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Iago Corazza

"In viaggio con me viene solo chi nutre una certa passione, condividendo la mia stessa curiosità di conoscenza."
IAGO CORAZZA
| Mosè Franchi | GRANDI AUTORI

ALLE RICERCA DELL’UOMO

E’ un incontro singolare, quello con Iago Corazza, anche se solo telefonico. Non è una questione dialettica e nemmeno di contenuto. La particolarità deriva dall’individuo, dal soggetto che si esprime, e non solo su temi fotografici. Parlare con un autore rappresenta sempre un’esperienza che arricchisce, ma questa volta le idee ci portano altrove, in ambiti inesplorati. Siamo più ricchi, certo; ma le domande che ci poniamo sono tante, anche perché viaggiando volevamo prendere, catturare, portare a casa la “preda” del nostro peregrinare. Iago proietta se stesso nei posti che vuole visitare e lì vive la sua curiosità, che quindi include genti, usanze, riti, umanità. Lui cerca l’uomo, ma mette in gioco la propria persona, l’io che lo pervade, forse le stesse convinzioni. Un simile comportamento, diciamolo, abbatte i pregiudizi, i tanti luoghi comuni che alzano i muri su idee e comportamenti. Si tratta di un bel messaggio di pace, che sarebbe bello poter divulgare oggi, nel periodo storico che stiamo vivendo.

Ecco quindi le domande, tante; sorte spontaneamente durante una vita (la nostra) già abbondantemente trascorsa, alle quali non sappiamo rispondere. “Chi sono io laggiù?”, non ce lo siamo mai chiesti; e oggi è difficile rispondere, se non addirittura impossibile. Di certo abbiamo compreso come occorra più coraggio, quello che può abbattere i timori per ciò che potrebbe accadere, quando poi non succede nulla e tutto rimane immutato. Ci sarebbe altro da dire su Iago Corazza: il perché della sua fotografia, i viaggi, l’impostazione dell’attività che porta avanti. Lì ci ha risposto, per cui non occorre dilungarci. Di certo abbiamo compreso come occorra allungare l’orizzonte del nostro sguardo, oltre il consueto. Di là c’è l’uomo e la sua piazza, che Iago ha già visitato: più volte.

D] Iago, quando hai iniziato a fotografare e perché?

R] Molto presto, a quindici anni, con una nota agenzia: al tempo, stavo per andare via di casa. Ricordo il primo viaggio, affrontato con un avvocato sognatore: attraversare il Sahara in quattro, su una Jeep, tutti senza esperienza. Dopo, e per dieci anni, sono andato su e giù per l’Africa. Il viaggio diventava quasi il compenso, mentre con la fotografia mi pagavo gli sponsor. Tutto è iniziato da lì, con la curiosità di riconoscermi altrove. Lo scatto è subentrato di conseguenza.

D] La tua è stata passione per la fotografia?

R] Sì, immediatamente dopo il viaggio. In primis ha rappresentato un’esperienza economica, ma poi ha finito per influire sulla mia vita, cambiando un po’ tutto: offrendomi la possibilità di pubblicare libri, articoli, organizzare delle proiezioni e via dicendo.

D] La passione è stata importante?

R] Accidenti. In viaggio con me viene solo chi nutre una certa passione, condividendo la mia stessa curiosità di conoscenza. Se così non fosse, il partire rappresenterebbe una condanna. Esistono due categorie di persone: chi teme che accada qualcosa e gli altri, i quali, viceversa, hanno paura che non accada nulla. Le due tipologie di persone non sono compatibili tra loro. Il timore ti porta a ripararti, a non uscire; il che rappresenta un ostacolo.

D] Viviamo un momento storico particolare …

R] Immagino tu ti riferisca al Covid. Sono passato da quattordici viaggi all’anno a nessuno. Dopo i primi venti giorni di chiusura (il famoso lockdown), mi sono messo a lavorare su un progetto internazionale circa la protezione della natura, facendone un business, senza il quale non si può fare nulla. Sono state acquistate grandi aree naturali, con dei villaggi dedicati alla fotografia, dove tenere corsi (anche per bambini), installare set e via dicendo. I proprietari sono diventati automaticamente dei conservatori dell’ambiente. Abbiamo acquistato aree in Norvegia, con anche un albergo: là si possono osservare le aurore boreali più belle. Sono state assunte quaranta persone, con un beneficio quindi dell’economia locale. E’ nato così lo Skua Nature Group, tutto dal lockdown in avanti, che ormai conta sedi in Romania, Spagna, Lettonia e Italia.

