FULVIO ROITER, FOTOGRAFIE PHOTOGRAPHS 1948 - 2007
Siamo stati ai Tre Oci di Venezia due volte, attratti dall’antologica di Fulvio Roiter (la mostra durerà fino al 26 agosto); un’occasione unica per apprezzare la fotografia del ragazzo di Meolo in tutta la sua completezza. Tornare a casa con il catalogo (Edizioni Marsilio) ha rappresentato un passo obbligatorio, per permetterci di ricordare, quando ce ne sarà bisogno, il carattere formale distintivo che Roiter ci ha saputo donare in tanti anni di carriera.
In effetti, il fotografo veneto offre in ogni immagine una lezione di composizione, dove il rigore risulta spesso estremizzato: con un soggetto piccolo e un contesto immenso, eppure estremamente coerente. A tutt’oggi sorprende come Roiter fosse in grado di scorgere il centro d’attenzione di ogni scatto senza mai dimenticare una visione d’insieme enorme, infinita, quasi indeterminata. Abbiamo iniziato con la mostra dei Tre Oci, perché il catalogo riprende con precisione le sezioni nelle quali è stata organizzata e allestita l’esposizione. Anche nel volume si parte dalle origini e dal caso, e quindi dai primi approcci di Roiter alla fotografia, nel pieno della stagione neorealista. Il percorso didascalico e per immagini si snoda tra Venezia e la laguna, ma pure nei viaggi a New Orleans, Belgio, Portogallo, Andalusia e Brasile. Ne derivano nove sezioni, ciascuna espressione di uno specifico periodo della vita e dello stile di Roiter: L’armonia del racconto; Tra stupore e meraviglia: l’Italia a colori; Venezia in bianco e nero: un autoritratto; L’altra Venezia; L’infinita bellezza; Oltre la realtà; Oltre i confini;
Omaggio alla natura; L’uomo senza desideri. In tal modo, il ritmo editoriale, fluido e coerente, scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla fotografia e alla ricerca di quei luoghi dell’anima che ne hanno ispirato la poetica, assumendo come unico punto di riferimento la pura e sincera passione, vissuta dall’autore tra scenari di viaggi, scoperte e amori incondizionati. Arricchiscono il volume le parti introduttive di Denis Curti e Italo Zannier, cui fanno eco le poche parole di Lou Embo, moglie di Roiter, anche lei fotografa. La donna ringrazia, perché mostra e catalogo “daranno un futuro al passato”, restituendo alla memoria (aggiungiamo noi) le opere di un autore che ha sempre saputo guardare la realtà con gli occhi da ragazzo.bio
Fulvio Roiter fotografo Italiano, nato a Meolo il 1º novembre 1926, morto a Venezia il 18 aprile 2016. Sposato con la fotoreporter belga Louise “Lou” Embo. Esperto di fotografia in bianco e nero, usò anche nel colore dei reportages di viaggi una personale tecnica che esaltava luoghi e particolari inediti della scena. Già apprezzato fotografo per aver prodotto diversi libri fotografici di città e regioni del mondo, salì alla ribalta internazionale per gli scatti sulla sua Venezia da cui trasse il libro Essere Venezia del 1977.
È stato uno dei tre fotografi italiani a cui è stato assegnato nel 1956 il premio internazionale per l’editoria fotografica Nadar. Roiter si diplomò come perito chimico, ma dal 1947 si dedicò alla fotografia, che divenne la sua attività professionale dal 1953. Nel 1949 aderì al circolo fotografico La Gondola di Venezia, fondato dall’amico Paolo Monti due anni prima. Nel 1953 partì per la Sicilia nel suo primo viaggio fotografico, il primo di molti in tutto il mondo. La pubblicazione nel gennaio 1954 di alcuni scatti siciliani sulla rivista Camera segnò il suo debutto sulla scena internazionale. Dopo avere realizzato numerosi reportage per alcune riviste, pubblicò nel 1954 il suo primo libro fotografico, il volume in bianco e nero Venise a fleur d’eau. Nel 1956 Roiter vinse la seconda edizione del Premio Nadar con il libro di sole foto bianco e nero. Durante la sua carriera, Roiter ha pubblicato circa un centinaio di volumi di fotografie, compiendo numerosi viaggi in ogni parte del mondo. Il 18 aprile 2016, dopo una lunga malattia, Fulvio Roiter morì presso l’ospedale di Venezia. roveniente dalla scuola della fotografia neorealista, Roiter sviluppa e raffina la «forza narrativa e l’occhio poetico» con le sue foto bianco e nero. Inventa un formato fino ad allora inusuale, quello rettangolare, in cui colloca personaggi ed oggetti della vita di ogni giorno in un contesto dove vengono rigorosamente privilegiate «le forme della composizione». Inquadrature calcolate come per esempio la foto di due carabinieri fotografati in una piazza ben squadrata o le forme di persone in cui viene esaltato il contrasto con il resto dell’immagine. Contrasto ricercato con colori “accesi” anche per la fotografia a colori, che all’inizio della sua “conversione” dal B/N fa subito riconoscere il suo nuovo “stile”. Un metodo per il bianco nero quello di Roiter, dove «l’essenzialità e il rigore del bianco nero prevaleva sul trionfo del colore». Infatti fu la motivazione della giuria che fece vincere al fotografo veneziano il premio internazionale francese Nadar che premiò il più bel libro nel panorama mondiale della editoria fotografica del 1956. Un libro di foto realizzate esclusivamente in bianco nero rispetto ad altri libri fotografici di altri famosi fotografi che scelsero il colore. Ad avviso di Paolo Morello, docente di storia della fotografia alla Università IUAV di Venezia nonché direttore dell’Istituto Superiore per la Storia della Fotografia di Palermo. Fulvio Roiter peraltro ha rappresentato una eccezione nel panorama della «storia della fotografia italiana del Novecento». Non solo per una tecnica, uno stile ricercato ed un rigore che lo contraddistinse per la fotografia bianco nero, che lo storico definisce «un modello innarivabile», ma per la radicale metamorfosi di stile dimostrata anche nella fotografia a colori, tanto da poter asserire, ad avviso di Morello, «che esistano due Roiter diversi».Edizioni: Marsilio