SCOMPARE LA NAJA
29 giugno 2004. In Italia viene abolita la leva obbligatoria; l'ultimo giorno di "naja" fu fissato per il 30 giugno 2005.
Un anno di militare, o anche quindici mesi per alcuni, ha rappresentato un periodo di tempo speso male, accompagnato da ingredienti e nomenclature specifiche. C’erano gli imboscati, i raccomandati e i riformati (beati loro), ma anche le licenze, il pernotto, i tre giorni, il Car, la fureria, la sussistenza, le grandi manovre, il poligono, il sergente, il signor tenente, il capitano, la bandiera.
Andare sotto le armi in tempo di pace raramente ha rappresentato un piacere. Ragazzi di ogni estrazione e provenienza si trovavano da un giorno all'altro coinvolti in un mondo chiuso, fatto di regole precise, dove era addirittura bandito il confronto, la parola. Occorreva obbedire agli ordini di chi, militare per scelta, vedeva quasi con disprezzo quei lavativi che avrebbe dovuto trasformare in soldati.
Già, non dimentichiamolo, occorreva diventare soldati, cioè individui idonei alla guerra. E questo, chi scrive, è un particolare che non è mai riuscito a cogliere. Nonostante i fucili, gli spari, le guardie e i campi in tenda, l’obbedienza cieca rappresentava la prima virtù necessaria, di fronte a imposizioni a volte prive di logica. Ecco, sì: durante la naja si percepiva una forte idea di pace, il che contrastava con lo scopo di quell’anno trascorso lontano da casa, senza la fidanzata e le abitudini di sempre.Certo sarebbe da ricordare il freddo, la scarsa pulizia, il cibo appena mangiabile o anche quella puntura al petto che avrebbe allontanato ogni male; eppure, in quell’anno, si poteva cogliere del buono: nascevano amicizie, idee, viaggi inusitati, prospettive. Occorreva accettare quello che capitava, con un po’ d’ottimismo. Sempre chi scrive ha trascorso la naja a Roma, una città riscoperta sotto altra lente. Con i 48 (un permesso di due giorni) non tornava a casa, ma si appoggiava da amici. Alla fine, erano i vent’anni a vincere, la gioventù, il desiderio di vivere appieno. La guerra? Mai pensata, nemmeno per un momento.
Per ricordare la divisa ci siamo fatti aiutare dal cinema, con un film di guerra che però enfatizza la pace necessaria: “I due nemici”, di Guy Hamilton (1961), con David Niven come protagonista assieme ad Alberto Sordi. L’attore romano, nella trama della pellicola, esprime nei fatti il desiderio di farla franca, un po’ all’italiana. La comicità compare in tutte le vicende proiettate, con due eserciti, inglese e italiano, a farsi la guerra nel deserto africano. Alberto Sordi, l’ufficiale a capo di un gruppo di soldati, mette in mostra tutta la sua capacità recitativa nel dare vita a un ufficiale furbo, semplice, accondiscendente, orgoglioso. La scena finale merita di essere vista più volte. Gli italiani, fatti prigionieri e caricati su un treno, ricevono l’onore delle armi da parte degli inglesi, capitanati da David Niven. I due nemici nella guerra avevano sviluppato una sorta di solidarietà reciproca.
Il fotografo Rodrigo Pais
Le fotografie che proponiamo portano la firma di Rodrigo Pais. Lui nasce a Roma il 28 settembre 1930. Approccia la fotografia nel 1946 quando inizia a lavorare come stampatore.
Il 1954 è l’anno in cui inizia la sua collaborazione con i quotidiani Paese, Paese Sera e l’Unità. Negli stessi anni lavora anche con altri quotidiani e riviste: Corriere della Sera, il Corriere d’informazione, La Stampa, Il Giornale d’Italia, Il Mondo, e via dicendo.
La città di Roma e le sue periferie rappresentano l’epicentro della sua attività, ma nel suo archivio non mancano servizi fotografici realizzati in altre regioni d’Italia come Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria. Anche all'estero Rodrigo Pais realizza diversi servizi a Cuba, Brasilia, Messico e Argentina. Nel dicembre del 1963 segue il viaggio di Papa Paolo VI in India. Nello stesso anno si reca in Vietnam, nel 1960 in Pakistan, nel 1957 e nel 1962 a Budapest, nel 1962 e ancora nel 1964 a Gerusalemme, nel 1968, 1977 e 1987 è la volta di Praga, e ancora nel 1957, 1962, 1974 e 1979 a Mosca e in Tailandia nel 1990.
L’attività di fotoreporter dura quasi 50 anni e si conclude nel 1998. Pais ci lascia il 9 marzo 2007.
Una mostra.
Alberto Sordi: fotografie di Rodrigo Pais
Biblioteca Universitaria di Bologna
La mostra fotografica Alberto Sordi: fotografie di Rodrigo Pais è un omaggio all’attore romano in occasione del centenario della nascita.
Alberto Sordi è ritratto in circa quaranta servizi fotografici realizzati da Rodrigo Pais dal 1955 in poi. Il fotografo ha colto l’attore sui set d’importanti opere cinematografiche tra cui «Tutti a casa», «I due nemici», «Il giudizio universale», «Una vita difficile», «Mafioso», «Il boom», «Latin lover» episodio di «I tre volti» e «Scusi, lei è favorevole o contrario?». Altri servizi fotografici lo ritraggono fuori dalla scena cinematografica, a Roma, nella città natale che tanto ha caratterizzato le sue interpretazioni.
«Più di ogni altro attore italiano della seconda metà del Novecento, più di Totò e di Gassman, Mastroianni, Tognazzi (suoi rivali, o varianti di uno stesso ceppo, di una stessa umanità), Sordi ci ha rappresentato e mostrato per quello che siamo, e che alcuni (molti? pochi?) avrebbero preferito non essere. Ci ha costretti allo specchio, e nei suoi momenti migliori - ma a ben vedere sempre, almeno dal tempo di I vitelloni - ci ha, diciamolo francamente, svergognato, cioè ci ha fatto vergognare di noi stessi. Nei momenti peggiori, però, e a volte con un semplice passaggio da un film all’altro, ha compiaciuto ed esaltato molti di noi (la maggioranza?) per ciò che abbiamo di peggio». Goffredo Fofi (2004)
I testi di Goffredo Fofi (Alberto Sordi: l’Italia in bianco e nero, 2004), Grazia Livi (Alberto Sordi, 1962) e Claudio G. Fava (Alberto Sordi, 2003), hanno ispirato le sezioni “Il soldato”, “L'eroe negativo” e “Mostri in libertà”. Tutte le immagini in mostra sono tratte da negativi su pellicola di dimensioni 60x60 mm e 24x36 mm, conservati presso la Biblioteca Universitaria di Bologna.
Fonte: Biblioteca Universitaria di Bologna
La fotografie.
David Niven e Alberto Sordi in “I due nemici”. Ph. Rodrigo Pais.