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NASCE ANDO GILARDI

Ando Gilardi nasce l’8 giugno 1921. Ci ha lasciato undici anni fa, dopo una vita dedicata al reportage e alla critica fotografica: un’esistenza trascorsa in un soffio, producendo peraltro un nutrito numero di saggi. Corriamo in biblioteca, la nostra, per cercare i suoi lavori. Ci accorgiamo come lui per primo abbia analizzato le conseguenze dell'avvento del digitale visivo. La Stupidità Fotografica (il volume che abbiamo sfogliato), opera postuma, tiene conto anche di questo, in una pubblicazione veloce, compulsiva, che cambia spesso direzione al ritmo del pensiero. Anche questo era Ando Gilardi: profondo, ma non supponente; e poi aperto a continue riflessioni, analitico quanto basta per offrire interpretazioni allargate anche in chi volesse approfondire e generarne altre.
La sua conclusione ne “La Stupidità Fotografica” è rivoluzionaria e avvincente. Se tutto diventa più facile, e col digitale forse è così, i nuovi adepti saranno costretti a domandarsi circa cosa cercare con la fotografia: attraverso una creatività che diventa maggiormente libera, ma appesantita dallo sforzo mentale.
Ando conclude che la pratica dello scatto ne uscirà arricchita, perché si creerà vendendo, senza pretendere di rappresentare la realtà: stupidamente?

Nell’ammasso di libri abbiamo trovato anche “Storia sociale della fotografia” (Bruno Mondadori Editore, 2000). Ci rendiamo conto di avere tra le mani un volume completo, una grande storia della fotografia: dalla xilografia alla fotoxilografia, dalla calcografia alla fotocalcografia, dalla litografia alla fotolitografia, fino alla matrice fotografica. In parallelo, viene trattata un'affascinante storia alternativa della cultura e della società degli ultimi centocinquant'anni. Il libro è di quelli da avere per forza.

Prima di incontrare l’autore, desideriamo ringraziare la Fototeca Gilardi per l’aiuto che ci ha voluto offrire (fototeca-gilardi.com).

Ando Gilardi, note biografiche

Ando Gilardi nasce l’8 giugno 1921 ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria. Il suo vero nome è Aldo, ma fu soprannominato Ando mentre era partigiano. E’ stato fotografo, giornalista, storico e critico della fotografia, celebre per le sue riflessioni sul valore e il potere delle immagini come documenti. A questa tesi dedicherà studi e ricerche, condivise attraverso le numerose pubblicazioni e riviste da lui stesso fondate o dirette.

L'interesse di Ando Gilardi per la fotografia nasce nell'immediato dopoguerra quando, tornato a Genova dopo gli anni al fianco dei Partigiani, viene assunto dalla Commissione Interalleata per la Documentazione dei Crimini di Guerra, per assistere ai processi di Norimberga. Militante del Partito Comunista, è stato giornalista per L'Unità, Vie Nuove e la rivista illustrata Lavoro. Fu proprio per Lavoro che Gilardi iniziò a scattare foto per i suoi articoli come inviato in tutta Italia, tra il 1950 e il 1962.

Dal 1962 si è dedicato esclusivamente alla fotografia, alla ricerca storica e all'organizzazione di mostre ed esposizioni. È stato direttore tecnico per alcuni anni di Popular Photography Italiana, e dal 1969 al 1989 anche cofondatore e condirettore di alcuni periodici: Photo 13 tra questi. Dal 1984 al 2010 ha collaborato a Progresso Fotografico (poi PCphoto) curando la rubrica Libri.
Nel Pioniere dell'Unità del 1965 e del 1966 furono pubblicati suoi racconti: Prego sorrida, Come e come scrivere con la macchina fotografica, Vacanze intelligenti. Gira!, L'arte del ritratto non è difficile e Cicci! Cicci! Un trucco per i gruppi.

Abbiamo incontrato le fotografie di Ando Gilardi a Bologna, presso il MAST nel 2021, in occasione di Foto/Industria (V biennale di fotografia dell’industria e del lavoro). Fototeca, l’esposizione, presentava una selezione dei materiali prodotti e raccolti dall’autore sul tema dell’alimentazione, a partire dalle foto inchieste realizzate negli anni ’50 e ’60, centrate particolarmente sul lavoro nei campi e nelle industrie, fino ai materiali conservati e riprodotti nel vasto inventario che aveva messo insieme: figurine, incarti, scatole, pubblicità, libri, riviste, erbari, fotografie di famiglia e molto altro ancora. Fototeca ha raccontato un’esplorazione dell’iconografia del cibo e del potere della fotografia nel mantenerla sempre viva, accessibile e rivedibile.

Spesso si parla di Ando Gilardi come post-neorealista, dallo stile giornalistico. Noi non amiamo le connotazioni, che troppo spesso distraggono lo sguardo, costringendolo tra i confini dei luoghi comuni. Quanto detto vale ancora di più per Ando, visto il suo impegno culturale ampio e consistente. Forse delle assonanze possono essere ricercate con le campagne fotografiche promosse dalla Farm Security Administration, nell'ambito del New Deal; ma lo diciamo soprattutto per la dimensione che l’iniziativa americana è stata in grado di mettere in atto. Crediamo altresì che nessuna via fotografica possa essere preclusa allo stile di Ando Gilardi, tantomeno la Straight o la Street Photography (tanto in voga oggi), per arrivare al ritratto. In questa sede, ci piace sottolineare come il suo approccio col soggetto fosse gentile e rispettoso. Le persone che ritraeva diventavano testimoni: gli attori del momento immortalato nelle fotografie.

Ando Gilardi muore il 5 marzo 2012 a Ponzone (Alessandria) all'età di 91 anni.

Le fotografie

Mondine delle noci. Giovane donna al lavoro sulla pulitura dal mallo. Fotografia di Ando Gilardi, Qualiano (NA), 1954.
Due giovani raccoglitrici di zucche ne portano via una ciascuno trasportandole sulla testa. Fotografia di Ando Gilardi (parte della mostra Olive e bulloni - Ando Gilardi Lavoro contadino e operaio nell'Italia del dopoguerra 1950-1962) Qualiano (NA) 1954

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