D] Il periodo attuale ci propone anche la guerra …

R] In Romania siamo vicinissimi all’Ucraina, anche se non si incontrano profughi, perché mancano i collegamenti. I Norvegia abbiamo la base NATO a due passi …

D] Nessuna paura?

R] Oggi le guerre si combattono con i missili: l’essere vicini o lontani non cambia lo stato delle cose. Del resto, non ho fiducia: un individuo avido non smette perché si sente “sazio”, ma solo se è costretto a fermarsi.

D] Come hai curato la tua formazione?

R] Sarei stato un autodidatta selvaggio, questo se non avessi incontrato un fotografo straordinario, napoletano e sognatore. Lui, comprata una Sinar, si era stabilito in uno studio di fianco al mio liceo. Con il suo aiuto, ho imparato molto, tra scatto e stampa (che eseguivo a mano). Insieme ci occupavamo di reportage e moda: consegnavamo ai clienti dei capolavori.

D] Napoletano e sognatore?

R] Sì, suonava il sassofono nel capoluogo partenopeo. Terminati i soldi, è venuto a Bologna per aprire lo studio. Ricordo che era freddo, in quel locale; e che delle volte mancava da mangiare. Col tempo l’attività è cresciuta, con dei clienti importanti (vedi Giordani); ed io credo di aver contribuito fidelizzandoli con i miei viaggi.

D] Tu ha iniziato con la pellicola …

R] Sì, l’ho usata fino al 2001.

D] Qualche rimpianto?

R] Nessuno, neanche uno. Possono averne coloro che giocavano con la fotografia e che quindi possono trovarsi a loro agio tra rivelatori, fissaggi e lucidatrici. Il digitale ha offerto delle possibilità in più, alle quali sarebbe impossibile rinunciare. Io mi tengo lontano dall’arte, mi ritengo un artigiano. Il mio cliente è il National Geographic: un diffusore di cultura.

D] Tra le molteplici attività, organizzi delle mostre con le tue immagini? Lo meriterebbero …

R] Ogni tanto, preferisco le monografie. Dedico il mio impegno alle serate di fotografia, alle conferenze, ai viaggi, ai corsi. Questi ultimi li tengo a casa mia, anche per conoscere meglio le persone che partiranno con me.

D] I tuoi viaggi sono a numero chiuso?

R] Arrivano in tanti, a casa mia; la maggior parte col passaparola, e vanno conosciuti. Della passione abbiamo già parlato. Ci sono poi tematiche filosofiche, etiche. I corsisti devono comprendere come si svolge il lavoro, perché è ciò faccio durante i viaggi. Noi selezioniamo molto.

D] Nascono quindi dei gruppi omogenei …

R] Dei gruppi meravigliosi. I prezzi sono bassi, perché tutti devono viaggiare, di diritto, senza limiti di età.

D] Il gruppo vince …

R] Abbiamo un viaggio dal titolo “Chi mi ama mi segua”. So già che sarà un gruppo speciale.

D] Tra corsi e viaggi sei riuscito a costruire una comunità: da quante persone è composta?

R] Migliaia. Gli abitudinari li conto in un centinaio, gli altri partecipano di tanto in tanto.

D] La tua passione si orienta nei viaggi, verso la fotografia, ma nel mirino hai anche le persone, dico male?

R] Siamo fortunati, io e mia moglie Greta. Lei è caduta dalle stelle alle stalle. Ha vissuto la moda come indossatrice, famosa peraltro, e adesso cucina per tutte le persone che ci vengono a trovare. Alla sera arrivano i musicisti, per un clima che cambia; e in più abbiamo un bambino. La nostra è una vita di relazione.

D] Nella tua vita, la fotografia non è una protagonista: forse più un ospite; dico male?

R] La fotografia è un mezzo, uno strumento meraviglioso. Non mi ha mai catturato in quanto tale: utilizzandola posso arrivare all’uomo, argomento che intriga me e mia moglie Greta.

