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LA CRISI DEI MISSILI A CUBA

Il 14 ottobre del 1962 era una domenica come tante, ma segnò l’inizio di un braccio di ferro tra Stati Uniti e Unione Sovietica, uno dei momenti più critici della Guerra Fredda: quello nel quale si è arrivati più vicini a una guerra nucleare. Tutto è partito da alcune foto su Cuba scattate da un aereo spia U-2, che rivelarono installazioni missilistiche in costruzione sull’isola.

Come reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 e alla presenza di missili balistici americani Jupiter in Turchia, il leader sovietico Nikita Kruscev decise di accettare la richiesta di Cuba di posizionare missili nucleari sull’isola per scoraggiare una possibile futura invasione. L’accordo venne raggiunto durante un incontro segreto tra Kruscev e Fidel Castro nel luglio 1962, e la realizzazione delle strutture di lancio dei missili venne avviata poco più tardi.

Come dicevamo, la crisi dei missili di Cuba rappresentò il momento più grave di tutta la guerra fredda. Mai come in quel periodo il rischio di un nuovo conflitto mondiale risultò così vicino e concreto. Dopo la vittoria di Castro nella rivoluzione cubana, gli Stati Uniti erano desiderosi di soffocare sul nascere il nuovo regime. John Fitzgerald Kennedy, approvò un piano d’invasione dell'isola definito dal precedente governo, addestrando e appoggiando gli esuli cubani, che sbarcarono nella baia dei Porci. All’ultimo momento, però, il Presidente Statunitense negò la copertura aerea. L'operazione fallì e Cuba, vistasi minacciata, chiese e ottenne da Mosca l'installazione di batterie di missili nucleari sul proprio territorio. Quando gli aerei spia americani li scoprirono (nell'ottobre del 1962), Kennedy ordinò il blocco navale dell'isola. Seguirono momenti di grande tensione mondiale. Per fortuna le navi russe, dopo tredici giorni, invertirono la rotta. Gli Stati Uniti promisero l’indipendenza dell’isola e furono anche costretti a smantellare le basi missilistiche in Turchia. Cuba divenne un nuovo satellite dell'URSS, il più vicino al territorio statunitense.
Pare che la crisi di Cuba, sommata alla collera degli esuli cubani, possa essere considerata una delle cause del complotto che ha portato all’uccisione del Presidente Kennedy a Dallas.

Fine della crisi dei missili a Cuba

Il 28 ottobre, Kruscev annunciò alla radio la definitiva rimozione dei missili, in cambio di un impegno formale degli Usa a non invadere l’isola. I negoziati tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica misero in evidenza la necessità di una rapida, chiara e diretta linea di comunicazione riservata. Di conseguenza, venne realizzata la cosiddetta linea rossa Mosca-Washington. Oltre 30 anni più tardi diventerà pubblico un ulteriore impegno segreto: gli Stati Uniti avrebbero anche acconsentito a smantellare i missili nucleari Jupiter da Turchia, Italia e Gran Bretagna. Un impegno preso in quell’ottobre del 1962 dal presidente Kennedy, che verrà ucciso poco più di un anno dopo a Dallas, in circostanze rimaste in parte ancora da accertare.

Una fotografia all’inizio della crisi tra USA e Cuba

E’ il 3 gennaio 1961, Richard Avedon arriva in casa Kennedy a Palm Beach, in Florida. Lì installa il suo famoso fondale di carta bianca, carica le fotocamere Rolleiflex con pellicola 6X6, monta il treppiede e inizia a fotografare il presidente eletto, John F. Kennedy, e la sua giovane famiglia. Queste sarebbero diventate le uniche fotografie realizzate tra il momento delle elezioni e l’insediamento alla Casa Bianca. Sei delle immagini scattate apparirono nel numero di febbraio di Harper's Bazaar, presso il quale Avedon lavorava.
Le fotografie appaiono intense, tranquille; ma l'ambiente fuori dall'inquadratura doveva essere diverso. Kennedy stava lavorando al suo discorso d’inaugurazione, mentre l'amministrazione Eisenhower chiamava in continuazione la casa per fornire aggiornamenti, perché il 3 gennaio 1961 gli Stati Uniti avevano rotto le relazioni diplomatiche con Cuba.
Avedon riconobbe al neo presidente un controllo mentale incredibile: “Dettava di continuo alla sua segretaria, si faceva fotografare, poi riprendeva il suo discorso da dove l’aveva lasciato”. Ma tutta l’attività in quella casa doveva essere febbricitante: c’era chi avrebbe acconciato i capelli di Jackie, il sarto per il suo vestito, uomini dei servizi segreti ovunque, i due figli dei Kennedy a preoccupare un po’ tutti. Avedon riuscì a distinguersi anche in quei momenti: cancellando tutto il rumore, trovando anche dei momenti privilegiati per ritrarre una famiglia che cambierà il mondo e pure la propria esistenza.

Il fotografo Alberto Korda

Alberto Korda nasce a L'Avana il 14 settembre 1928. E’ divenuto famoso per la sua foto Guerrillero Heroico, una delle immagini più riprodotte di Ernesto Che Guevara e una delle foto più diffuse in assoluto.
Korda, il cui vero nome era Alberto Diaz Gutierrez, fotografava anche la moda, ed era particolarmente abile nell’uso della luce naturale.
Ma veniamo a una curiosità, perché si faceva chiamare Korda? Per ragioni commerciali. A Cuba Gutiérrez è molto comune e Korda sembrava essere l’ideale, anche per via della similitudine con le pellicole Kodak.
Korda amava dire: "Se non fosse per la Fotografia sarei solo un uomo".

Il fotografo Richard Avedon

Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.

Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".

Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.

Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.

Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.

In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West.
Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.

(Fonte Avedon Foundation)

Le fotografie

Alberto Korda, Cuba anni ‘60
John F. Kennedy and Jackie Kennedy by Richard Avedon, 1961.

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