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TIZIANO TERZANI, ANCHE FOTOGRAFO

Siamo in stazione Centrale, a Milano. È mattino presto. Rimane il tempo per una visita alla libreria, dove incontreremo tanti amici: Cartier-Bresson, Berengo Gardin, Robert Doisneau, Luigi Ghirri, Helmut Newton; e poi i saggi, tanti, tutti da desiderare. L’occhio cade su un volume: “Tiziano Terzani, un mondo che non esiste più”, a firma del giornalista. Lo compriamo, per iniziarlo in viaggio.
Più ci immergiamo nella lettura e maggiormente ci rendiamo conto come Terzani corrisponda al nostro ideale di fotografo: colui, cioè, che scrive (e fotografa) ciò che vede, raccontando il mondo agli altri, ma prima al suo “io narrante”.
Tiziano Terzani è stato un grande giornalista, e pure un inviato importante e riconosciuto; ma era diventato anche fotografo, certamente non per necessità. Ebbe modo di dire: «L’invidia per i fotografi mi era cominciata in Vietnam quando si tornava dal fronte e quelli (i fotografi), avendo già fatto il loro lavoro, andavano diritti al bar, mentre a me toccava ancora mettermi con angoscia davanti al foglio bianco, allora infilato in una Olivetti Lettera 22, a cercare di descrivere con mille parole il bombardamento, la battaglia o il massacro del giorno che loro - i fotografi bravi almeno - avevano già raccontato in una sola immagine. Quella di cogliere il nocciolo di una storia con un clic è un’arte che mi ha sempre attirato».
Ecco, sì: questo ci piace, la storia in un clic. Come abbiamo sempre detto (o sperato), la fotografia è tutta una questione di tempo: quello flessibile, da deformare, per immergerci dentro quanto desideriamo dire. Lo scatto viene dopo. Terzani ci viene in aiuto in questi concetti. Per lui raccontare significa leggere (e tanto), studiare, prepararsi; conoscere, potremmo dire. Del resto un fatto possiede un contenuto “verticale”, profondo, immerso; che non si dipana solo nei giorni, aleggiando viceversa nei comportamenti di tutti, negli atteggiamenti; e poi nel modo di porsi dei soggetti e anche nell’espressione dei volti.

Tornando a Terzani, pare che il suo approccio alla fotografia sia iniziato quando seppe di andare in Sud Africa. Si attrezzò con una Rolleiflex: una medio formato, quindi. Come lui spiegò al figlio, quell’apparecchio era affascinante: lo si indossava alla vita e si inquadrava dall’alto. Per il resto, non rappresentava certamente ciò che sarebbe stato utile per un giornalista. Quella fotocamera era lenta e difficile nella messa a fuoco. Per Terzani fu un valido blocco d’appunti, ciò che serviva per raccogliere dettagli sfuggiti a una prima osservazione.
In una confessione fatta al figlio Folco, s’intuisce come Terzani non nutrisse una grande simpatia per i fotografi, almeno non per tutti. Le esigenze sul campo erano diverse: lui avrebbe voluto essere invisibile. Quando parlava con la gente, faceva sì che la sua presenza non fosse vissuta come un’intrusione. Il fotografo si comporta diversamente: esige il soggetto con anche il contesto; in un certo senso, desidera “esserci” nell’immagine, far sentire la propria presenza, quasi come una firma autoriale.
Condividere Terzani, però, non significa solo leggere o osservare, ma anche approfondire ideali, ideologie, ricette di sostenibilità. Alla fine dovremmo anche partire per un viaggio dentro di noi, alla ricerca delle domande essenziali, le cui risposte stanno nel significato della vita, nel senso di un’esistenza.
C’è tanta fotografia, in queste povere conclusioni. Forse Terzani è riuscito a fornirci una grande lezione, quella più importante: lui ha raccontato l’uomo a noi tutti e anche a se stesso, ma ha fatto scaturire dubbi e incertezze. Tentare di raggiungere una soluzione vorrà dire comportarci da cittadini dell’umanità.

(Da Image Mag dicembre 2018)

Tiziano Terzani, note biografiche

Tiziano Terzani nasce a Firenze il 14 settembre 1938. Per oltre trent’anni, dal 1972 al 2004, vive in estremo oriente con la moglie Angela e i figli Saskia e Folco. Corrispondente del settimanale tedesco Der Spiegel, collabora anche a L’espresso, la Repubblica e al Corriere della Sera. I suoi libri, tutti editi da Longanesi e tradotti in molte lingue, raccontano le grandi storie di cui è stato testimone. In Pelle di leopardo (1976) la fine della guerra in Vietnam; in La porta proibita (1984) la Cina del dopo Mao; in Buonanotte, signor Lenin (1992) il crollo dell’Unione Sovietica; il volume In Asia (1998) raccoglie le sue migliori corrispondenze dai paesi d’oriente. Con Un indovino mi disse (1995), Lettere contro la guerra (2002) e Un altro giro di giostra (2004) affronta i temi che riguardano direttamente l’uomo e raggiunge un vastissimo pubblico.
Muore a Orsigna nel luglio 2004. Nel 2006 esce postumo La fine è il mio inizio, a cura di Folco Terzani; nel 2008 Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, con uno scritto di Angela Terzani Staude; nel 2010 Un mondo che non esiste più, fotografie e testi scelti da Folco Terzani. Alla sua memoria sono dedicati il Premio letterario internazionale dell’Associazione vicino/ lontano di Udine, il Premio nazionale per l’umanizzazione della medicina di Bra, e il sito www.tizianoterzani.com.

