Skip to main content

L’ERA DELLE TV PRIVATE

28 luglio 1976. La Corte costituzionale italiana sancisce l'illegalità del monopolio Rai. Inizia l'epoca delle TV private. Ieri, in relazione alle emittenti radiofoniche, parlammo di rivoluzione, perché tale fu. Oggi non ci sentiamo di esprimere lo stesso giudizio, anche perché, dopo quel 28 luglio, sono trascorsi anni di controversie giuridiche e politiche. Un assetto definitivo lo si è raggiunto con la riforma del settore radiotelevisivo, espressa dalla legge 6.8.1990, n. 223 (legge Mammì). Il mercato era diventato dualistico: da un lato la Fininvest, dall’altro “mamma Rai”. Le controversie continuarono anche dopo, arrivando fino ai giorni nostri.

Che dire? L’offerta si allargava, ma il modello rimaneva quello di prima. Il telecomando aveva sostituito le manopole e lo spettatore si era abituato a fare zapping, cambiando in continuazione canale, spesso molto velocemente, per trovare un programma interessante. Forse, la vera rivoluzione è quella che ha investito la TV nei nostri giorni, iniziando ad andare a braccetto col WEB. Smartphone, tablet e Smart TV personalizzano l’offerta e lì, probabilmente, la famiglia si sta dividendo, un rischio troppo spesso attribuito alla televisione tradizionale. Oggi tutto è diventato personale, musica compresa; e i tagli generazionali diventano imponenti.

Tornando all’era delle private, qualcosa è comunque cambiato. Sono nati volti nuovi, autori differenti, trasmissioni mai viste. Hanno iniziato a imperversare le soap opera, Dallas e cose del genere; in più sono comparse le “veline” con “Striscia la Notizia”. Altro si potrebbe dire, ma è mancata la rivoluzione: la TV aveva già i suoi padroni, e sono rimasti quelli.

RAI, un po’ i storia

E’ il 3 gennaio del 1954. Dagli studi Rai di Torino, iniziano le prime trasmissioni della televisione in Italia. Gli utenti agli inizi erano pochi (24.000 abbonati nel 1954), ma sarebbero cresciuti di lì a breve: saranno 6 milioni nel 1965. La "prima" televisione italiana si configura come uno strumento d’informazione e d’educazione. Poco spazio veniva dedicato all’intrattenimento: concentrato al venerdì sera, con uno spettacolo teatrale.
La pubblicità compare nel 1957, contenuta in un contenitore chiamato "Carosello", alla fine del quale i bambini sarebbero andati a letto; verrà soppresso, con l’ultima puntata, il primo gennaio del 1977.

La televisione, storicamente, ha avuto un ruolo importante, oltre a quello che conosciamo. Con essa, la lingua italiana si sarebbe unificata ulteriormente, accelerando un processo iniziato con la prima guerra mondiale. Del resto, sempre la TV, all’inizio si presenta come uno strumento aggregante, andando ad abitare addirittura le sale cinematografiche quando trasmetteva programmi di grido. “Lascia e raddoppia” ne è un esempio eloquente: l’Italia tutta ne era catalizzata, anche perché si trattava di una novità assoluta, e solo televisiva.

Col tempo, il “tubo catodico col mobile intorno” ha occupato tutti gli spazi “sociali” disponibili e anche più di una stanza domestica. Si è anche ipotizzato fungesse da elemento disgregante della famiglia, e forse è stato così. Diciamo che la TV sempre accesa quasi rappresenta, oggi, un elemento di degrado, e su questo bisognerebbe riflettere.

Sarebbe bello analizzare come, nel tempo, la televisione si sia inserita nell’arredamento domestico: prima su un carrellino specifico, poi incastonata nella libreria, oggi vicino ai più comuni trasduttori sonori. Diciamo che, negli anni, ha saputo evolversi, addirittura andando a braccetto con il WEB, come ci dice la storia recente.

C’è stato un momento storico nel quale la televisione domestica fungeva da trasduttore di contenuti privati. Era il periodo delle cassette, diventate poi DVD. Ora quel mondo è scomparso: tutto abita nell’etere, a pagamento; magari replicato sul WEB, perché anche il TV è diventato “smart”. Come andrà a finire?

