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UN FIORE DI PROTESTA

Abbiamo pubblicato altre volte l’immagine della ragazza che offre un fiore ai soldati, quella di Marc Riboud. Lo facciamo ancora, per il valore simbolico che acquisisce oggi, visti i venti di guerra che incombono ovunque. E’ l’1 ottobre 1967: più di 100.000 dimostranti si radunano a Washington per manifestare al Lincoln Memorial contro la guerra del Vietnam. I partecipanti organizzano una marcia non autorizzata verso il Pentagono che dà luogo a scontri con i soldati che proteggono l'edificio.

La studentessa Jan Rose Kasmir, 17 anni, sta con un crisantemo in mano, di fronte alla Guardia Nazionale schierata per tenere lontani i manifestanti dal Pentagono, quartier generale del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti. Kasmir e altri protestavano contro la guerra in Vietnam. La studentessa in seguito ricordò di aver realizzato in quel momento quanto fossero giovani i soldati che aveva di fronte. Nessuno di loro ha stabilito un contatto visivo, ma il fotografo Marc Riboud in seguito le ha detto di aver notato le guardie tremare, forse temendo che qualcuno gli ordinasse di sparare sui manifestanti. Kasmir ha detto: «È stato solo quando ho visto l'impatto di questa fotografia che ho capito che non si trattava solo di una follia momentanea. Stavo difendendo qualcosa d’importante».

Quest'immagine all'epoca ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo della lotta alla guerra del Vietnam e del movimento non-violento per la pace.

Marc Riboud, la fotografia del fiore

Riboud non fotografa solo Jan Rose Kasmir, la manifestante diciassettenne arrivata dal Maryland, ma anche il simbolo che rappresenta, l’intensità del gesto politico e rivoluzionario. La potenza di quell’immagine ha il potere di far riflettere sulle contraddizioni del mondo e della guerra: tra la tenerezza amorevole del fiore e la durezza dei fucili spianati. Al fotografo non sono però sfuggite le sfumature, perché pare che i soldati fossero più spaventati di Kasmir dietro le loro baionette.

Marc Riboud, note di vita

Marc Riboud, quinto di sette figli, nasce a Lione il 24 giugno 1923, da una famiglia solida economicamente (il padre era banchiere, appassionato di fotografia e di viaggi), mossa da una forte tradizione culturale.
In occasione del suo quattordicesimo compleanno, Marc riceve in dono la West-Pocket Kodak che il padre aveva usato durante la Grande Guerra. Due anni più tardi, gli viene affidata una Leica del 1935.
Lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale lo vede nella resistenza. Alla fine della guerra, dal 1945 al 1948, studia ingegneria presso l'Ecole Centrale di Lione, e fino al 1951 lavora come ingegnere in una fabbrica di quella città. Dopo aver preso una settimana di vacanza per fotografare il Festival di Lione, decide di lasciare il lavoro per dedicarsi unicamente alla fotografia.

Diviene fotografo free-lance a Lione e nella Francia meridionale e orientale; nel 1952 si trasferisce a Parigi dove incontra Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, fondatori della Magnum Photos, ai quali mostra le sue fotografie. Entra a far parte della famosa agenzia.

La rivista Life, pubblica la sua foto “Allegramente sulla Torre Eiffel”, dove un uomo che ridipinge la famosa struttura, si pone come un allegro ballerino arroccato tra i tralicci della torre.
Pubblicherà anche su Harper's Bazaar, sul Pycture Post, su Paris Match.

Nel 1963, compie un viaggio a Cuba dove incontra Fidel Castro. Dal 1968 al 1976 realizza diversi reportage sul Sud e Nord Vietnam, documentando le atrocità di guerra su entrambi i fronti (incontra Ho Chi-minh e Pham Van Dong); viaggia in Asia, Africa, India, Nepal, Cina, Unione Sovietica, Stati Uniti e Giappone. 
Le sue fotografie vengono pubblicate da numerose riviste, fra cui Geo, National Geographic, Paris-Match, Stern.

Marc Riboud è un uomo sensibile, simpatico, umano, sempre propenso ad aprire i rapporti con gli altri. Le sue immagini (molte derivate dai numerosi viaggi per il mondo) rivelano un gusto compositivo classico, armonico, formale; la fotografia diviene strumento di un'analisi approfondita del reale, attraverso il quale vengono filtrate culture e tradizioni. Marc Riboud ha sempre considerato il suo lavoro di fotografo con molta serietà. Ecco cosa ha detto:
«Sarebbe bene che noi fotografi non ci prendessimo troppo sul serio!... Fotografare è fin troppo facile: saper guardare e vedere, invece, è molto più difficile, in quanto non si tratta di un riflesso condizionato, ma è frutto di un serio lavoro di apprendimento. La disciplina è altrettanto importante della spontaneità e della sensibilità... La fotografia non deve convincere, la fotografia non è certo in grado di cambiare il mondo, ma può mostrare il mondo, soprattutto quando sta mutando... Fotografare significa accettare l'imprevisto, la sorpresa: ma per cogliere questo aspetto della realtà bisogna avere una grande passione, direi l'ossessione di osservare instancabilmente la realtà ... Se l'amore per la vita si attenua, anche le fotografie si fanno sbiadite, perché fotografare significa assaporare la vita, ogni istante, intensamente!».

Le fotografie

Marc Riboud. La Guardia nazionale americana difende l'edificio del Pentagono durante la Marcia per la pace in Vietnam attorno al Pentagono. Arlington, Virginia, Stati Uniti. 21 ottobre 1967.
Marc Riboud. Una giovane ragazza americana, Jan Rose Kasmir, affronta la Guardia Nazionale americana fuori dal Pentagono durante la marcia contro la guerra in Vietnam nel 1967. Questa marcia ha contribuito a rivolgere l'opinione pubblica contro la guerra degli Stati Uniti.

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