D] Cambiamo argomento: c’è, tra le tue, una fotografia preferita? Quella che ami particolarmente?

R] Ormai diventa difficile cercare di ricordarla: in archivio ho milioni d’immagini, che mi permettono di produrre libri a tema orizzontale. Le fotografie alle quali tengo maggiormente sono quelle antropologiche pure, con persona e ambiente. Sono difficili da farsi, spesso per via della luce. Non a caso teniamo dei workshop interi sull’uso della sorgente luminosa. Ogni scatto è una partita a poker, dove occorre usare bene ciò che si ha a disposizione; e la luce ne è il “soggetto” principale. E’ nel buio che si sviluppa il mio lavoro, nei mezzi toni: una complicazione in più.

D] Hai avuto, nella tua carriera, degli elementi ispiratori? Dei fotografi che ti abbiano meravigliato?

R] Sì, alcuni; ma li ho invidiati per il “dove” e non per “cosa”. Due nomi su tutti: James Nachtwey, antropologo di guerra; e Sebastião Salgado, l’equivalente in periodo di pace.

D] C’è un’ottica che ami particolarmente? Quella che usi preferenzialmente?

R] No, perché le cambio velocemente. Nella stessa situazione, cerco tutto: tra soggetto e composizione. Da ragazzo preferivo i tele, le focali lunghe, oggi il grandangolo attira i miei favori, perché mi permette di ritrarre il soggetto con anche il contesto che lo riguardi. Forse il 70-200 risulta essere universale (l’ultima versione mette a fuoco a un metro!), anche se al chiuso il 24-70 si fa preferire.

D] Scatti in RAW?

R] Certamente e curo personalmente il ritocco. In studio ho delle postazioni attrezzate a dovere. Anche in questo ambito teniamo dei corsi specifici.

D] Dopo tanti anni di carriera, c’è un progetto rimasto indietro e che vorresti portare a termine?

R] Sì, ne ho una trentina. Non si tratta di sogni nel cassetto, perché quando avrò tempo li porterò a termine. Tieni conto che i miei reportage richiedono anni.

D] Mi hai parlato di libri, quanti ne hai prodotti.

R] Dodici con National Geographic, più tutti gli altri.

D] Siamo quasi alla fine: potessi dedicarti un augurio fotografico da solo, cosa ti diresti?

R] Non vorrei diventare daltonico, per riuscire a distinguere luci e colori durante tutta la mia esistenza. Per il resto, desidererei conservare la curiosità: quella che mi spinge a vedere come Iago potrebbe vivere in un altro posto.

D] Un augurio conservativo, per uno come te, amante dei viaggi, sembra quasi un paradosso …

R] No, perché? Io sono sempre in viaggio, anche mentre parlo con te. Diciamo che vivo la vita che desideravo: me ne sono accorto col tempo.

D] Un’ultima cosa. Tu sei di Bologna: la bolognesità ti ha aiutato nella vita e nel lavoro?

R] Mi ha tenuto con i piedi per terra, rendendomi sociale. Come dire: sono inclusivo e non esclusivo. Anche il cibo, il tortellino per intenderci, fa parte della partita.



