NUREYEV A PARIGI
Rudolf Nureyev visse un’esistenza di estremi: dalla povertà alla ricchezza, dall’anonimato alla più assoluta celebrità. Nato su un treno in un angolo dimenticato dell’Unione Sovietica, superò le difficoltà, divenendo un acclamato danzatore.
Il 16 giugno 1961, ecco arrivare la svolta, forse quella più decisiva della sua vita: presso l’aeroporto Le Bourget di Parigi, sfuggì al controllo del KGB e si consegnò alle autorità locali, chiedendo asilo politico al governo francese. Sull’onda del successo ottenuto in città, non si aspettava certamente di essere rispedito in Russia.
Era stata la fortuna a portarlo a Parigi. A causa di un infortunio del Primo Ballerino del Kirov Kostantin Sergeyev, a lui fu concesso di sostituirlo in un’esibizione nella capitale francese. Pubblico e critica rimasero estasiati, ma lui infranse le regole, quelle che vietavano di frequentare stranieri. Ecco il motivo per il quale fu accompagnato all’aeroporto: un rimpatrio dal quale, forse, non sarebbe più potuto tornare. Nureyev prese la decisione in un istante, quella dell’asilo politico.
La storia della sua vita prese il volo, obbedendo a quegli istinti che sin da giovanissimo abitavano in lui. Conquistò il mondo della danza, divenendo un oggetto del desiderio. E lui sorprese il pianeta con la sua spavalderia, che a volte diventava arroganza; ma era la sua bellezza a vincere, quella rara e muscolare che è di pochi. Tutti lo volevano: uomini, donne, fotografi, celebrità ricche e famose (Mick Jagger e Pablo Picasso tra queste); ma nascondeva anche un sommerso segreto, fatto di eccessi portati avanti nei bassifondi. Ecco ancora gli estremi: era ricco, ma decadente; amato, eppure anche odiato. Continuerà a ballare, fino alla fine, senza sosta: quasi che la danza potesse surrogare una terapia interiore e fisica. Del resto, insisteva nel portare avanti il suo credo: sacrificio e sudore, come agli esordi.
Rudolf Nureyev, note di vita
Rudolf Nureyev è il ballerino che ha rivoluzionato il ruolo maschile nella danza. Lui nasce il 17 marzo 1938 a bordo di un treno, durante un viaggio che la madre aveva intrapreso per raggiungere il marito a Vladivostock.
Rudolf incontra la danza a undici anni, quando prende lezioni da un’anziana insegnante. Nel 1955 entra a far parte della scuola di ballo del Teatro Kirov di Leningrado. Entra nella compagnia tre anni dopo.
Durante una tournée in Europa, chiede asilo politico alla Francia, per sfuggire all'oppressivo regime sovietico. Siamo nel 1961, il clima è quello della Guerra Fredda, durante la quale si fronteggiano Unione Sovietica e Stati Uniti d'America. Il caso Nureyev diventa internazionale, il che fa sì che il ballerino venga conosciuto da un pubblico vasto, anche al di fuori della danza.
La carriera di Rudolf si sviluppa in Occidente e passa per il Balletto Reale Danese di Erik Bruh, arrivando poi al Royal Ballet di Londra, dove instaura un celebre sodalizio con la ballerina britannica Margot Fonteyn, con la quale forma una coppia applauditissima in tutti i teatri del mondo.
Nureyev ha interpretato decine di ruoli, sia classici che moderni, sommando potenzialità tecniche e capacità di immedesimazione. Del resto, lui è anche un grande attore, capace di coinvolgere il pubblico, il che amplifica il suo successo. Tutti i più grandi coreografi hanno creato balletti per lui.
Malato da tempo di Aids, il grande ballerino Rudolf Nureyev si spegne presso un ospedale parigino il 6 gennaio 1993, dopo l'ultima relazione con il cantante rock Freddie Mercury.
Il fotografo, Richard Avedon
Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.
Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".
Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.
Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.
Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.
In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West. Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.
(Fonte Avedon Foundation)
Richard Avedon incontra Rudolf Nureyev a Parigi
Nel 1961, sul finire del mese di luglio, a Parigi si svolgeva la Settimana della Moda. Per l’occasione giunse nella capitale francese Richard Avedon.
Nureyev era già una stella. Avedon ne rimase folgorato e decise che doveva fotografarlo. a tutti i costi. Grazie all’aiuto di un direttore di una compagnia, il fotografo ottenne l’esclusiva per ritrarre il ballerino russo.
Il 25 luglio 1961, in una sala di danza appositamente affittata per l’occasione sugli Champs-Elysées, Avedon e Nureyev iniziarono a familiarizzare. Tra i due si instaurò una speciale empatia, tra intelligenza e passione per il lavoro.
Avedon si concentrò sui tratti del volto, riservando un’attenzione particolare ai piedi. A un certo punto gli chiese di spogliarsi, in modo da far emergere le qualità del corpo di chi stava posando per lui, un autentico strumento del suo lavoro. Rudolf acconsentì e ne derivarono una serie di immagini ardite e discrete al tempo stesso. Il giorno seguente, Rudolf si pentì delle immagini che ne erano scaturite e chiese ad Avedon di poterle distruggere. Nella fotocamera era rimasto un rullino non ancora terminato, le cui immagini sarebbero state pubblicate molti anni dopo.Avedon disse: «Il tuo corpo in questo momento dovrebbe essere ricordato, ogni muscolo merita di essere fotografato perché è il corpo del più grande danzatore del mondo».
Richard Avedon, un libro
Performance, di Richard Avedon
Editore: De Agostini, 2008
«Ci esibiamo tutti, è ciò che facciamo l'uno per l'altro continuamente o deliberatamente o involontariamente; è un modo di raccontare noi stessi nella speranza d’essere riconosciuti come ciò che vorremmo essere».
Richard Avedon, 1974
C’è tanta energia, nel libro che vediamo; una scarica elettrica che passa tra un grande fotografo e l’artista che ha di fronte. Si sono incontrati e condividono uno scopo. Del resto come dice John Lahr nel libro: «Avedon è stato rapito dall'articolazione dell'energia dei grandi artisti». Le stelle e gli artisti preminenti delle arti dello spettacolo della seconda metà del XX secolo hanno offerto i loro più grandi doni - e, a volte, le loro vite interiori - a Richard Avedon. Più di 200 sono i ritratti di Performance, molti dei quali mai visti prima, se non raramente. Naturalmente, spiccano le grandi stelle, tipo: Hepburn e Chaplin, Monroe e Garland, Brando e Sinatra; ma poi troviamo attori e commedianti, pop star e dive, musicisti e ballerini, artisti di tutte le discipline, le cui vite pubbliche risultano essere state essenzialmente delle rappresentazioni.
Avedon esplora tutte le celebrità nella loro intimità, da padrone. Anche qui, in Performance, riconosciamo la forza del fotografo americano, quella del potere: della volontà personale su quell’incontro, in quell’energia. Avedon è il maestro del ritratto.
Le fotografie
Richard Avedon. Rudolf Nureyev, 1962.
Richard Avedon, copertina del libro Performance. Rudolf Nureyev, New York 1963