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LO SPAREGGIO, LA DROGA, IL GIALLO

E’ il 1964 e l’Italia si sta godendo il boom economico. In quell’anno Sergio Leone avrebbe girato “Per un pugno di dollari”, mentre il mondo dello sport si sarebbe meravigliato per le Olimpiadi di Tokyo. Nasce la Nutella, nel ’64, l’invenzione della Ferrero, mentre a Sanremo Gigliola Cinquetti trionfa con “Non ho l’età”. Cassius Clay diventa Campione del Mondo a Miami. Esce il film “Hard Day’s Night”, con una Beatles mania che impazza. Giuseppe Saragat, a fine anno, viene eletto Presidente della Repubblica.

Era un anno sereno, quel ’64; o forse oggi lo vediamo così perché la memoria ha arrotondato gli spigoli. Lee Harvey Oswald venne riconosciuto colpevole unico dell’omicidio JFK, avvenuto l’anno prima. E’ il Codice Warren a dirlo, con tutti i dubbi del caso. Lo sport dipana le sue storie e nel primo mese d’estate il calcio propone un evento unico, irripetibile, celebrato più volte nelle trasmissioni televisive.

E’ il 7 Giugno 1964, allo Stadio Olimpico di Roma, si gioca lo spareggio tra l’Inter (quella di Angelo Moratti, vincitrice a Vienna della Coppa Campioni) e il Bologna. Si tratta dell’ultima finale “secca” disputata nel nostro campionato. Le due squadre si trovavano appaiate alla fine del girone di ritorno. Era un Bologna da paradiso, quello del ’64; ma lo stesso pareva essere artificiale: cinque giocatori della squadra erano infatti risultati positivi alle analisi antidoping, effettuate il 2 febbraio, dopo la gara col Torino. Sotto le due torri si grida al complotto. Il Presidente del Bologna Dall’Ara fa l’unica cosa possibile: chiedere le contro analisi sul secondo campione di urine. Il regolamento prevedeva infatti che i prelievi dovessero essere divisi in due parti identiche.

Ci si mette di mezzo anche la giustizia ordinaria, con tutte le complicazioni del caso. Nel primo campione vengono in effetti trovate delle anfetamine, ma le provette non erano sigillate e nemmeno il frigorifero che le conteneva, dove peraltro risultavano conservati anche tubetti di stupefacenti. Non solo: la quantità dello stimolante rinvenuta era tale da stroncare un uomo di normale costituzione. Insomma, bisogna rifarsi alle altre provette: la seconda “copia”, come voleva il regolamento. I carabinieri stavolta trovano i flaconi perfettamente sigillati, in un frigorifero con doppia serratura, ma al loro interno non si trova alcuna traccia di anfetamina. Il 27 marzo Bernardini (l’allenatore dei felsinei) viene squalificato per un anno e mezzo e alla squadra vengono tolti tre punti. Il 4 maggio, quando mancano tre giornate alla fine del torneo, arriva anche la sentenza della magistratura ordinaria, che appunto comunica di aver accertato “l'assoluta mancanza di sostanze dopanti nelle urine conservate nel secondo campione”. Il 16 maggio per i bolognesi arriva la tanto sospirata assoluzione. Motivo: «L'accertata mancanza di prove circa l'assunzione, da parte dei giocatori, di sostanze proibite». Al Bologna vengono restituiti i tre punti, così i rosso - blu si ritrovano appaiati all'Inter. Solo lo spareggio, a fine campionato, avrebbe assegnato lo scudetto, vinto poi dal Bologna.
Nel frattempo, Dall’Ara era deceduto il 4 Giugno, presso la sede della Lega, a Milano, quasi tra le braccia di Moratti. La squadra del Bologna non partecipò ai funerali, perché in ritiro (la Lega non volle rinviare la partita). L’incontro finirà 2-0 per i felsinei, con gol di Fogli (o autorete di Facchetti) e Nielsen. L’arbitro era Concetto Lo Bello, il telecronista della differita RAI Nicolò Carosio.

