GLI 80 DI ROBERTO VECCHIONI
Il 25 giugno è un giorno denso di avvenimenti. Nascono: George Orwell, giornalista e scrittore inglese (1903); Sidney Lumet, regista e produttore cinematografico americano (1924); Vittorio Feltri, giornalista (1943); George Michael, cantante inglese (1963). Lo stesso giorno, ma nel 1946, si tiene la prima seduta dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana. Nel 1857, sempre il 25 giugno, era stata pubblicata la raccolta di poesie di Charles Baudelaire “I fiori del Male”. Per finire, in quella data, ma nel 2009, ci lasciava Michael Jackson.
Tanti avvenimenti in un giorno solo e alcuni li abbiamo già incontrati anni addietro. Oggi però desideriamo festeggiare il compleanno di un cantautore, Roberto Vecchioni, che compie ottant’anni. Non siamo dei profondi conoscitori della sua musica, ma, come abbiamo detto spesso, un tempo le canzoni passavano dalle finestre, soprattutto d’estate quando le si tenevano aperte.
Riscoprire Vecchioni in un giorno è difficile: insegnante, scrittore, cantante; ha fatto tanto nella sua vita, aggiungendo idee come un mattone dopo l’altro, significando così la sua esistenza. Leggiamo le sue parole: «Io sono un uomo: altro non c'è, non contano né il viaggio né gli incontri, non contano la tempesta e il sole, non contano i giorni, le ore; non conta nemmeno il senso delle cose, che brilla o si spegne. Io sono un uomo e basta: al di là e oltre, con o senza tutto questo».
(Roberto Vecchioni, Il libraio di Selinunte).
Vecchioni è un uomo, quindi; e definendosi tale offre valore alla vita, comunque vissuta. Al centro di tutto lui ha messo le parole: quelle che, se cantate, assumono un valore maggiormente evocativo, toccando gangli nascosti, profondi, intimi. Ci sarebbe molto da scrivere su Roberto, ma lasciamo che parli una sua canzone, quella che forse lui vorrebbe non fosse citata:
«Milano mia portami via
Fa tanto freddo e schifo e non ne posso più
Facciamo un cambio prenditi pure quel po' di soldi
Quel po' di celebrità
Ma dammi indietro la mia seicento
I miei vent'anni ed una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando
Luci a San Siro non ne accenderanno più»
(Luci a San Siro, 1971)
Per le fotografie abbiamo chiesto aiuto a Guido Harari, ritrattista e interprete del panorama musicale. Lo ringraziamo per questo.
Roberto Vecchioni, note biografiche
(Fonte: sito dell’artista)
Roberto Vecchioni è sposato con Daria Colombo, ha quattro figli e vive a Milano, dove è nato il 25 giugno 1943 da genitori napoletani. Laureatosi in lettere antiche presso l’Università Cattolica di Milano, vi resterà ancora per due anni come assistente di “Storia delle religioni”.
Prosegue poi per trent’anni la sua attività d’insegnante di greco, latino, italiano e storia nei licei classici.
La sua attività nel mondo musicale inizia negli anni ’60, quando comincia a scrivere canzoni per artisti affermati.
Nel 1971 si propone per la prima volta come interprete delle sue canzoni e incide il suo primo album “Parabola” che contiene la celeberrima “Luci a San Siro”.
Nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”.
Nel 1974 vince il premio della critica discografica come miglior disco dell’anno per “Il re non si diverte”.
Il successo di pubblico arriva nel 1977 con l’album “Samarcanda” cui fanno seguito più di venti album e altrettante raccolte per una vendita totale che supera gli otto milioni di copie.
Nel 1992 il brano “Voglio una donna” vince il Festivalbar come canzone più ascoltata dell’anno. Vecchioni, nella sua lunga carriera, i generi musicali li ha (ri)visitati tutti, compresa la canzone classica napoletana, fino ad arrivare a “Luci a San Siro… di questa sera” (da cui l’album “Il Contastorie”), dove interpreta le sue canzoni più famose in chiave jazz.
Torna poi al genere pop nel 2007 con il bellissimo “Di rabbia e di stelle”(Disco D’Oro).
Nel 2009 insieme al maestro Beppe D’Onghia propone le sue canzoni riarrangiate per pianoforte e quintetto d’archi, esibendosi anche in versi recitati su musiche di Chajkowskij, Puccini, Rachmaninoff in numerosi teatri e cattedrali italiane. Da questa esperienza nasce lo splendido album “In Cantus”.
Nel 2011 partecipa e stravince al Festival di Sanremo con la canzone “Chiamami ancora amore” che dà il titolo all’omonimo album. In quell’occasione vince anche il premio “Mia Martini” della critica e quello della sala stampa.
Il 29 novembre 2011 esce il doppio album “I colori del buio”, prima antologia ufficiale capace di legare insieme la sua anima popolare, quella classica fino ad arrivare al jazz, attraverso i pezzi che hanno saputo conquistare diverse generazioni.
