IL PRIMO GIRO D’ITALIA
La metà di maggio è ricca di ricorrenze importanti; nascono: Bruce Chatwin (autore di “In Patagonia”) il 13 maggio 1940; Toni Schneiders, il 13 maggio 1920; Jan Saudek, fotografo praghese, il 13 maggio 1935. Non solo, Il 12 maggio 1974 gli italiani furono chiamati alle urne per decidere se abrogare o meno la legge Fortuna-Baslini del 1970, quella che istituiva in Italia il divorzio. Partecipò al voto l'87,70% degli aventi diritto (un’enormità); votò no il 59,30% e sì il 40,70%. Per finire, il 13 Maggio 1980, in Italia, entra in vigore la Legge 180, quella che abolisce i manicomi.
Arriviamo a un’altra ricorrenza: 13 maggio 1909, parte da Piazzale Loreto a Milano il primo Giro d'Italia, 8 tappe per 2448 km, vincerà Luigi Ganna. Già, nasce la “corsa rosa”, la competizione che unirà l’Italia: quella tra le due guerre e soprattutto la nazione del dopo conflitto. Del resto, il ciclismo crea le leggende, quelle che nascono lassù, in montagna, dove si consuma la fatica. Là vengono fuori gli eroi e li aspettano in tanti, tra mani, urla, applausi, grida, solo per vederli comparire. Il campione della bicicletta sbuca da dietro la curva, dopo il lungo silenzio delle montagne. Tutti capiscono gli occhi e il cuore, ma anche il volto e la fatica. Non è importante conoscerne il nome: la sentenza arriva dalla strada; meglio quindi corrergli dietro, fino allo spasimo, urlandogli l’emozione del momento e dell’attesa, esortando un altro giro di pedale verso la vetta.
Dietro quella curva, anche quest’anno sbucherà il campione, e altri lo stanno già aspettando: Bottecchia, Nencini, Pantani, Coppi, Bartali; fantasmi di passati diversi, quando comunque sui pedali bisognava spingere, come oggi. A loro fanno compagnia le “penne d’oro”, giornalisti d’eccezione: Vasco Pratolini, Giovanni Mosca, Orio Vergani, Dino Buzzati, Nantas Salvalaggio, Indro Montanelli; inviati volontari di quando l’Italia era da rimettere insieme, un po’ come oggi.
Andare a vedere il ciclismo è cosa da non credere. Stai sul bordo di una strada, corre una moto e aspetti, tra i giornali che volano. C’è silenzio, tanto; poi a un certo punto arrivano. Sono i corridori, che passano in un soffio; e quasi non riesci a distinguerli. “Arrivano”, ti dici; e già li vedi di schiena. Sulle vette è diverso, perché, come diceva Pantani, la montagna è per pochi. I ciclisti passano snocciolati, li riconosci; ma è sempre una questione di attimi, con la solita moto e le carte che svolazzano. È importante esserci, però: perché la leggenda inizia lì, dove le schiene si piegano per la fatica. “Vuoi andare al cine?” Chiedeva Paolo Conte. “Vacci tu”, rispondeva, “Io sto qui e aspetto Bartali”.
Circa le fotografie, oggi incontriamo due autori: padre e figlio. Dalle pianure, fino alle tappe dolomitiche, durante il Giro d’Italia sono sempre alla ricerca del gesto, del momento topico, dell’uomo solo al comando con la maglia bianco-celeste. Le loro immagini non racchiudono solo l’attimo, ma vivono di un racconto; perché lo sport del pedale si pratica lassù, lontano, al freddo e in salita, tra i tanti che hanno deciso di abitare un circo prima ancora di sapere se ne usciranno vinti o vincitori: tra venti, piogge, cadute, palpiti, occhi di passione e di fatica. E' una storia di cuore, perché tra le vette in palio c’è la leggenda: la si può scrivere o anche solo farne parte, ma lo spirito è lo stesso. Ai Bettini il compito di raccontarla, da anni.Roberto Bettini, note di vita
Inizia a fotografare il ciclismo dilettantistico per caso, nel 1974, seguendo una gara che fu vinta da un certo Giuseppe Saronni. Si appassionò immediatamente. Continua a seguire le gare dilettantistiche fino al 1980, mentre finisce la scuola di fotografia al Cesare Correnti di Milano. Dal 1981 inizia a seguire qualche gara dei professionisti, fino a entrare nel 1985 all’Agenzia Olympia (ora Olycom), per diventare fotografo specializzato di ciclismo. Da allora ha seguito tutti i Giri d’Italia, le gare italiane, i Mondiali e dal 1990 tutti i Tour de France, sempre a bordo delle moto. Ha partecipato a tre Olimpiadi. Negli ultimi anni ha documentato le gare che si corrono in Argentina e in Australia, negli Emirati Arabi e in Russia.
Luca Bettini, note di vita
Seguendo le orme del padre, inizia, spinto dalla curiosità, a seguire alcune gare in giro per l’Europa. Ormai da otto anni ha affiancato, e in qualche caso sostituito, il papà Roberto al lavoro, che tra l’altro ha fondato un’agenzia di loro proprietà: la Bettiniphoto. Oggi segue costantemente tutte le gare del calendario ciclistico mondiale, da Gennaio a Ottobre. Segue i grandi giri del calendario mondiale: “Giro d’Italia”, “Tour de France” e “Vuelta Spagna”, senza disdegnare le uscite nei paesi più lontani, restando al fianco dei campioni dei vari team internazionali.
I fatti di oggi
Per chiedere le fotografie che mostriamo oggi, abbiamo telefonato a Luca Bettini. «Sono sulla moto, sto seguendo il giro», ci ha detto, «Prova a chiamare mio padre». Roberto ci ha risposto con gentilezza, regalandoci due immagini. Grazie.
Le fotografie
Giro d'Italia Donne 2021 – Edizione 32, 5^ tappa, - Milano - Carugate 120.1 km, 6 luglio 2021 BettiniPhoto©2021
Giro d'Italia 2018 – edizione 101 – Ultima tappa a Roma, 118 km. 27 maggio. Ph. Roberto Bettini/BettiniPhoto©2018