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Aurelio Amendola

UN ARTIGIANO CONTEMPORANEO

Aurelio Amendola preferisce definirsi ancora artigiano. A suo dire, oggi tutti si fanno chiamare artisti, forse perché è diventato troppo “facile” produrre immagini. Meglio rimanere fotografi, come quelli di un tempo. “Artigiano” diventa quindi un aggettivo contemporaneo, che definisce un autore ricco di entusiasmo, e la cui professione vive di responsabilità. Tramite le sue fotografie, Aurelio instaura un rapporto con le opere che ritrae, quasi le interroga; in un dialogo che diventa respiro, pulsione, vita. Il merito sta nel suo sguardo sempre nuovo, lo stesso che restituisce azione ai soggetti, ma anche armonia, equilibrio.

Francesco Cito

Francesco Cito sognava l’avventura, sin da ragaz- zo. Lo faceva davanti a Epoca di Bonatti ma forse anche guardando fuori dalla finestra. E allora proba- bilmente già sapeva, che sarebbe partito: senza una scusa, tralasciando promesse, dimenticando rivalse o desideri sommersi. Francesco era già un reporter anche senza quella fotocamera che più tardi sarebbe diventata un mezzo per comprendere. trovarlo, ne- gli anni ’70, in Inghilterra non ci sorprende. Londra lo educa senza cambiarlo; gli offre la fotografia, le tendenze, una lingua, qualche promessa luccicante, una risposta alla solitudine. Per lui non vale, non serve, non basta. Meglio tornare a Milano, in Italia, se non altro per viaggiare di continuo, dando spazio al passo e alle idee. Poi si parte ancora: Afghanistan, Palestina e anche Libano, Pakistan, Iran, Kuwait, Arabia saudita. sono luoghi difficili, tutti da camminare prendendoli col pensiero, con la voglia di tornare.

Iago Corazza

ALLE RICERCA DELL’UOMO

E’ un incontro singolare, quello con Iago Corazza, anche se solo telefonico. Non è una questione dialettica e nemmeno di contenuto. La particolarità deriva dall’individuo, dal soggetto che si esprime, e non solo su temi fotografici. Parlare con un autore rappresenta sempre un’esperienza che arricchisce, ma questa volta le idee ci portano altrove, in ambiti inesplorati. Siamo più ricchi, certo; ma le domande che ci poniamo sono tante, anche perché viaggiando volevamo prendere, catturare, portare a casa la “preda” del nostro peregrinare. Iago proietta se stesso nei posti che vuole visitare e lì vive la sua curiosità, che quindi include genti, usanze, riti, umanità. Lui cerca l’uomo, ma mette in gioco la propria persona, l’io che lo pervade, forse le stesse convinzioni. Un simile comportamento, diciamolo, abbatte i pregiudizi, i tanti luoghi comuni che alzano i muri su idee e comportamenti. Si tratta di un bel messaggio di pace, che sarebbe bello poter divulgare oggi, nel periodo storico che stiamo vivendo.