NASCONO LE RADIO LIBERE
27 luglio 1976. La Corte Costituzionale sancisce la legittimità delle trasmissioni radiofoniche private, purché a diffusione locale. Inizia così ufficialmente l’era delle “radio libere”. La prima, Radio Milano Intenational, aveva dato il via alle sue trasmissioni il 10 marzo 1975, seguita dalla bolognese Radio Alice (9 febbraio 1976). Da quel momento l’Italia vede fiorire centinaia di nuove emittenti locali.
Eugenio Finardi, nell’LP “Sugo” (1976) cantava (brano “La Radio”):
Amo la radio perché arriva dalla gente
Entra nelle case
E ci parla direttamente
E se una radio è libera
Ma libera veramente
Mi piace ancor di più
Perché libera la mente.
La musica trovò uno spazio maggiore in ambito giovanile. Prima del ’76, due volte la settimana (e dopo l’ora di pranzo), si poteva ascoltare “Hit Parade”, con la classifica dei dischi più venduti; mentre la sera ci si perdeva tra le note di “Supersonic”. Il resto era buio, se togliamo i pomeriggi a casa dell’amico che, beato lui, aveva comprato l’ultimo LP.
A dire il vero, Supersonic era stata in grado di anticipare la nuova era di rinnovamento. Andò in onda sul Secondo Programma della Rai, la sera, ininterrottamente dal 4 luglio 1971 al 16 dicembre 1977. A target giovanile, le scelte musicali includevano dischi underground italiani e stranieri. La sigla era “In the garden of Eden”, degli Iron Butterfly. A richiesta, via lettera, si poteva dedicare una puntata a qualcuno: anche questa, per i tempi, era una novità.
Ancora in compagnia di Eugenio Finardi
Correva l’anno 1976, le radio private avevano preso piede e la musica (ancora non liquida) passava tra le fessure, attraverso le finestre aperte. L’ascolto, ai tempi, non era ancora completamente soggettivo, come oggi è: dentro le cuffie.
«E ascolta la sua cara radio per sentire
Un po' di buon senso da voci piene di calore»
Queste parole animavano “Musica Ribelle”, una canzone “a battere”, dove la batteria (stupenda) ne era quasi la voce più importante, soprattutto prima della ripresa dei ritornelli. Quel brano fu una sorpresa per molti, anche per via dell’autore, Eugenio Finardi, musicista dalla storia già lunga, ma che ancora non conosceva il clamore delle folle; e nemmeno il passaggio di continuo nelle emittenti private.
Eugenio Finardi nasce a Milano il 16 luglio 1952 (auguri). Può essere considerato un figlio d’arte. Sua madre era una cantante lirica statunitense e lui ha diviso parte della gioventù tra la città lombarda e Boston. Alla fine decise di rimanere in Italia, come dichiarato nella sua canzone “Dolce Italia”. Sarebbe lungo ripercorrere la sua carriera, che lo ha visto come polistrumentista, e non solo come cantante. Oltre alla chitarra, si è cimentato al basso e al pianoforte. Nelle sue esibizioni in pubblico spesso ha suonato in compagnia da altri valenti musicisti. Ricordiamo, a memoria, Alberto Camerini (valente chitarrista) e Ares Tavolazzi (bassista).
Due Radio Private
Insomma, quella delle radio libere fu una vera rivoluzione. Chi scrive, a Bologna poteva ascoltare Radio Alice. Tra le sue onde correva un’informazione ancorata ai grandi temi dell’autonomia, ma spesso frutto di telefonate, come quella che Berardi (“Bifo”, un fondatore) realizzò con Giulio Andreotti spacciandosi per Umberto Agnelli. Anche gli ascoltatori estranei al movimento rimasero colpiti dal nuovo modo di fare radio, sebbene spesso i dissensi fossero molto forti. Siamo negli “anni di piombo”, ma a conti fatti comprendiamo come l’espressione nasconda, in sé, un forte conformismo. Oggi la violenza è cento volte maggiore, forse anche più; con una differenza poi: allora si poteva intervenire, per migliorare le cose. Il dibattito era aperto, senza che nessuno, la notte, fingesse di nascondere la verità.
Sempre in Emilia si ascoltava Punto Radio Zocca. L’emittente ha una storia che parte da lontano, per merito di fondatore illustre, che abbiamo letto nel sito ufficiale (la nostra fonte).