Buona fotografia a tutti

Iago Corazza

Note biografiche

Giornalista e regista, ma soprattutto fotografo e viaggiatore, ha iniziato collaborando a soli 15 anni con un’importante agenzia fotografica bolognese. La passione per i viaggi lo ha poi spinto in tutto il mondo prima come viaggiatore e poi come guida. Pubblicando spettacolari reportage di viaggio ha realizzato servizi e documentari in tutta l’Europa e poi in Africa (Algeria, Benin, Botswana, Burkina Faso, Camerun, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Lesotho, Libia, Mali, Marocco, Namibia, Niger, Nigeria, Senegal, Sudafrica, Sudan, Swaziland, Tanzania, Togo, Tunisia, Zambia, Zimbabwe), in Asia (Arabia Saudita, Armenia, Borneo, Cambogia, Cina, Corea Sud, Georgia, Giappone, India, Indonesia, Iran, Irian Jaya, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan, Yemen, Kuwait, Laos, Mongolia, Myanmar, Nepal, Russia, Sulawesi, Thailandia, Viet Nam), in America Settentrionale (Canada, Messico, Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Florida, Georgia, Idaho, Kansas, Louisiana, Mississippi, Missouri, Nevada, New Jersey, New York, Nuovo Messico, Ohio, Oklahoma, Oregon, Texas, Utah, Washington), in America Centrale (Belize, El Salvador, Guatemala, Honduras) in America Meridionale (Argentina, Bolivia, Brasile, Chile, Ecuador, Galapagos, Paraguay, Pasqua, Perú) e in Oceania (Australia, Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Tonga, Cook, Solomon, Nuova Zelanda, Nuova Caledonia). Per la televisione e il cinema ha realizzato inoltre serie documentaristiche, spot pubblicitari, documentari, cortometraggi, monografie e importanti programmi televisivi musicali come Mi Ritorni in Mente (RaiUno), Help (TMC2) e Roxy Bar (Mtv) premiato con tre Telegatti. Ha collaborato con Luciano Pavarotti alla realizzazione del “Pavarotti and friends” e come produttore e paroliere ha firmato lavori discografici di diversi artisti. Insegnante di regia e direzione della fotografia in istituti tecnici professionali, utilizza tutte le tecnologie più avanzate per la produzione prodotti multimediali (Inter F.C., West Union, Collection M.M, Bologna Fiere, Fierarredo, ArteFiera, Eima). In collaborazione con Columbia America e Ferrino ha progettato ExplorerCafe.net, un grande portale internet per viaggiatori di tutto il mondo. In collaborazione con Collection Eventi & Produzioni Tv produce da anni eventi in onda sulle più grandi emittenti nazionali come Sfilata d’Amore e Moda (Rete 4), Watershow Premio Civitas con Sophia Loren (Rai 2 Prima serata), Gran Galà del Benessere, Crossroads, D’estate Caserta, Fashion Circus, Watershow (Rai 1 Prima serata) ecc. Nel 2002 ha portato a termine una spedizione senza precedenti di 64.680 chilometri attorno al mondo, definita dalla CNN “unica e assolutamente irripetibile”, seguita dai più importanti quotidiani e televisioni mondiali e raccontata da due volumi e da 35 puntate televisive. Nel 2004 assieme a Rhett Turner realizza per la CNN Turner Classic Movies un documentario sul Verrocchio che viene premiato in America con il Telly Award per la cultura, uno dei massimi riconoscimenti mondiali in ambito televisivo. I seguito, empre con Turner, realizza per l’ High Museum di Atlanta un filmato sull’architetto Renzo Piano. Tra i molti passaggi televisivi partecipa al “Maurizio Costanzo Show”, a TG5 e a “Tutte le Mattine” ecc. Presidente dell’Associazione di Fotografia Naturalistica Italiana e responsabile della sezione antropologica della rivista Oasis, ha al suo attivo decine di pubblicazioni editoriali con diverse testate e case editrici, tra cui White Star e National Geographic, con cui ha realizzato importanti monografie a carattere antropologico come “Gli ultimi uomini”, un viaggio tra le ultime tribù antropofaghe della Nuova Guinea, “Luci e ombre del sol levante” un indagine tra i contrasti della società giapponese, “Abitare il mondo”, un viaggio nell’evoluzione dello spazio umano, “People at work”, l’arte di vivere e di sopravvivere nel mondo, “Popolazioni Invisibili” un incredibile viaggio tra le minoranze etniche del mondo, “Romania” un gioiello segreto nel cuore dell’Europa e con National Geographic una serie di speciali manuali di fotografia di grande successo. Ha poi pubblicato con Five Continents alcune grandi monografie dedicate all’arte indiana, come Ellora o Khajuraho, impreziosite dai testi del grande Gilles Béguin. Nel 2019 ha concepito e sviluppato Skua Nature Group, un importante network internazionale per la conservazione dell’ambiente e degli animali, e collaborato al progetto Tecla di Mario Cucinella, una soluzione architettonica rivoluzionaria per il futuro dell’abitare. E’ testimonial e collaboratore Emergency e UNICEF, con cui sviluppa e realizza progetti dedicati alla formazione dell’infanzia. Insegna fotografia grazie a particolari tecniche intensive da lui studiate e a speciali workshop nei luoghi più suggestivi del mondo.

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