il sopravvento. Ricordiamo: Nick Út, Horst Faas, Eddie Adams, Larry Burrows, Don McCullin; ma l’elenco potrebbe continuare. Molti registi si sono cimentati in pellicole ambientate in Vietnam: Francis Ford Coppola (Apocalypse Now, 1979), Michael Cimino (Il Cacciatore, 1978), Oliver Stone (Platoon, 1986), Alan Parker (Birdy le Ali della Libertà, 1984), Al Ashby (Tornando a casa, 1978).
Tra i fotografi, vogliamo ricordare Hubert van Es (6 luglio 1941 - 15 maggio 2009), il reporter olandese che ha scattato la famosa fotografia del 29 aprile 1975, quella che mostra i civili del Vietnam del Sud che si arrampicano a bordo di un elicottero durante l'evacuazione statunitense di Saigon. L’immagine è stata scattata un giorno prima della caduta di Saigon.
Hubert van Es è nato il 6 luglio 1941 a Hilversum, nei Paesi Bassi. Nel 1975 Hubert van Es lavorava a Saigon per la United Press International. Rimase in città il più a lungo possibile prima della sua occupazione da parte delle truppe del Vietnam del Nord. Il 29 aprile 1975 verso le 2:30 del pomeriggio, mentre lavorava in camera oscura, si sente chiamare: «Van Es, vieni qui, c'è un elicottero su quel tetto!». Il fotografo ha afferrato la fotocamera, armandola con l’obiettivo più lungo: un 300 mm.
Sul tetto di fronte vi erano 20 o 30 persone che tentavano di salire sulla scala che li avrebbe fatti arrivare all’elicottero. In cima alla scala c'era un americano in abiti civili, che tirava su le persone e le spingeva dentro. Ovviamente non c'era alcuna possibilità che tutti sul tetto potessero salire sull'elicottero, che è decollato con 12 o 14 persone a bordo. Quelli rimasti hanno aspettato per ore, sperando che arrivassero altri elicotteri. Inutilmente. Il nemico si stava avvicinando. Dopo aver scattato circa 10 fotografie, Hubert è tornato in camera oscura per sviluppare il film e preparare una stampa per poterla trasmettere.
Quando arrivarono le truppe del Vietnam del Nord, van Es indossava un cappello mimetico con una piccola bandiera olandese di plastica stampata con le parole "Stampa olandese”.
L'edificio nella foto, che è stato erroneamente identificato come l'ambasciata degli Stati Uniti, non è stato etichettato come tale da van Es.
In seguito, Hubert van Es ha documentato l'insurrezione nelle Filippine e l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Ha tentato di tornare in Vietnam, ma non è stato in grado di farlo fino al 1990.
Il 15 maggio 2009, van Es è morto al Queen Mary Hospital di Hong Kong, all'età di 67 anni per un ictus emorragico. Aveva vissuto a Hong Kong dalla fine della guerra del Vietnam.
Le fotografie
La guerra è un inferno, lo slogan sul casco di un soldato americano. Ph. Horst Faas.
Fuga da Saigon, Ph. Hubert van Es. 29 aprile 1975.