Skip to main content

BERLINO CAPITALE

20 giugno 1991, Berlino diventa capitale della Germania e sede unica del parlamento e del governo federale. Dopo il crollo del muro, quella città diventa sempre di più il simbolo vivente della storia tedesca.
Chi abbia visitato Berlino si sarà reso conto come quella città sia innovativa, dinamica, ricostruita nel divenire prima ancora che nell’architettura. C’è poi uno stereotipo che aleggia tra le sue vie, ed è quello nato dopo anni di guerra fredda e di cinematografia collegata. E poi, quanti si saranno chiesti: “Dov'era il bunker di Hitler?” “Cosa è successo realmente?”. Dobbiamo renderci conto di come Berlino sia un esempio. In nessun altro posto in Europa l’uomo è stato capace di creare, distruggere e ricostruire con tanta facilità, procurando una realtà migliore. La stessa Germania aperta e dinamica di oggi ha tratto beneficio dalla storia di quella città: riflettendo e assumendosi la responsabilità per la sua storia.

La nostra fantasia ci riporta indietro nel tempo, a quel 13 agosto 1961 quando le unità armate della Germania dell'est iniziarono a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che avrebbe attraversato la città, dividendo le famiglie in due e tagliando la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e Università. I soldati ricevettero l'ordine di sparare su tutti quelli che avessero cercato di attraversare la zona di confine.

Il muro di Berlino cadde il 9 novembre 1989. Le sue cifre fanno riflettere ancora oggi. Era lungo 106 Km e possedeva un’altezza media di quasi 4 metri. Contava 300 torri d’osservazioni solo a Berlino. Attraverso di esso sono fuggite a piedi 600 persone nei primi due mesi, alle quali vanno aggiunti circa 90 soldati usciti con lo stesso sistema. Ovviamente le fughe si sono susseguite nel tempo, anche con metodi curiosi: quali quelli che prevedevano doppi fondi nelle auto.

Per le fotografie, abbiamo scelto due grandi, a tema separazione. Berlino rinasce da lì e ci piaceva sottolinearlo.

Berlino, il cinema e la musica

Il cinema si è occupato spesso del muro di Berlino. A memoria ricordiamo: “La spia che venne dal freddo” (1965), diretto dallo statunitense Martin Ritt, tratto dal romanzo omonimo di John Le Carré; “Il cielo sopra Berlino” (1987), con la firma del regista tedesco Wim Wenders; Il ponte delle spie (2015), di Steven Spielberg, con la partecipazione di Tom Hanks.

La musica ha cantato più volte le vicende berlinesi, con anche il muro. David Bowie nel 1976 incise “Heroes”, un vero e proprio simbolo della Berlino divisa. Bowie racconta la storia di due amanti costretti a rimanere separati, che diventeranno ‘Eroi’, riuscendo a scambiarsi un bacio sotto la barriera, mentre i proiettili sparati delle guardie di confine sibilano sopra le loro teste. Anche Elton John si occupò del muro. Come David Bowie, lo fece parlando d’amore. Nel brano “Nikita”, racconta di un uomo che s’innamora di una giovane che lavora come guardia di frontiera. I due non possono vedere sbocciare il proprio amore, perché residenti nelle due parti opposte del muro.

Il fotografo, Gianni Berengo Gardin

Gianni Berengo Gardin inizia a occuparsi di fotografia nel 1954. Nel 1965 lavora per Il Mondo di Mario Pannunzio. Negli anni a venire collabora con le maggiori testate nazionali e internazionali come Domus, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Time, Stern. Procter & Gamble e Olivetti più volte hanno usato le sue foto per promuovere la loro immagine. Berengo Gardin ha esposto le sue foto in centinaia di mostre in diverse parti del mondo: il Museum of Modern Art di New York, la George Eastman House di Rochester, la Biblioteca Nazionale di Parigi, gli Incontri Internazionali di Arles, il Mois de la Photo di Parigi. Nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell’Elysée a Losanna e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all’Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York. Ad Arles, durante gli Incontri Internazionali di Fotografia, ha ricevuto l’Oskar Barnack - Camera Group Award. Nel 2008 Gianni Berengo Gardin è stato premiato con un Lucie Award alla carriera. Lunedì 11 Maggio 2009 l’Università degli Studi di Milano gli ha conferito la Laurea Honoris Causa in Storia e Critica dell’Arte. Erano cinquant’anni che la Statale non conferiva un tale riconoscimento. L’ultimo era stato Eugenio Montale.

Ha pubblicato oltre 250 libri fotografici.

Mauro Galligani, note biografiche

Mauro Galligani, con oltre mille servizi realizzati in ogni parte del mondo, è uno dei fotogiornalisti più importanti del nostro dopoguerra e ha collaborato con alcune delle maggiori testate al mondo.
Mauro Galligani ama definirsi un giornalista che usa l’immagine fotografica per esprimersi: «Pur essendoci fotografi straordinariamente bravi, i miei modelli di riferimento vengono dal giornalismo scritto», dice. «Ciò che voglio sottolineare è che non sono mai andato a fotografare le bellezze o i drammi del mondo per fare l’eroe o per vincere un premio fotografico. Ho sempre cercato di svolgere il mio lavoro cogliendo fotograficamente aspetti e particolari della realtà davanti a cui mi trovavo, per dare la possibilità al lettore di rendersi conto di ciò che stava accadendo».

Mauro Galligani nasce a Farnetella, comune di Sinalunga (SI). Trasferitosi a Roma, frequenta la Scuola di Cinematografia, al termine della quale diviene direttore della fotografia. La storia del cinema e i maestri del neorealismo formano la qualità filmica dei suoi reportage. Nel 1964 viene assunto come fotoreporter dal quotidiano Il Giorno, entrando così a contatto con la migliore scuola di giornalismo italiano, che da allora segna la coerenza e lo stile di ogni suo servizio. Nel 1971 passa alla Mondadori. Dal 1975 al 1997 lavora per Epoca, non solo come fotografo ma anche come picture editor. È qui che vive il periodo d’oro del fotogiornalismo, in una delle più prestigiose redazioni al mondo. Per questa testata, Mauro Galligani segue i grandi avvenimenti della cronaca internazionale, dalle guerre in America Centrale, in Africa e in Medio Oriente, alla vita nell’Unione Sovietica, paese di cui segue da trent’anni ogni cambiamento.
Dopo la chiusura di questo storico settimanale, il 25 gennaio del 1997, continua a svolgere la propria attività come freelance. Ha collaborato con alcune delle più importanti testate al mondo, fra le quali Life magazine.

(Biografia fonte FIAF)

Le fotografie

Gianni Berengo Gardin, Berlino 1982
Berlino Est, Repubblica Democratica Tedesca, 1976. Il Muro di IV^ generazione, costruito nel 1975: una fascia di silenzio e di vuoto, tra lastre di cemento armato, campi minati e oltre 300 torri di guardia.

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...