Nel 1972 Vasco Rossi, con alcuni amici, apre a Montembraro un piccolo locale per giovani: il Punto Club, che nel 1975 si trasformerà in discoteca. Nell’estate di quel 1975 in Italia si contavano circa 150 emittenti. L’ispiratore di Punto Radio Zocca fu Marco Gherardi, amico d’infanzia di Vasco, che, mentre faceva il militare a Milano, ebbe modo di ascoltare Radio Milano International (nata il 10 marzo 1975).
L’idea era quella di far nascere una radio nell’Appennino tosco-emiliano. Il primo nucleo di Punto Radio cominciò a trasmettere non proprio da Zocca, ma da un paesino vicino, Monteombraro, che aveva una posizione ottimale per coprire una vastissima zona dell’Emilia, anche con un trasmettitore di modesta potenza. All’inizio lo staff di Punto Radio era composto da circa 10 persone, tra cui Massimino Riva (chitarrista scomparso il 31 maggio 1999), allora appena tredicenne.
Punto Radio fu ufficialmente fondata il 18 settembre del 1975, mentre l’inizio delle trasmissioni avvenne il 21 Settembre. Nacque così una delle prime “radio libere” italiane, e una delle più amate e conosciute.
Vasco Rossi, era uno dei ragazzi che si alternavano nella conduzione delle trasmissioni, le quali, per la prima volta, portavano i microfoni in strada per chiedere alla gente cosa ne pensasse dei più disparati temi, in presa diretta, senza filtri. Ma Vasco e i suoi erano anche fra i pochi a trasmettere e promuovere la musica alternativa di quegli anni: King Crimson, Boston, Bruce Springsteen, oppure Sex Pistols, Clash, Lou Reed. Nomi che ora fanno rima con leggenda, ma che allora erano semplicemente rocker semi-sconosciuti.br>
Negli studi artigianali ricavati a Monteombraro prima e al Residence Giuliana di Zocca poi, nacque un fenomeno di massa che portò, fra il 1975 ed il 1978, decine di migliaia di giovani a sintonizzarsi sulle frequenze della radio e a partecipare alle feste e ai concerti organizzati da Punto Radio.
Punto Radio è stata anche una straordinaria scuola di talenti artistici. Molti dei dj di quegli anni sono poi diventati artisti affermati, Vasco Rossi per primo. Ma ai microfoni c’era anche un certo Gaetano Curreri (Stadio), Maurizio Solieri e Massimo Riva, colonne portanti della Steve Rogers Band, il gruppo che ha accompagnato Vasco al successo nei primi anni di carriera.
Il punto più alto degli inizi di Punto Radio fu tra l’estate 1976 e quella del 1977. Il 19 settembre del 1976, infatti, ad Alassio, si tenne la finalissima di un concorso indetto dalla rivista nazionale “Onda tv” in cui il pubblico votava la sua radio preferita. Vinse Punto Radio, davanti alla diretta concorrente BBC, di Bologna, in cui militava Red Ronnie.
Il fotografo Guido Harari, la passione e oltre
Molte volte, in fotografia, sentiamo parlare di passione, ma spesso questa scalda, motiva, induce, esalta; non andando oltre. Per molti resta uno spazio invalicabile tra l’esistere e il percepire, come se il sentimento rappresentasse unicamente uno strumento da utilizzare alla bisogna. Per Guido non è così: lui della passione si nutre, vive, opera. Non a caso, le sue idee vanno oltre, anche al di là dello spazio temporale della sua vita. Ci dice che vorrebbe essere nato prima, per trovarsi “in fase” con gli anni ’60. No, non si tratta di un rimpianto, bensì di un riflesso verso uno sguardo allargato: sempre propenso all’oltre, alla scintilla che illumina l’anima.
Per finire, ecco il ritratto: che lui ama sin dal contatto, dall’incontro. Spesso lo chiude con l’inquadratura, perché gli piace esserci, per sentirsi percepito. E allora la forza è tutta lì: tra piccolo e grande, tra dentro e fuori, tra interiore ed esteriore. Lui, Guido, cerca sempre; nutrendosi di passione. Sta a noi cercarlo, magari in un ritratto chiuso: per giunta in B/N. C’è un moto perpetuo nel suo creare, un movimento continuo. Saltiamoci sopra: è meglio.
Guido Harari, note biografiche
Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d'azione contempla anche l'immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell'Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).
Di lui ha detto Lou Reed: "Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".
Le fotografie
Copertina del disco “Sugo”, di Eugenio Finardi
Vasco Rossi, Milano 1990. Ph. Guido Harari