Per raccontare Tiziano Terzani abbiamo usato due fotografie, diverse per firma autoriale. La prima è sua ed è stata esposta in una mostra a Bresso, tenutasi nell’autunno 2022. Il percorso espositivo permetteva di ripercorrere il lungo viaggio alla scoperta dell’Asia che Tiziano Terzani compì nel 1993, poi confluito nel volume “Un indovino mi disse”. Un viaggio nel quale il giornalista – dando ascolto alla profezia ricevuta da un indovino di Hong Kong nel 1976 – evitò aerei ed elicotteri, spostandosi solo per terra e per mare.
Un viaggio “lento” durante il quale è emersa quella contraddizione che sarà il cuore della narrazione di Terzani. E che si rivelerà insanabile: da un lato l’elogio della bellezza di un continente ancora antico, l’Asia; dall’altro il lamento per la sua progressiva dissoluzione nella folle corsa verso l’appiattimento occidentale.
In mezzo a questo processo che ormai appariva irreversibile Terzani cercava le radici che resistono: quelle che non si arrendono a un futuro che avanza fagocitante e indifferente alla sorte di paesaggi e culture; quelle che ancora sono in grado di portare linfa ai popoli che racconta e che ritrae.
La seconda immagine scelta è la copertina di un libro: “Tiziano Terzani, ritratto di un amico”, di Vincenzo Cottinelli.

Vincenzo Cottinelli, note biografiche

Vincenzo Cottinelli nasce a Brescia nel 1938. Fotografo freelance italiano impegnato nell'attualità culturale e sociale, è rappresentato dalle agenzie fotografiche Grazia Neri a Milano e Opale a Parigi. Realizza ritratti e immagini emblematiche, reportage sociali e di viaggio, per lo più nelle tradizionali stampe ai sali d'argento in bianco e nero di alta qualità. Il suo archivio comprende ritratti d’intellettuali (scrittori, filosofi) e artisti (pittori, musicisti, fotografi) di rilievo mondiale.
Cottinelli è socio fondatore dell'associazione fotografi "il biancoenero". Gestisce lo showroom no-profit La Stanza delle Biciclette (alcuni autori esposti: Luigi Ghirri, Randa Mirza, Chris Steele-Perkins, Antonella Gandini, Pietro Masturzo, Monica Bulaj).
Vincenzo Cottinelli Pubblicazioni a oggi ha pubblicato su riviste e quotidiani tra cui: the European, Le Monde, Graphis New York, Yediot Aharonot, Literary Monthly of Israel, Asiaweek, Frankfurter Allgemeine Zeitung, The Independent, Rheinisches Merkur, Linea d'Ombra, Il Diario , L'Unità, Il Giornale dell'Arte, Giornale della Libreria, il Corriere Della Sera, Io Donna, La Repubblica delle donne, la Stampa, Slow, Airone, Terre di Mezzo, L'Immaginazione, Meta, FotoGraphia, Una Città, Poesia, L'Indice dei Libri, Uniòn (rivista di scrittori cubani), Portraits d'écrivains (Opale-Bréal, Parigi 2002), Agenda Letteraria, Agenda di Magistratura Democratica, L'Europeo, Natural Style,Vanity Fair, Teseo, East, Nostro Lunedì, Atlante Bresciano, Alias/Manifesto, FOCUS Magazine, Past & Present» (Oxford University Press); su Rosso Fiorentino, settembre 2004, Le mie foto con Terzani, 15 ritratti di Tiziano Terzani.

Le immagini di Cottinelli sono state utilizzate su più di 65 copertine di libri dagli editori Baldini & Castoldi, Bibliofabbrica, CUEC Editore, Edizioni del Gruppo Abele, Di Renzo, Feltrinelli, Globo Livros, Hanser Verlag, Hoffman und Kampe, Droemer Verlag, Longanesi, Maisonneuve & Larose, Mondadori (soprattutto: le 7 scatole Meridiani di Bertolucci, Bobbio, Kapuscinski, Magris, Saramago, Terzani, Zanzotto), Penguin Books, Random House, Riemann, Rizzoli, il Saggiatore, Scheiwiller, TEA, University of Chicago Press, University di Toronto Press, WAB Warszawa, Zysk i S-ka Poznan; per i libretti del Festivaletteratura di Mantova; per il CD musicale di Malkit Singh Bhangra, editore Sensible Records.

(Fonte: sito ufficiale)

Le fotografie

Tiziano Terzani, Birmania 1993
Copertina del libro “Tiziano Terzani, ritratto di un amico”, di Vincenzo Cottinelli.

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