Oltre lo sguardo” è il titolo della mostra di Steve McCurry, quella esposta a Villa Reale di Monza e che là rimarrà sino al 6 aprile. L’abbiamo visitata al suo debutto, in una cornice architettonica sontuosa, meravigliati da un allestimento e una cura ragguardevoli. Qui di seguito vi è un po’ la cronaca di una sera: quella in compagnia delle immagini di uno dei fotografi più famosi del momento. Nel 2010, l’ultimo rullino di Kodachrome prodotto è stato affidato a lui, con quanto rimaneva delle opportunità di un’era. Si tratta di Steve McCurry, paginasei per molti una pop star, per altri un mito; per tutti uno dei fotografi maggiormente riconoscibili della nostra epoca. La sua ragazza dagli occhi verdi, Sharbat Gula (storica copertina del National Geographic), è entrata nel cuore di tanti, anche di coloro che non s’interessano di fotografia. Del resto, dalle immagini di Steve abbiamo tratto un grande insegnamento, per anni: la bellezza è ovunque. Non c’è nulla al mondo che possa essere immune alla meraviglia: basta solo essere umili, aspettare, accarezzare l’idea estetica per coglierne il significato profondo. È vero. Steve di recente ha detto: “Ho imparato a essere paziente”. E poi: “Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te”. Non è solo una questione di estetica, quindi; ma anche di sentimenti, passioni, persino amore: come quello che Steve ha corrisposto per l’Asia, sin dalla prima volta che si è recato in quei luoghi. Era il 1978, e là ha incontrato culture diverse, terre dai colori abbaglianti, storie e genti, persino un intreccio di religioni: dall’Induismo all’Islamismo, dal Cristianesimo al Sikhismo, fino al Buddismo; posizioni diverse, eppure attigue, disposte a coabitare.