FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
Consueto appuntamento del lunedì con “Fotografia da Leggere” (e anche da vedere, questa volta). Di certo non si tratta di un volume da consultare sotto l’ombrellone, in vacanza. Molto meglio lasciarlo a casa, per riaprirlo al rientro. Si tratta di “Verga Fotografo”, di Giovanni Garra Agosta; editore: Giuseppe Maimone, 1990. Ne abbiamo parlato lo scorso anno, a gennaio; ma oggi desideriamo aggiungere qualche dettaglio.
Diciamo subito che il libro è prezioso, anche nella fattura; questo nonostante la copertina flessibile. Abbiamo osservato le immagini una volta di più e ne siamo stati pervasi. In tutte c’è la ricerca di un istante significante, anche lontano dalla Sicilia. Diciamo che è stato bello scoprire un fotografo letterato in età adulta, dopo che lo stesso aveva occupato gli studi scolastici (Malavoglia in testa).
Il 27 gennaio 1922 muore a Catania, all’età di 82 anni, lo scrittore Giovanni Verga. Considerato il maggior esponente del Verismo letterario, Verga viene rivalutato solo dopo il decesso, quando, grazie alla pubblicazione di un saggio di Luigi Russo, alla sua opera vengono riconosciute grandi qualità artistiche. Dopo la morte, nella casa di Verga, vengono ritrovate lastre fotografiche e pellicole, che rivelano nello scrittore un interesse documentario, che, in un certo modo, può spiegare meglio le origini della sua “ideologia” verista.
Insomma, Verga nutriva la passione per la fotografia, sicuramente attratto dall’umanità, la stessa così tanto protagonista nella sua opera letteraria. Del resto, non poteva essere altrimenti: per uno come lui, nato nel 1840, lo scatto rappresentava il massimo della modernità.
Verga venne indirizzato alla fotografia dal suo amico e scrittore Luigi Capuana, che già la praticava dal 1863. Lo stesso gli insegnò anche i procedimenti per lo sviluppo dei negativi. Il ricordo dello scrittore siciliano riaccende il tema del rapporto tra letteratura e fotografia. Come sappiamo, oltre a Verga, anche altri letterati si sono avvicinati con passione alla fotografia: Simenon (l’autore di Maigret), Émile Zola, Charles Lutwidge Dodgson (pseudonimo di Lewis Carroll, autore di Alice nel Paese delle Meraviglie), Jack London. Ma non sta qui il punto, perché la fotografia reinventa la realtà nello stesso modo col quale lo scrittore la “evoca”, vedendola e riconoscendola nell’immaginario. Per approfondire l’argomento, ci permettiamo di suggerire un libro: “Fotografia come Letteratura”, di Giuseppe Marcenaro (Bruno Mondadori Editore). Nel volume, l’autore ha il merito di indagare all’interno di una competizione stretta: tra coloro che completano una pagina bianca e quanti la riempiono con un “duplicato” del mondo; scrittori contro fotografi, quindi, entrambi narratori, ma con gli ultimi nati a imporsi (presuntuosamente?) quali possessori di un linguaggio nuovo e alternativo. La partita è aperta ancora oggi.
Il libro: “Verga Fotografo”, di Giovanni Garra Agosta.
Editore: Giuseppe Maimone, 1990
Nel 1966 vengono rinvenuti 448 negativi fotografici impressionati da Giovanni Verga, nella sua casa natale: a Catania, in via S. Anna 8. Viene così realizzato il volume Verga Fotografo, grazie alle mani certosine dello scopritore del materiale fotografico (327 lastre in vetro e 121 fotogrammi in celluloide): il prof. Giovanni Garra Agosta. Il volume presenta, per la prima volta, nel loro insieme, tutte le riproduzioni a stampa dei negativi, di cui circa trecento inediti, che Verga aveva impressionato, sviluppato e stampato secondo il metodo di Luigi Capuana tra il 1878 ed il 1911. Emerge così un aspetto ancora non del tutto indagato della complessa e affascinante personalità dello scrittore. Il volume è suddiviso in tre sezioni: la prima, di carattere storico-critico, la seconda con le fotografie più importanti, e la terza che riporta il catalogo di tutte le opere con relative didascalie.
Considerando il Verga fotografo si potrebbe chiamare in causa la corrente letteraria “verista”, ma a noi piace pensare come un “ragazzo” nato nel 1840 abbia potuto innamorarsi della fotografia semplicemente quale novità dilagante. E poi, tanti letterati si sono dedicati alla disciplina, a tal punto che ci viene da considerare come la nostra passione sia vicina alla parola scritta più di quanto si possa immaginare.
Le fotografie
“Verga fotografo”, pagine interne. Due scatti a Bormio.
Copertina del libro “Verga fotografo”, di Giovanni Garra Agosta (Editore: Maimone).