Il 4 Novembre 1961 nasce RAI 2, allora chiamata Secondo Programma. Non esisteva ancora il telecomando e nemmeno lo “zapping”, per cui nelle serate italiane erano i più agili ad alzarsi dal divano per premere il tasto che avrebbe consentito di cambiare canale.
La trasmissione inaugurale venne dedicata alla Vittoria delle Prima Guerra Mondiale, datata appunto 4 Novembre 1918 (il giorno prima era stato firmato l’armistizio da parte degli austriaci). Tra l’altro quella data un tempo corrispondeva a una festività, che venne resa “mobile” (trasferita alla domenica) dal 1977.
Tornando al Secondo Programma, fu grazie ad esso se gli italiani videro “Speciale per Voi” di Renzo Arbore, “Rischiatutto” di Mike Buongiorno, “Portobello” con Enzo Tortora, e il serial Belfagor.

Era il 15 dicembre del 1979, quando alle 18.30 il terzo canale televisivo della Rai mandava in onda le prime immagini. Mezz’ora dopo alle 19 veniva trasmesso il primo Tg3.
Rai Tre impiegò un po’ di tempo a prendere piede, anche se già alla nascita raggiungeva il 45 per cento della popolazione italiana. Le trasmissioni erano di cinque, sei ore; con molto spazio dedicato ai programmi del Dipartimento Scuola Educazione della Rai. Il telegiornale durava mezz’ora, di cui dieci minuti erano dedicati all’informazione nazionale ed internazionale e i restanti all’informazione regionale.

Le fotografie

Le fotografe che proponiamo, evocative per l’argomento (le TV nelle stanze), portano la firma di Gianni Berengo Gardin e appartengono al progetto “Dentro le Case”, condotto con Luciano D'Alessandro e diventato libro (Electa Editore, 1978). I due autori si divisero l’Italia lungo l’asse nord sud ed entrarono nelle abitazioni degli italiani, regalando un’indagine sociale approfondita, dai forti contrasti. Ne è emerso un atto d’amore che i nostri concittadini nutrivano (e nutrono) per le loro case. L’affetto si reggeva su segnali deboli, minimi, vulnerabili; quasi che non potesse essere possibile un possesso “totale” della dimora.

«Solo l’acqua e l’aria possono competere con la casa, integratasi come un bisogno primario della natura stessa» Questo è quello che scrive Cesare Zavattini all’inizio del volume.

Gianni Berengo Gardin, la vita

Gianni Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930 e inizia a occuparsi di fotografia dal 1954.
Trascorre l’infanzia in Liguria, poi si trasferisce a Roma. Dopo un lungo periodo a Venezia, mette le radici a Milano, dove comincia la sua professione di fotografo. Collabora con numerose riviste tra cui Il Mondo di Mario Pannunzio e le maggiori testate giornalistiche italiane e straniere, come Epoca e Time. Si dedica in special modo alla realizzazione di libri fotografici: pubblica oltre 250 volumi, dai quali emerge soprattutto il suo interesse per l’indagine sociale. Dal 1966 al 1983, in collaborazione con il Touring Club, pubblica una serie di volumi dedicati all’Italia e ai Paesi europei.

Lavora assiduamente con grandi industrie, tra cui l’Olivetti, per reportage e monografie aziendali. Nel 1979 inizia la collaborazione con Renzo Piano, per il quale documenta le fasi di realizzazione dei progetti architettonici.
Nella sua carriera ha esposto in oltre trecento mostre personali, in Italia e all’estero, tra cui le grandi antologiche di Arles (1987), Milano (1990), Losanna (1991), Parigi (1990), New York e alla Leica Gallery (1999); tra le ultime, alla Städtische Galerie di Iserlohn nel 2000, al Museo Civico di Padova e al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001, alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, alla Fondazione Forma per la Fotografia nel 2005, alla Casa dei Tre Oci di Venezia nel 2012 e a Palazzo Reale a Milano nel 2013.
Nel 1972 la rivista Modern Photography lo inserisce nella lista dei 32 maggiori fotografi al mondo. Nel 2003 è presente tra gli ottanta fotografi scelti da Cartier-Bresson per la mostra “Les choix d’Henri Cartier-Bresson”.

Nel 2013 la Leica Wetzlar lo invita a esporre nella mostra “Eyes Wide Open! One Hundred Years of Leica Photography”.
Nel 2014 e nel 2015, con il Fondo Ambiente Italiano, ha esposto a Milano (Villa Necchi) e a Venezia (Negozio Olivetti) le sue immagini sulle grandi navi a Venezia.

Oltre ai numerosi premi, nel 2008, quale riconoscimento alla carriera, gli viene assegnato il Lucie Award e nel 2009 la laurea honoris causa in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università Statale di Milano. Nel 2012 la città di Milano gli assegna l’Ambrogino d’Oro.
Nel 2015, a Roma, gli viene conferito il titolo di Architetto Onorario dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Le fotografie

“Dentro le Case”, Gianni Berengo Gardin

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...