Resta il mistero delle provette e l’atmosfera (ahimè) di un caso all’italiana; ma siamo quasi a sessant’anni dall’unico spareggio disputato nel Campionato Italiano di Calcio e in qualche modo volevamo ricordarlo, assieme alle poche foto disponibili.
Era bella la gente del tempo: camicia bianca e atteggiamento compassato. Anche i giocatori esultavano quasi con distacco, senza togliere la maglia per mostrare la tartaruga dell'addome. Forse, nella città dei tortellini, nessuno aveva "righe" da far vedere. E i tatuaggi dovevano ancora arrivare ...

Da “L’urlo della Città”, di Luca Goldoni

Era domenica, 7 giugno 1964 e il Bologna si giocava lo scudetto con l’Inter in uno spareggio in programma a Roma. Il direttore Giovanni Spadolini (futuro Presidente del Consiglio), pur essendo un alieno degli stadi (credeva che le partite si svolgessero in tre “atti”), aveva capito l’enorme valenza popolare dell’evento e aveva mobilitato le firme del Carlino. «Tu — mi aveva detto — fai la città».
[...]
A Bologna, nel silenzio e nel vuoto delle strade, udivo uno strano ronzio metallico: erano decine di migliaia di radio accese nei soggiorni, nei bar, nelle cantine dove faceva più fresco.
[...]
Passarono lentamente i primi quarantacinque minuti. Mi fermai su un viale e mi sedetti su una panchina. Nell’intervallo finestre e balconi si popolarono di uomini in canottiera e donne in sottoveste. Scuotevano la testa e scambiavano due parole, o stavano muti con i gomiti sul davanzale. Dopo un quarto d’ora, tutti sparirono come a un colpo di fischietto. La radio ricominciò a parlare di azioni, di linea laterale del campo, di goal mancati per un soffio. Sulla voce della radiocronaca, ognuno ricominciò a costruirsi il suo filmato personale, forse più emozionante di una telecronaca.
[...]
A un tratto accadde qualcosa d’indescrivibile. Un urlo disumano, che non si era mai udito perché siamo abituati ai boati degli stadi, non a quello di una città.

Le fotografie scelte.

Non poteva mancare la formazione del Bologna, per un’immagine che però non ha una firma. Circa un’azione di gioco, la scelta è caduta su uno scatto straordinario, anche se non riguarda lo spareggio romano.
L’uomo che ha scattato la fotografia di Pascutti si chiama Maurizio Parenti, ha lavorato una vita per l’Ansa. Ezio Pascutti nell’immagine si tuffa a segnare anticipando Tarcisio Burgnich in un Bologna-Inter del ’66, due anni dopo lo scontro dell’Olimpico, ma il duello si rinnovava.
La foto fu scattata quasi per caso, con un’Asahi Pentax: «Ci fu anche un po’ di fortuna. Quel giorno mi lasciarono scegliere la porta, io avevo 23 anni, ero tifoso del Bologna, ma arrivai tardi e tutti i posti migliori, di fianco alla porta, erano già occupati.. Ma la mia vera abilità in quel caso fu la capacità di centrare bene l’unico scatto che avevo a disposizione».

Le fotografie

Pascutti segna battendo Burgnich. Bologna 1966, Maurizio Parenti (ANSA)
Roma, stadio Olimpico, 7 giugno 1964. La formazione del Bologna scesa in campo nel vittorioso spareggio contro l'Inter (2-0) che valse il 1º posto nel campionato italiano di Serie A 1963-1964 e annessa conquista dello scudetto. Da sinistra, in piedi: Francesco Janich, Romano Fogli, Carlo Furlanis, Paride Tumburus, Bruno Capra, William Negri. Accosciati: Marino Perani, Giacomo Bulgarelli, Harald Nielsen, Helmut Haller, Mirko Pavinato (capitano).

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