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ONE WEEK’S TOLL

E’ il 27 giugno del 1969, la rivista LIFE pubblica in copertina il volto di un ragazzo, che è quasi quello della porta accanto; sempre in copertina, compaiono alcune parole forti: «I volti dei morti americani in Vietnam, il pedaggio di una settimana». All’interno sono stati pubblicati, foto dopo foto e nome dopo nome, 242 giovani uomini uccisi.
La risposta del pubblico è stata immediata e viscerale. Alcuni lettori hanno espresso stupore; altri si sono indignati per il fatto che la rivista era a favore dei manifestanti contro la guerra, i traditori del paese. Molti sono rimasti in silenzio, comunque devastato e sconsolato.

Si tratta di un servizio fotografico agghiacciante, questo è certo: pur nella sua semplicità. Del resto, è il destino della foto tessera: certifica l’esistenza, con l’identità, ma anche il decesso. Le tombe ne sono piene.
Il 27 giugno 1980 è il giorno della strage di Ustica. In rete si trova la fotografia di quell’aereo (non di uno simile!) parcheggiato in un aeroporto. Nel vederlo, si prova tristezza, e angoscia; anche perché mentalmente ci si colloca in una dimensione personale: «Potevo esserci io su quel velivolo, o qualcuno dei miei». Allo stesso modo, le immagini del servizio di LIFE ricordano quelle dei cari, delle persone ce compongono la nostra prossimità. La morte non rimane una notizia, per diventare un dato tangibile, concreto, tremendamente possibile.

Dopo tanti anni, non siamo in grado di giudicare la scelta editoriale di LIFE, e forse non vogliamo neanche farlo. Di certo, di fronte a una tragedia è giusto sapere “chi” ha perso la vita e non soltanto quanti l’esistenza l’hanno perduta. In più, per non che siamo appassionati, è giusto sottolineare come lo scatto rappresenti un gesto responsabile, al quale dedicare la giusta attenzione.

Dal numero di LIFE del 27 giugno 1969
(Fonte life.com):

I volti mostrati nelle pagine successive sono quelli di uomini americani uccisi, nelle parole dell'annuncio ufficiale della loro morte, "In relazione al conflitto in Vietnam". I nomi, 242 di loro, sono stati rilasciati dal 28 maggio al 3 giugno, un arco di tempo senza particolare significato, se non per il fatto di includere il Memorial Day. Il numero dei morti è nella media per ogni periodo di sette giorni durante questa fase della guerra.

Non è intenzione di questo articolo parlare per i morti. Non possiamo dire con precisione cosa pensassero delle correnti politiche che li attiravano in giro per il mondo. Dalle lettere di alcuni, è possibile dire che sentivano fortemente che avrebbero dovuto essere in Vietnam, che avevano grande simpatia per il popolo vietnamita ed erano sconvolti dalla loro enorme sofferenza. Alcuni avevano volontariamente esteso i loro turni di servizio di combattimento; alcuni volevano disperatamente tornare a casa. Le loro famiglie hanno fornito la maggior parte di queste fotografie e molti hanno espresso la propria sensazione che i loro figli e mariti siano morti per una causa necessaria. Eppure, in un momento in cui il numero di americani uccisi in questa guerra - 36.000 - sebbene molto inferiore alle perdite vietnamite, ha superato i morti nella guerra di Corea, quando la nazione continua settimana dopo settimana a essere intorpidita da una statistica a tre cifre che si traduce in angoscia diretta in centinaia di case in tutto il paese, dobbiamo fermarci a guardare i volti. Più che sapere quanti, dobbiamo conoscere chi. I volti dei morti di una settimana, sconosciuti se non alle famiglie e agli amici, vengono improvvisamente riconosciuti da tutti in questa galleria di giovani occhi americani.

Ecco alcune delle reazioni dei lettori, pubblicate nel numero del 18 agosto 1969 di LIFE, quello in cui l'intera sezione “Lettere” della rivista era dedicata alle risposte a "One Week's Dead":

«La tua storia è stata la dichiarazione più eloquente e significativa sullo spreco e la stupidità della guerra che abbia mai letto». Da un lettore in California
«Certamente questi giovani finiti tragicamente erano di gran lunga superiori alla politica estera che erano chiamati a difendere». Da un Capitano del Corpo dei Marines degli Stati Uniti (dimesso)
«Sento che stai sostenendo i manifestanti contro la guerra, che sono traditori di questo paese. Li stai aiutando e quindi appartieni a questo gruppo». Da un lettore in Texas
«Ho pianto per quei soldati neri del sud. Per cosa sono morti? Baracche di carta catramata, malnutrizione, disoccupazione e degrado?». Da un lettore in Ohio
«Mentre guardavo le fotografie sono rimasto scioccato nel vedere il volto sorridente di qualcuno che conoscevo. Aveva solo 19 anni. Immagino di non aver mai capito che i diciannovenni devono morire». Da un lettore in Georgia
«Mi sembrava di fissare negli occhi gli 11 soldati del mio plotone che sono stati uccisi mentre combattevano per una causa che non riuscivano a capire». Da un sottotenente dei marine nel New Jersey che comandava un plotone di fucilieri in Vietnam.

Le fotografie

Le pagine interne del numero di LIFE pubblicato il 27 giugno 1969
La copertina di LIFE datata 27 giugno 1969

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