L’8 ottobre 2013, Roberto Vecchioni torna con un nuovo album “Io non appartengo più”, pubblicato da Universal Music: 12 brani inediti; il 30 Gennaio 2015 l’album viene certificato “Disco d’Oro” dalla Federazione Industria Musicale Italiana.
Prosegue parallelamente la sua lunga carriera letteraria(1) e il 28 ottobre 2014 esce il suo nuovo romanzo “Il Mercante di luce” (Einaudi Editore) che dà il nome al Tour 2015 e con il quale riceve il premio “Cesare Pavese”, sezione opere edite.
Nel 2016 racconta le sue storie di felicità con il libro “La vita che si ama” (Einaudi) e pubblica il nuovo album “Canzoni per i figli”, prodotto dalla DME, contenente nove canzoni in una nuova emozionante versione e un brano inedito, pubblicato in un cofanetto in abbinamento al libro; un successo editoriale da oltre 100.000 copie.
A febbraio 2018 torna come ospite al Festival di Sanremo per celebrare la poesia in musica e duetta con Claudio Baglioni nel brano Samarcanda.
Roberto Vecchioni è l’unico artista ad aver vinto il Premio Tenco (1983), il Festivalbar (1992), il Festival di Sanremo (2011) e il Premio Mia Martini della critica (2011).
Ha da poco concluso “La vita che si ama Tour” che racchiude frammenti della memoria in 45 anni di canzoni, da quelle meno consuete come “Stelle” e “Figlio, figlio, figlio” a “Sogna ragazzo sogna”.
È stato docente di “Forme di Poesia in Musica” presso l’Università di Pavia ed è membro della Giuria dei Letterati del Premio Campiello.
Vecchioni è anche autore di saggi, recensioni letterarie e collabora con articoli di fondo per i più autorevoli giornali nazionali.
Il 9 novembre esce il nuovo album “L’Infinito” con il ritorno di Francesco Guccini nel singolo “Ti Insegnerò a Volare”.
Gennaio 2019. Nonostante la scelta, in controtendenza, di rinunciare alle piattaforme streaming e download per veicolare la sua musica solo attraverso i supporti tradizionali,
L’Infinito viene certificato Disco d’Oro.
Marzo 2019. Parte L’Infinito Tour.
Ottobre 2020 è un mese carico di impegni: tutti i sabati è ospite fisso con la sua rubrica su Rai3 a Le Parole della Settimana, un programma condotto da Massimo Gramellini e il 27 ottobre esce il suo nuovo libro “Lezioni di Volo e di Atterraggio” (Einaudi Editore).
Il 13 ottobre 2021 esce “CANZONI” (Bompiani), l’auto - antologia dei testi più significativi di 50 anni di musica di Roberto Vecchioni, con il commento di Massimo Germini e del semiologo Paolo Jachia ed è nuovamente ospite fisso con la sua rubrica su Rai3 a Le Parole della Settimana.
Nonostante gli impegni artistici continua la sua attività di docente presso l’Università IULM di Milano con il corso “La Contemporaneità dell’Antico”.
Nel 2023 oltre a continuare ad esibirsi live con il tour L’Infinito partecipa, interpretando se stesso in una piccola parte, al film La primavera della mia Vita di e con Di Martino e Colapesce. Tra il 2022 ed il 2023 traduce, in collaborazione con la Fondazione INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico), il Prometeo Incatenato di Eschilo per l’omonima rappresentazione teatrale che debutta l’11 maggio al Teatro Greco di Siracusa con la regia di Leo Muscato.
Guido Harari, la passione e oltre
Molte volte, in fotografia, sentiamo parlare di passione, ma spesso questa scalda, motiva, induce, esalta; non andando oltre. Per molti resta uno spazio invalicabile tra l’esistere e il percepire, come se il sentimento rappresentasse unicamente uno strumento da utilizzare alla bisogna. Per Guido non è così: lui della passione si nutre, vive, opera. Non a caso, le sue idee vanno oltre, anche al di là dello spazio temporale della sua vita. Ci dice che vorrebbe essere nato prima, per trovarsi “in fase” con gli anni ’60. No, non si tratta di un rimpianto, bensì di un riflesso verso uno sguardo allargato: sempre propenso all’oltre, alla scintilla che illumina l’anima.
Per finire, ecco il ritratto: che lui ama sin dal contatto, dall’incontro. Spesso lo chiude con l’inquadratura, perché gli piace esserci, per sentirsi percepito. E allora la forza è tutta lì: tra piccolo e grande, tra dentro e fuori, tra interiore ed esteriore. Lui, Guido, cerca sempre; nutrendosi di passione. Sta a noi cercarlo, magari in un ritratto chiuso: per giunta in B/N. C’è un moto perpetuo nel suo creare, un movimento continuo. Saltiamoci sopra: è meglio.
Guido Harari, note biografiche
Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).
Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".
Le fotografie
Roberto Vecchioni, Monforte d'Alba, 2007. Ph. Guido Harari, Wall of Sound Gallery.