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SALUTIAMO PAOLO DI PAOLO

Paolo Di Paolo ci ha lasciati il 12 giugno, al mattino, all'ospedale San Timoteo di Termoli. Aveva 98 anni. Muore con lui un certo modo d’interpretare la fotografia: “per diletto”, diceva lui, ma anche con eleganza e rispetto, insieme alla passione. Non possiamo dimenticare il periodo storico nel quale ha operato: l’Italia del Dopoguerra, gli anni Sessanta, il neorealismo, il boom economico, le dive di Hollywood di passaggio a Cinecittà; ma il nostro sguardo non può, né deve, fermarsi lì. Non è il soggetto a costruire lo stile del fotografo o la sua etichetta, ma il suo approccio con la vita di fronte alla propria prossimità. Di Paolo era elegante nella vita e questo incedere lo si riscontra nelle immagini che ci ha lasciato.

Lasciamoci però guidare in un’Italia da sogno; forse è il modo migliore per ricordare il fotografo molisano: ecco allora i primi ritratti di Carla Fracci, nel 1958; e il reportage dei funerali di Palmiro Togliatti, nel 1964. E poi scorriamo le tante celebrità immortalate da Di Paolo negli anni della Dolce Vita: Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Kim Novak, Walter Chiari, Brigitte Bardot, Monica Vitti Michelangelo Antonioni; ma anche Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Giuseppe Ungaretti, Oriana Fallaci e lo stesso Pasolini.

Nel 2021 Bruce Weber, regista e fotografo, gli aveva dedicato un documentario, The Treasure of His Youth, che racconta la sua vita, partita da Larino, un piccolo paese del Molise dove ha deciso di tornare a trascorrere i suoi ultimi giorni.

Il 16 maggio 2023, presso la Sala Senato del palazzo del Rettorato dell’Università la Sapienza di Roma, a Paolo Di Paolo è stata conferita la Laurea ad honorem in Storia dell’Arte, questo per essere stato uno dei più grandi fotografi italiani.

Paolo di Paolo, il fotografo ritrovato

Paolo Di Paolo nasce a Larino, in Molise, il 17 maggio 1925. Dal 1939 è a Roma, dove studia filosofia. Nel dopoguerra frequenterà la Capitale “colta”, tra personaggi del calibro di Giovanni Omiccioli e Mimmo Rotella. La fotografia inizia a entrare nei suoi interessi, per diletto (come dice lui). Intanto si avvicina al mondo dell’editoria e approderà, felicemente, al Mondo, un settimanale creato e diretto da Mario Pannunzio, ben abitato da firme quali Moravia, Sciascia, Scalfari. I più giovani penseranno al successivo periodico di economia, che però era un’altra cosa. Il periodico di Pannunzio si distingueva anche per via delle fotografie, stampate in grande formato e disgiunte dai testi; in pratica, non illustravano la notizia, ma vivevano di un loro valore narrativo. Quando il periodico chiuse (siamo nel 1966), per Di Paolo fu un brutto colpo e scrisse queste parole al suo ex direttore: “Per me e per altri amici muore oggi l’ambizione di essere fotografi”. D quel momento si dedicò ad altro.

Il lavoro del fotografo molisano cadde così nel dimenticatoio, riapparendo solo di recente: questo per merito della figlia, che scoprirà in cantina il suo archivio di 250 mila fotografie, molte delle quali sono state esposte in una mostra al MAXXI di Roma, dal titolo “Mondo Perduto” (2019).

Per noi che siamo appassionati di fotografia, e di opere editoriali (riviste, libri), le vicende di Paolo Di Paolo hanno il sapore del ritrovamento. Ne abbiamo parlato anche su Image Mag, parlando de “La Lunga Strada di Sabbia”. Sì perché il fotografo molisano, nell’estate 1959, parte con lo scrittore Pier Paolo Pasolini per un lungo viaggio lungo le coste italiane, da Ventimiglia a Trieste. Per il futuro regista, sarà l’occasione per incontrare amici e intellettuali, ma anche per conoscere un’Italia non ancora in pieno boom economico, che quindi non riesce a fare breccia sul suo sogno ricco d’innocenza.
Di Paolo porterà a casa molte fotografie, affascinati perché vicine agli italiani del tempo e al popolo della costa. Le immagini furono pubblicate a puntate sulla rivista “Il Successo”. Il fotografo ebbe modi di dire: “Pasolini cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari, un’Italia che non c’era più; io cercavo un’Italia che guardava al futuro”. “Io avevo ideato il titolo del lavoro; la lunga strada di sabbia voleva indicare la strada faticosa percorsa dagli italiani per raggiungere il benessere e le vacanze”.
Parte delle fotografie dell’estate ‘59 (centouno) sono state esposte in una mostra presso la Fondazione Sozzani a Milano.

Le fotografie

Paolo Di Paolo fotografato da Pier Paolo Pasolini, Genova 1959.
“Pappagalli a Viareggio”, 1959. Archivio Fotografico Paolo Di Paolo.

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